A Palazzo Vecchio 150 telefonate in 5 ore. In regione 10 mila resteranno a secco. Per gli altri una lunga trafila
di Ernesto Ferrara
Agli uffici del sociale di Palazzo Vecchio in viale De Amicis venerdì mattina i centralini esplodevano, 150 chiamate in 5 ore, decine di mail: «Scusate ho qui l’sms, c’è scritto che mi hanno tolto il Reddito di cittadinanza: ma io adesso che devo fare?». Qualcuno si è pure fiondato lì, trentenni, over 50, un assalto di “esodati” del Reddito di cittadinanza (Rdc) in preda a panico e disperazione, coi dirigenti e funzionari comunali che provavano a reggere l’urto, a spiegare cosa fare. Più o meno le stesse scene a Livorno, a Massa, a Pisa, e non solo negli uffici sociali del Comuni ma ai centri per l’impiego, nelle sedi Inps, agli sportelli dei sindacati, nelle parrocchie. In Toscana quel messaggino dell’Inps lo hanno ricevuto almeno 43 mila persone, 22 mila nuclei familiari, quelli che secondo le tabelle di giugno dell’Inps usufruivano del sussidio. L’Irpet sul 2023 ne ha stimati anche di più, 53 mila nuclei e 108 mila persone. Circa 2.800 famiglie a Firenze, 5-6 mila persone secondo quanto risulta a Palazzo Vecchio. Una media di poco più di 500 euro al mese, era l’aiuto voluto dai vecchi governi 5 Stelle, spazzato via dalla destra al governo. Ma quel che è peggio è il limbo che comincia ora. Molti ex percettori di Rdc ( il 40% del totale, circa 17 mila persone), cioè i soggetti ritenuti fragili (con disabilità in famiglia e over 60, Isee sotto 9.360 euro), dovranno essere sottoposti a nuove valutazioni per riavere la forma di sussidio alternativo introdotta dal governo. E saranno i servizi sociali dei Comuni a trovarsi in prima linea, queste valutazioni spetteranno a loro. Per le grosse città è un guaio: gli uffici sociali di Palazzo Vecchio hanno 20 mila cartelline già aperte su altrettante persone in carico e adesso con gli uffici mezzi in ferie e senza rinforzi dovranno esaminare qualcosa come 8- 900 persone per far sapere all’Inps se davvero sono fragili o no e se dunque potranno continuare a prendere il sostituto del Reddito, che si chiamerà “assegno per l’inclusione”. Per altri 17 mila ex percettori del Reddito toscani, un altro 40%, trafila diversa e criticità se possibile maggiori: dovranno andare a bussare ai centri per l’impiego perché ritenuti abili al lavoro (hanno tra 18 e 59 anni e Isee fino 6 mila euro) e inadatti al Rdc. Per loro agosto- settembre a secco: se entreranno nel percorsodei centri impiego riceveranno dai prossimi mesi un altro strumento sostitutivo del Rdc, l’assegno di attivazione, ma non subito. Anche loro hanno però ricevuto il messaggino e stanno andando a bussare agli uffici sociali. Del resto tanti di loro sono 58-59 enni che ad entrare nel mercato del lavoro farebbero una fatica enorme, e altrettante sono persone con problemi di marginalità. Tanti adesso chiederanno di essere rivalutati dagli assistenti sociali, temono i Comuni. Poi c’è chi rimane fuori del tutto: nè inclusione nè percorso ai centri impiego, almeno 8 mila persone, 5 mila famiglie. « Assurdo liquidarle così, il governo lotta contro i poveri non contro la povertà» attacca dal Pd toscano Diego Blasi. « La Meloni pensa di farle così le riforme? Io non discuto che si debba accompagnare le persone al lavoro ma queste modalità sono barbare e lasciano il cerino in mano ai Comuni. Così il governo fa esplodere una vera bomba sociale» tuona l’assessora al sociale di Firenze Sara Funaro.