La via verso la pace di Pechino ha dodici punti in bozza: tra questi, l’abbandono della “mentalità da Guerra fredda e il ritorno al dialogo”, ma a un tavolo per le trattative riconosciuto sia da Kiev che da Mosca, da tenere “al momento opportuno”, per una rapida soluzione del conflitto. Da Xi il presidente russo ha anche discusso della tregua olimpica per gli imminenti giochi di Parigi: Zelensky non ci crede, “iniziative così con Putin non funzionano”. Dopo aver proposto l’invio di truppe Nato al fianco di Kiev, invece sconvolge gli alleati il presidente francese Macron, che invita i rappresentanti russi il 6 giugno per celebrare l’80° anniversario del D-day, lo sbarco di quella Seconda mondiale che tanto piace ricordare al presidente russo per il sacrificio di Mosca, all’epoca. “Siamo stati ingannati, dobbiamo capire di chi possiamo fidarci”, Putin nel terzo anno di guerra torna a ricordare le bozze del documento siglato a Istanbul nel 2022, trattative poi abbandonate dopo le rassicurazioni occidentali (in particolare fornite dell’allora premier britannico Boris Johnson) agli ucraini. Allora erano passate solo poche settimane di un conflitto che ora si protrae da oltre due anni e quella bozza prevedeva garanzie sulla sicurezza fornite da diversi Paesi, tra cui l’Italia. Al summit della pace che si terrà tra circa un mese in Svizzera, ma senza funzionari russi, non invitati, l’Ucraina richiede la presenza del presidente turco Erdogan: lo ha invitato il presidente del Parlamento ucraino Ruslan Stefanchuk in visita ad Ankara. Resta scettico Zelensky: “Gli alleati vogliono la nostra vittoria senza sconfitta della Russia, che potrebbe avere conseguenze geopolitiche”. Dopo le numerose promesse agli Usa di usare armamenti solo su territorio ucraino, ha rivendicato che non si può vietare di colpire la Russia: “Fa parte della difesa”. Dopo l’approvazione della nuova legge sul servizio militare, l’Ucraina è propensa a ricorrere ai prigionieri, come ha già fatto la Federazione russa: 4.500 detenuti sono pronti a raggiungere il fronte in cambio della libertà condizionata mentre i soldati russi premono alle porte di Kharkiv. L’ambizione non è conquistarla, ha assicurato Putin, ma creare una zona di sicurezza e frenare gli attacchi alle regioni a ridosso del confine; “quello che succede a Kharkiv è colpa loro, hanno bombardato e ri-bombardato” ha detto ai giornalisti in conferenza a Harbin, Cina. Putin si dice pronto alla pace, ma lo è evidentemente pure alla guerra a oltranza: le spese per la Difesa, che superano già l’8%, possono ancora aumentare, “la capacità di bilancio lo rende possibile”.
“L’amicizia senza limiti” con il Dragone, cosi definita dal leader russo nel 2022 a ridosso dell’invasione, anche se è sbilanciata a favore di Pechino, durante le celebrazioni del 75° anniversario delle relazioni diplomatiche sino-russe, sembra sempre lì. Fratture o crepe, tra abbracci e strette di mano dei due leader, non sono visibili. Quella commerciale e politica tra Mosca e Pechino sembra una relazione dual use, come la tecnologia civile, ma anche militare, che la Cina ha promesso all’Ue di non concedere più all’amico che siede al Cremlino.