La resistenza intelligente e progressista alla musica più biecamente mainstream, passa, come un fenomeno carsico, seminascosto, da suoni, artisti e iniziative che si attestano su frontiere inattaccabili. Si nutre di ricerca, in una lucida sopravvivenza che sta fuori dai moduli imposti con i grandi numeri. Nella grandissima maggioranza dei casi per queste musiche estranee al mercato, la disattenzione e la tendenza a ignorare da parte dei media sono il pane quotidiano e dunque i baluardi, le vie alternative vanno rintracciati, inseguiti, laddove il termine “avanguardia” non costituisce una minaccia o un precipizio da riserva indiana.
Nelle prossime settimane, ad esempio, tra Bologna e Modena si rinnova il gioco di appuntamenti e appostamenti di Angelica, festival giunto alla 35esima annualità, che per il 2025 indica un titolo invitante, Il peso del fuoco: dal 30 aprile al 31 maggio un percorso di rimpalli, artifici, seduzioni ardite per una storia ormai adulta, che non ha mai sconfessato le sue origini, quel desiderio bruciante degli organizzatori, e del pubblico, digerito anche dagli amministratori locali, per indagare oltre la zona franca dell’avanguardia più ufficiale e consolidata. Angelica, un contenitore che dispone al meglio fin dalla sua denominazione, in tanti anni ha ospitato praticamente tutti i numi tutelari della musica di innovazione, spesso con l’ausilio delle commissioni specifiche: Karlheinz Stockhausen, per segnalare uno dei casi più eclatanti, portò ed eseguì da Angelica la sua ultima composizione, per elettronica, Cosmic pulses. Era il 2007, pochi mesi prima di morire. Riassumere i rapporti con gli artisti più rappresentativi e coraggiosi – una panoramica completa si trova sul sito – di quella generazione sarebbe lunghissimo, come l’avventura parallela delle produzioni discografiche: Angelica ha licenziato già 59 volumi, e la marcia continua, altri due sono annunciati per i prossimi mesi.
Certo, si tratta di piccoli numeri, semi isolati e periferici, ma pervicaci, che si trasmettono anche oltre il circolo degli specialisti e degli onnivori, che certi materiali devono andarseli a cercare come un rabdomante. I concerti che manderanno a spasso i curiosi di Angelica 35 toccano più tasti, una sorta di tapis roulant virtuoso dove trasportare artisti che qui si vedono di rado: Charlemagne Palestine e Rhys Chatham per la vecchia guardia, Ava Mendoza tra i giovani spiriti emergenti e il progetto, in prima assoluta, MilesDavisQuintetOrchestra, i fiori all’occhiello tra una ventina di proposte.
Ricordando che la direzione della Biennale Musica di Venezia è appena stata affidata a un’artista nuova e capace, la 34enne Caterina Barbieri, cresciuta proprio tra elettronica, techno e drone music, chiamata per agire tra le istituzioni con un ruolo di custode dei linguaggi ufficiali, ma anche per influenzarli con le tendenze più aperte, ecco la sensazione che aria fresca possa tornare a circolare, persino in scuole e conservatori a rischio di chiusura ermetica rispetto all’esterno.
L’elettronica, non quella stracciona che impera nelle discoteche di serie B, è il modo ideale per osservare dall’oblò dei cambiamenti: un marchio tra i più meritevoli per coerenza e contenuti è quello di Inner spaces, serie di performance giunta alla 13esima edizione, dedicata alle diverse nuance della musica elettronica, innervata da visual e computer graphic. Con sede nell’auditorium San Fedele a Milano, che consente una sofisticata fruizione d’ascolto di qualità sopraffina, Inner spaces (Radici e diramazioni) ha convocato sinora solisti e teorici del suono di sperimentazione, una miniera di differenze con cui offrire lo specchio di un terreno frastagliassimo, cui le macchine hanno aggiunto via via varie opportunità. Nelle due ultime serate, prima del segmento autunnale, saranno di scena nomi di culto: Melia Roger e Sven Helbig (28/4) e Mark Fell (12/5).
Anche la carta stampata, che da Cenerentola nella comunicazione della musica di oggi annaspa, prova a dare voce, equilibrio alle diverse espressioni in campo. È il caso di «Haze» (haze-auditoriumedizioni.it), quadrimestrale reperibile in libreria: tra le pagine del quarto numero, appena pubblicato, convivono esseri molto eccentrici e da latitudini disparate.
Con la vocazione di avvicinare i mondi e ammettere specie aliene, ecco susseguirsi saggi su Oliver Lake ed Hector Zazou, sulla definizione del rumore o sulla improvvisazione radicale e in apertura un’illuminante Breve storia della musica elettronica dal vivo. Come in cucina, anche nella musica, è possibile evitare il tossico e il malsano. Basta volerlo, basta ascoltarlo.