
IL CAVALLO E LA CURA
30 Aprile 2025
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30 Aprile 2025Il risiko bancario infiamma Piazza Affari e apre un nuovo, decisivo capitolo nel riassetto del sistema finanziario italiano. Protagonista della svolta è Mediobanca, che ha lanciato un’offerta pubblica di scambio per acquisire Banca Generali. A guidare questa mossa è Alberto Nagel, amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, che punta a rafforzare la posizione della banca nella gestione patrimoniale e, allo stesso tempo, a difendersi dall’offensiva lanciata da Monte dei Paschi di Siena.
L’offerta prevede lo scambio di 1,7 azioni Mediobanca per ogni azione di Banca Generali, con un premio dell’11,4% rispetto ai valori di mercato precedenti all’annuncio. Se l’operazione andasse in porto, nascerebbe un gruppo da 210 miliardi di euro in attivi finanziari, 4,4 miliardi di ricavi annui e utili per 1,8 miliardi. Un colosso nel wealth management che renderebbe Mediobanca più simile a gruppi internazionali come UBS e Julius Baer. Ma il significato dell’operazione non è solo industriale: è anche strategico. In un colpo solo, Mediobanca prova a rafforzarsi e a rendersi meno appetibile per Mps, che da tempo ha avviato la propria scalata.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere. Il titolo Mediobanca ha guadagnato oltre il 5%, toccando i massimi storici, Banca Generali è salita dell’1,75% e anche Mps ha registrato un rialzo del 3,8%. Tuttavia, l’impennata di Mediobanca ha complicato i piani di Siena. L’offerta lanciata da Mps ora appare meno allettante: il prezzo delle azioni di Mediobanca ha superato il valore delle 2,3 azioni Mps offerte in cambio, creando uno scarto del 4,5%. Per colmare il divario e convincere gli azionisti, l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, potrebbe essere costretto a rilanciare, con un’operazione che potrebbe costare oltre un miliardo di euro in nuove azioni.
In questa complessa partita, un ruolo centrale lo gioca il gruppo Generali, che detiene oggi il 50,2% di Banca Generali. Accettando l’offerta di Mediobanca, riceverebbe in cambio il 6,5% del capitale della banca d’affari, con un vincolo di lock-up di dodici mesi che impedirebbe la vendita sul mercato. Tuttavia, nulla vieterebbe a Generali di cedere questo pacchetto “in blocco” a soggetti stabili, aprendo scenari di ingresso per gruppi come Unicredit o Intesa Sanpaolo.
Ma la questione si complica ulteriormente guardando alla governance. Il consiglio di amministrazione di Generali è composto in larga parte da membri indicati da Mediobanca: dieci su tredici. Questo potrebbe far emergere accuse di conflitto d’interessi e spingere alcuni soci, tra cui Caltagirone e la Fondazione Crt, a chiedere un’assemblea straordinaria per decidere collegialmente sulla cessione di Banca Generali. Il timore, da parte di chi si oppone, è che Mediobanca voglia imporre una decisione cruciale senza un reale confronto tra gli azionisti.
Le prossime settimane saranno quindi decisive. Il 16 giugno si terrà l’assemblea degli azionisti di Mediobanca per approvare o respingere l’acquisizione di Banca Generali. Sarà necessario il voto favorevole della maggioranza assoluta dei presenti. Subito dopo, partirà l’offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca: una mossa che rischia di diventare molto più complicata se il piano di Nagel sarà già stato approvato e avviato.
Nel frattempo, le grandi famiglie e i fondi d’investimento osservano con attenzione. I gruppi Caltagirone, Delfin (la holding degli eredi Del Vecchio) e la famiglia Benetton hanno già manifestato opposizione al piano Mediobanca e controllano insieme quasi il 30% del capitale. Le loro mosse, come quelle di soggetti istituzionali ancora silenziosi, potrebbero ribaltare gli equilibri all’ultimo momento.
Quello che è certo è che non si tratta solo di una normale operazione finanziaria. Il risiko bancario del 2025 è una partita che riguarda l’intero assetto del sistema bancario italiano. Ridefinisce poteri, alleanze e strategie, coinvolgendo non solo i protagonisti diretti ma anche il governo e gli organi di vigilanza. In gioco non ci sono solo le azioni di tre grandi gruppi, ma il futuro dell’architettura finanziaria del Paese. E la partita, a giudicare dai toni e dai movimenti in corso, è appena iniziata.