Al Saloncino della Pergola lo spettacolo con Massimo Reale ( 23 e 24 marzo)
di Barbara Gabbrielli
Spogliato dei colori della contrada per la quale ha corso, ma con la gara ancora impressa nel corpo e nella mente, un fantino racconta il Palio che non ha vinto. Grida, si giustifica, attacca, incita con briglie invisibili, mima spericolate manovre equestri, si perde in versioni sempre nuove di come sono andati i fatti e alla fine appare per quel che è: un uomo incapace di assumersi le proprie responsabilità, che si affanna come può a trovare narrazioni alternative alla verità. Il Saloncino Paolo Poli della Pergola si trasforma nella cantina in cui è tenuto prigioniero Andrea Rampaldi detto “Il Boia”, protagonista del monologo “L’uomo sottile” del drammaturgo senese Sergio Pierattini che, utilizzando il mondo a lui familiare delle contrade, spinge a una riflessione più profonda sulla contemporaneità. Con la regia di Manuela Mandracchia, prodotto da Spazi d’arte associazione culturale, lo spettacolo andrà in scena il 23 (ore 21) e il 24 marzo (ore 18,30).
Sul palco, il fantino avrà le fattezze di Massimo Reale, attore, sceneggiatore e psicologo gestaltico, che dal 27 marzo rivedremo in tv, nei panni dell’anatomopatologo Alberto Fumagalli, per la quinta stagione della serie Rai 2 “Rocco Schiavone”. Reale, fiorentino di madre senese, non è estraneo alle emozioni e alle dinamiche che si scatenano durante una corsa di cavalli. Da fantino dilettante, “ gentleman rider” per l’esattezza, ha gareggiato in oltre 350 occasioni. Da autore ha scritto i testi del libro fotografico di Marco Delogu, “ I trenta assassini”, dedicato ai fantini che si sfidano su Piazza del Campo.
« Quello del Palio di Siena è un mondo tanto affascinante quanto difficile da avvicinare» spiega l’attore. «Le contrade sono modelli di socialità e di solidarietà. Ma i fantini, venerati e al tempo stesso odiati, sono gli “stranieri” al servizio di chi paga meglio, pronti a tradire pur di favorire chi offre loro di più». È andata così anche per “Il Boia”. Il Palio è finito male perché lui non ha ostacolatocome avrebbe dovuto fare la contrada avversaria. Per questo si ritrova legato in cantina: dovrà spiegare che cosa è accaduto e perché, e quanto ha guadagnato. È consapevole che solo quando confesserà la propria colpa, riuscirà a ottenere la libertà, ma è la sua stessa natura di fantino e di uomo a complicare le cose. Sincero mentitore di sé stesso, fornisce ogni volta una versione dei fatti. Sa essere ora suadente, ora aggressivo, persino amichevole a seconda dell’interlocutore, tra animate reazioni al solo ripensare alla corsa che divampa e che in pochi secondi si conclude. Quel che è fatto, è fatto. « Noi siamo proprio così » ha detto Jonatan Bartoletti, il mitico Scompiglio, dopo aver visto la pièce. Alla Pergola, prima che tutto inizi, l’archivista Giovanni Mazzini, cronista ufficiale del Palio di Siena, aiuterà i neofiti a immergersi nell’atmosfera unica della gara e nella psicologia del fantino. Ma “ L’Uomo Sottile” non è uno spettacolo solo su questo. È un testo in cui rispecchiarsi e scoprirsi, combattuti tra valori e mediocrità, sempre più simili a fantinipronti alla mossa. «Pierattini affronta in maniera originale i temi della colpa e della menzogna. Parla del mondo di oggi, in cui si preferisce sostituire la verità con letture ambigue e strumentali dei fatti, ammettendo solo parzialmente le proprie responsabilità. Come quando si afferma, per esempio, che la guerra non è guerra ma è una missione di pace » dice ancora Reale. Alla fine, come tutti i mentitori, anche “ Il Boia” è convinto di dire la verità. Così smette di essere solo un fantino e diventa una metafora della società.