Il marziano e la certificazione
1 Marzo 2023Assoldato per la campagna elettorale
1 Marzo 2023di Pierluigi Piccini
Le preoccupazioni della Schlein, stando alla sua prima dichiarazione sembrano essere due: l’unità del partito e il dialogo con i cattolici. Che la tenuta complessiva del Pd possa subire al momento delle divisioni evidenti è a mio avviso improbabile, semmai è più facile una lenta fuoriuscita di singoli iscritti, con probabile approdo verso il centro. Iscritti che si domandano a cosa serva essere dentro un partito che negli ultimi anni ha avuto diverse difficoltà, quando poi a deciderne le sorti sono soggetti esterni. Quanto a un eventuale abbandono, la stessa situazione si sarebbe potuta creare anche nel caso della vittoria di Bonaccini con una emorragia, questa volta a sinistra. Ciò sta a significare che i problemi precongressuali sono rimasti tutti sul tappeto, con qualche ulteriore accentuazione. Ad esempio, un eventuale rapporto critico che si potrebbe creare tra il Pd della Schlein e i cattolici ha una avvisaglia nell’abbandono di Fioroni. Il Pd si regge traballando proprio dall’alleanza veltroniana, tra una componente cattolica ex democristiana e la parte rimanente del Pci post Bolognina. Se non si dovessero trovare dei punti di dialogo allora è in forse la stessa sopravvivenza del Partito democratico. Un dialogo sarebbe più facile se l’interlocutore fosse stato il presidente della Regione Emilia-Romagna. Su questi due fronti staremo a vedere, ma sul versante delle alleanze cosa potrebbe accadere? È evidente la rottura con Italia Viva e Renzi così come con l’altra faccia del Terzo Polo, Azione. Il Terzo Polo rafforza la sua volontà unitaria in vista delle elezioni europee e apre le braccia a quella parte neoliberale e centrista che difficilmente potrà convivere con le tesi della Schlein. La competizione, quindi, diventa tutta a sinistra e tutta con il movimento Cinque Stelle: Conte è stato esplicito a questo proposito. Un merito la vittoria della Schlein lo ha avuto: quello di essere chiaro l’obiettivo da raggiungere e per questo di aver riacceso dell’entusiasmo almeno in una parte degli iscritti e dei potenziali elettori. Il rischio è che per il raggiungimento delle finalità che si è dato il Pd post congressuale si faccia esso stesso movimento e che a causa di ciò la sinistra rimanga minoritaria. Ipotesi che radicherebbe ancora di più la destra al governo del Paese. Mi domando: ma in un panorama del genere cosa potrebbe succedere a livello locale in concomitanza delle elezioni amministrative, con un Pd senese ancora in cerca di alleanze? Se tanto ci da tanto, il rapporto con Scaramelli e Italia Viva dovrebbe diventare impossibile anche nel caso in cui quest’ultima dovesse, attraverso un percorso indiretto, arrivare al Pd passando per la mediazione del Castagnini. La Ferretti rimane troppo sul generico per quanto riguarda il perimetro delle alleanze e lascia più di un sospetto a riguardo negli elettori. Cinque Stelle difficilmente riuscirà a creare un minimo di presenza a Siena dopo l’esperienza del 2018, in ogni caso diventerebbe un concorrente con cui misurarsi. Per il mondo cattolico, ammesso che di questo si possa parlare in termini politici e solo per una parte di esso, il rapporto sarebbe “affidato” alla isolata Ferretti, più per le sue caratteristiche personali comuni a molti che per una vera e propria riflessione sulla presenza cattolica a Siena. Molto lontano è l’accordo con le componenti sociali che fu realizzato nel 1997: quella che doveva essere un’alleanza strategica si è trasformata, in breve tempo, in un accordo di potere cementato proprio per il modo di come è stato realizzato il Pd a Siena all’ombra del Monte. Di altro oggi avremmo bisogno per ricostruire un dialogo con il mondo religioso di fronte alle contraddizioni del contemporaneo, ma il confronto stenta a realizzarsi e rischia di ricadere nella visione semplicistica della gestione. A guardare, poi, la mappa dei soliti dirigenti del Pd che hanno aderito alla Schlein qui da noi quest’ultima più che la portatrice di un cambiamento da l’idea di una restauratrice. C’è una evidente confusione tra il vecchio e il nuovo: Bonaccini è anche visivamente un uomo del ‘900, perfino con la barba, in rappresentanza di una Regione realista; la Schlein di fatto è ciò di cui hanno bisogno i nuovi mondelli “atlantisti” che si leggono nel suo modo di essere: lontano dalle lotte sociali per il lavoro con prese di posizione che rasentano il credo su ambiente e minoranze.