paolo colonnello
Alle solite: di chi è la manina che ha diffuso via linkedin la bozza del Servizio del Bilancio del Senato con la bocciatura della riforma Calderoli sulle Autonomie, gettando scompiglio nella maggioranza e ansia nelle file leghiste? Il governatore Luca Zaia, per esempio, vorrebbe tanto saperlo.
Ha qualche idea, governatore?
«No. Ma siamo qua a parlare di una manciata di righe a commento dell’articolo 8 di questa legge che non si capisce bene chi abbia scritto. “Il signor Servizio di Bilancio” piacerebbe sapere chi è, almeno per confrontarsi con una persona in carne e ossa e metterla a discutere con i nostri accademici che hanno contribuito a scrivere la riforma e che dicono esattamente il contrario».
Si tratta di una bozza di una relazione di tecnici del Senato in fondo…
«Io credo che si sia sorpassato il limite della relazione tecnica: qui ci sono giudizi più politici che tecnici e la prova provata è che fior fiore di accademici e studiosi sostengono esattamente il contrario».
Ha sentito Calderoli?
«No, non l’ho sentito, ma c’è un comune pensare. Qui sovrano è il Parlamento e ci sono livelli istituzionali che vanno rispettati. Il primo è il capo dello Stato che ha esaminato e firmato il disegno, poi l governo che lo ha varato, e infine le Camere che lo dovranno ratificare. Mai visto in vita mia una relazione che si spinge a considerazioni gratuite. Io ho rispetto per il lavoro di tutti, ma se di lavoro professionale dobbiamo parlare, allora vorrei vedere da dove hanno tratto i dati su cui basano le loro considerazioni».
Queste Autonomie sembrano sempre a portata di mano e invece…
«Senta, che ci siano sacche ostili alle Autonomie sta nelle cose. Tutte le riforme rappresentano grandi cambiamenti sociali e culturali. Evidentemente c’è chi non crede a questa riforma e chi non la vuole, allora fa il piacere di candidarsi in Parlamento, farsi eleggere ed eventualmente votare contro, altro che nascondersi dietro relazioni tecniche».
Al di là dei sospetti e dei veleni, ci sono comunque norme che si possono migliorare?
«Spetterà al Parlamento farne una discussione. Ma vedere che una relazione si spinge così avanti fino a sentenziare che si tratta di riforma pericolosa, non è che mi ispiri a chissà quali migliorie… Magari scopriamo che l’ha scritta il premio Nobel della finanza e allora diremo: “Ci scusi, non avevamo capito niente”, ma almeno potremmo interloquire mettendo in campo i nostri professori».
Calderoli dice che se la riforma non passa si dimette dalla politica. Lei cosa farà?
«Io non faccio nessun annuncio: ho fatto il mio dovere da cittadino con un mandato dal popolo e il voto di due milioni e 270 mila veneti, il mio futuro e la mia reputazione li avevo messi sul piatto quando ho fatto i referendum. Le considerazioni finali le farò il giorno che la vedrò votata. Non è più nelle mie mani questa legge, e quello che potevano fare a livello regionale lo abbiamo fatto. Infatti siamo arrivati a un disegno di legge oggi in discussione in Parlamento».
Rivendicazione veneta?
«Sì, questo cambiamento di paradigma da Paese centralista a paese federalista avviene grazie al referendum veneto. Perché la legge che avevo fatto per andare al referendum, impugnata nel 2014 da Renzi, poi è stata sdoganata addirittura dalla Corte Costituzionale».
Certo che con questa maggioranza, se non passasse l’Autonomia sarebbe il colmo…
«L’accordo sull’Autonomia è uno dei pilastri di questa maggioranza, insieme al presidenzialismo e alcune altre riforme. Se non passasse verrebbe meno l’oggetto sociale della maggioranza. E oggi non ho nessuna ragione di pensare che con serietà non si affronti il tema».
Entriamo nel merito: secondo la bozza cresceranno le diseguaglianze…
«Se si va all’articolo 8 ci sono dieci righe, di questo stiamo discutendo, che cercano di mettere in dubbio l’impianto della legge: mi dica lei se non è un eccesso di zelo oltre il consentito… Comunque nell’unico documento che ho in mano c’è scritto: bozza provvisoria non verificata, maggio 2023, n. 52, servizio del bilancio».
Leggo: «Le regioni più povere, oppure quelle con bassi livelli di tributi erariali nel proprio territorio, potrebbero avere maggiori difficoltà finanziarie, e dunque ad acquisire, le funzioni aggiuntive». Non è così?
«Premesso che si chiama Autonomia differenziata, prevista per prima cosa dalla Costituzione, vedo con piacere che viene utilizzato un verbo al condizionale: che significa “potrebbero”? E poi se c’è una cosa cui non punta il disegno di legge sono le disparità».
Secondo il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, la riforma darà il colpo di grazia al Sistema sanitario nazionale.
«Ma queste sono tutte considerazioni che non hanno nulla a che vedere con una relazione tecnica che deve essere redatta dai tecnici del Senato. Con tutto il rispetto per tutti gli interlocutori, queste sono soltanto opinioni personali. Se vuoi fare una cosa credibile, raccogliamo tutti i pareri espressi fino ad oggi».
Scrivono: più povertà…
«Nel momento in cui si dice che questo disegno di legge crea povertà, dici che il capo dello Stato ha firmato un disegno di legge che crea povertà e non mi sembra rispettoso. L’ex presidente Napolitano diceva che l’Autonomia è una vera assunzione di responsabilità».
Sembra di capire che vi siano contrarietà trasversali a queste Autonomie. È così?
«Ormai si è divisi tra chi pensa che il contesto del centralismo medievale sia la soluzione per il Paese e chi invece pensa che il federalismo sia il nuovo Rinascimento. Dopodiché il Parlamento è sovrano ma nei libri di storia certo nessuno potrà scrivere che Luca Zaia non ha fatto il suo dovere».