Fratello e Sorella
18 Ottobre 2022Into White
18 Ottobre 2022Il carovita
Il rapporto della Caritas segnala uno stato di emergenza: in sei casi su dieci l’indigenza si tramanda come una condanna L’energia trascina sempre più famiglie nel bisogno, aumentano le diseguaglianze. La Cei: “Il governo confermi l’impegno”
ROMA — Una povertà che si eredita in sei casi su dieci, si tramanda di padre in figlio come fosse una condanna: ci vogliono cinque generazioni per risalire dal “pavimento appiccicoso” dell’indigenza, contro le 4,5 della media Ocse. Una povertà che si cronicizza, al massimo di sempre in Italia, nonostante tre anni di Reddito di cittadinanza: 5,6 milioni di poveri assoluti (9,4%), si arriva a quasi 15 milioni includendo anche i poveri relativi (a rischio di esclusione sociale: 11,1%). Una povertà energetica che si aggiunge al resto: si scivola nel bisogno sempre più per una bolletta, visto che l’inflazione impatta in modo diseguale e picchia quattro punti di più sui poveri rispetto ai benestanti (+11,6% contro +7,6 nei dati Istat).
Il povero — scrive Caritas Italiana, nel suo XXI Rapporto sulla povertà — si rivela come l’“anello debole” di una catena che non si riesce a spezzare. Caritas denuncia il ritorno dell’“aporafobia”, la paura del povero, l’intolleranza, la discriminazione dopo l’empatia nei mesi duri della pandemia. E ribadisce anche che il Reddito di cittadinanza così com’è non va, perché finisce solo al 44% dei poveri assoluti. «La povertà morde, il Reddito può essere aggiustato — dice il presidente della Cei Matteo Zuppi — ma il governo mantenga questo impegno in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura e rischia di generare più povertà in quelle fasce dove si oscilla nella sopravvivenza». Nel 2021 la Caritas — nei suoi 2.797 centri in 192 diocesi — ha supportato 228 mila persone, il 7,7% in più del 2020 pandemico e addirittura il 18,7% del 2019 pre-pandemico, erogando quasi 15 milioni di euro in varie forme di intervento. «L’anno 2022 è ancora in corso, ma i dati raccolti a oggi non preludono ad un ridimensionamento della povertà, tutt’altro», si legge nel rapporto. «Da gennaio il numero delle persone seguite ha superato il totale di quelle aiutate durante l’intero anno 2019». Le cause per Caritas sono chiare: «Strascichi di pandemia, stagnazione economica, inflazione, prezzi di gas e luce fuori controllo, aumento dei tassi di interesse sui mutui».
Se poi nel 2020 i nuovi poveri —una fetta sempre molto ampia degli utenti Caritas pari al 42% — crescevano soprattutto al Nord più colpito dalla pandemia in un primo tempo, nel 2021 crescono soprattutto al Sud. Nell’80% dei casi si tratta di povertà economica, seguono i problemi con il lavoro, la casa, la salute. Metà di chi bussa alla porta della Caritas cerca una prima o nuova occupazione. Ma un quarto ha un lavoro poveroche non basta a sopravvivere. Preoccupa poi la “fluidità” di quanti oscillano dentro e fuori lo stato di bisogno: famiglie definite “dall’elastico corto” che anche nelle fasi più favorevoli si collocano appena sopra la soglia di povertà e dopo ci ricadono. Sette famiglie povere su dieci hanno figli piccoli.
C’è poi l’inflazione che mette all’angolo sempre più persone, anche del ceto medio. Un monitoraggio appena partito della Caritas su 218 diocesi in tutta Italia — e non incluso nel Rapporto — rivela che rispetto alla prima metà dell’anno, dall’estate in poi si riscontra nel 78% dei centri di ascolto un aumento delle richieste di pagare le bollette (in un terzo dei casi si tratta di un forte aumento di domande). In 23 diocesi su 30 chi chiede un aiuto sulle bollette lo fa perché gli importi delle utenze sono saliti e quasi sempre di molto, fino a diventare insostenibili. Il caso della diocesi di Potenza è emblematico. Il 41% dei “nuovi poveri”, persone che non si erano mai rivolte alla Caritas prima, lo ha fatto nel primo semestre di quest’anno proprio per problemi a saldare le bollette. Se nel 2021 il pagamento delle utenze rappresentava la metà delle domande di aiuto economico, quest’anno siamo al 63%.
L’inflazione è l’ultimo — drammatico — colpo sulla povertà in Italia. «La creazione di una serie consecutiva di anelli deboli nel tempo possono portare a situazioni spesso irreversibili di cronicità, dobbiamo impedirlo», dice don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana. «Ci preoccupa la povertà ereditaria e intergenerazionale e l’immobilismo sociale che ci paralizza » di fronte ai poveri. «Diamo loro invece — insiste il cardinal Zuppi — la possibilità di uscire da questa zona retrocessione».