Il tempo è il migliore amico del tempo. Una transitorietà che impegna il Consorzio del Chianti Classico, fondato nel 1924, da 100 anni. Auguri per questo importante traguardo! Il primo di tanti festeggiamenti è in corso in questi giorni alla Leopolda di Firenze, location scelta anche quest’anno per ospitare la Chianti Collection, un’immensa degustazione i vini prodotti nelle ultime annate. In degustazione ben 773 etichette di 211 aziende. Sotto la lente i vini della 2022, 2021, 2020 e 2019 – e in numero decisamente inferiore quelli di annate più vecchie.
Occasione perfetta per presentare lo stato di salute della denominazione, che conta 71mila ettari di superficie di cui 9800 dedicati alla vite – il 60% è destinato alla produzione del Chianti Classico, che all’estero si posiziona sempre meglio e più in alto. Nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando e l’incertezza dei mercati. L’USA resta il punto di riferimento, oltre 1/3 della produzione viene ritirata qui. Ma il successo del Chianti Classico lo si misura anche osservando il prezzo medio del vino, cresciuto del 7% rispetto al 2022 e del 13% rispetto all’anno precedente.
La creazione di questo valore nasce a Radda, dall’incontro di 33 produttori e la loro volontà di tutelare il loro vino, prodotto in un perimetro delimitato dalla qualità delle uve – perimetro già trascritto nel Bando di Cosimo III de’ Medici del 1716. Nasceva così, il 14 maggio del ’24, il Consorzio, che dopo 8 anni riesce ad ottenere l’aggiunta del prezioso aggettivo “Classico” dopo “Chianti”. Un marketing territoriale vincente, cui si è aggiunta la figura del Gallo Nero, che simboleggia la storia di questa parte di Toscana.
Tra le ultime iniziative che hanno influenzato la crescita di questa Docg ci sono altri due aspetti: l’introduzione della Grande Selezione e delle UGA. Il primo rappresenta l’apice qualitativo (il vino è prodotto nei vigneti più vocati e prevede un affinamento minimo di 30 mesi). Produzioni di eccellenza, che a distanza di dieci anni iniziano ad essere riconosciute nel mercato – con uno stacco dei prezzi rispetto al Chianti Classico Docg tout court importante (anche del 90% in certi casi). Il secondo punto è di fatto uno strumento di comunicazione impattante, la mappatura del territorio di produzione ha portato a individuare 11 diverse zone alias Unità Geografiche Aggiuntive (San Casciano, Panzano, Greve, Montefiorale, Lamole, San Donato in Poggio, Castellina, Radda, Gialle, Vagliagli e Castelnuovo Berardenga) che i produttori possono rivendicare in etichetta, fornendo così un’informazione in più al consumatore.
Questa corsa al posizionamento valoriale, che non vede punti di arresto, passa dall’assaggio dei vini. Nel 2022, nonostante le difficoltà dell’annata troviamo vini di difficile lettura oggi per via di una matrice tannica importante, ma non privi di acidità, buono il potenziale di invecchiamento. Decisamente meglio i 2021 (sopratutto le Riserva), vini più distesi, ma non privi di energia e apertura al frutto, gli acme gustativi migliori li troviamo nelle Grandi Selezione 2019. Etichette consigliate: Chianti Classico 2022 Capaccioli, Chianti Classico 2022 Riecine, Chianti Classico 2021 Calcamura, Chianti Classico 2021 I Fabbri, Chianti Classico Vigneto Il Poggio Gran Selezione 2019 Castello di Monsanto.