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Oggi, tramite un articolo, sono stati anticipati i contenuti del nuovo Piano Strutturale. Quindici capitoli tematici, ciascuno dedicato a una “città nella città”: ecologica, culturale, della salute, del sapere, della produzione, del turismo, dello sport, della musica. È un quadro ampio, che tenta di restituire la complessità di Siena e di offrire una visione per il futuro.
Non metto in discussione i temi scelti. Molti sono condivisibili e necessari. Ma proprio per questo è ancora più evidente ciò che manca: una strategia. Ed è una mancanza che pesa.
Il difetto è noto: l’enunciazione senza percorso. Un piano non è un elenco di intenzioni, ma uno strumento tecnico-politico che guida trasformazioni urbane, territoriali e sociali. Per questo serve una base solida: dati, analisi, una diagnosi della città reale. Dove stiamo andando? Quali risorse abbiamo? Cosa serve affrontare con urgenza?
Senza un quadro conoscitivo, ogni proposta – anche la più nobile – resta una dichiarazione astratta. Non si può pianificare senza partire dai problemi reali: dallo spopolamento, dalla crisi dell’abitare, dalle sfide ambientali, dai vuoti urbani, dalla fragilità del tessuto economico.
A tutto questo si aggiunge un altro nodo: il coinvolgimento della città. Il Piano Strutturale non può essere scritto da pochi e poi mostrato a gioco fatto. Deve nascere da un confronto serio con chi vive, lavora, studia e produce in città. Serve un processo pubblico, aperto e strutturato, non semplici momenti informativi. Solo così si costruisce legittimità e si garantisce durata e coerenza alle scelte.
Manca inoltre una scala di priorità. I quindici capitoli sono messi tutti sullo stesso piano, ma non tutto è ugualmente urgente né realizzabile allo stesso modo. Un buon piano deve scegliere, selezionare, dare un ordine alle azioni. Altrimenti il rischio è l’indistinzione, dove ogni ambito perde forza.
C’è poi un elemento strategico che oggi è quasi del tutto assente dal dibattito: il rapporto tra Siena e il suo territorio. È proprio in questa relazione che si gioca una parte decisiva del futuro della città. Siena non può pensare se stessa come un sistema isolato: ha bisogno di ridefinire il legame con le aree interne, con la rete dei servizi, con le funzioni produttive, formative e ambientali del suo contesto più ampio. Il Piano Strutturale dovrebbe essere lo strumento per costruire questa alleanza strategica, e non per chiudersi in una logica autoreferenziale.
Il Piano può rappresentare un’occasione, ma senza metodo, senza partecipazione e senza una visione condivisa con il territorio, rischia di restare un esercizio retorico privo di effetti concreti.