Firenze. E ora le università americane vogliono andare in altre città
27 Luglio 2023NEWS
27 Luglio 2023di Pierluigi Piccini
Siamo in piena estate, fa caldo e tra un Palio e l’altro i senesi si vogliono godere, giustamente, un po’ di riposo e di svago. Ma non è responsabilità di nessuno se alcune notizie che riguardano Siena siano apparse da fonti diverse proprio in questi giorni. Vediamo quali sono: i conti in banca per le famiglie senesi sono in calo (-3,1%), mentre nella top ten delle città dove più alto è il costo della vita Siena è sesta (+7,5%, ovvero +1.691 euro su base annua). Quanto ai dati sul turismo, a metà estate nelle Terre di Siena aumentano le presenze ma non i fatturati. Altri dati penalizzano i giovani e donne, cui si aggiunge “la zavorra del calo delle nascite”. A mettere insieme queste notizie non c’è da stare allegri. Ma osserviamo nel dettaglio. Forte, di Fondazione Mps, dichiara: «I laureati non restano qui, l’offerta culturale è povera». Tradotto: la città non attrae, una volta laureati i giovani prendono altre strade che non sono Siena dove non c’è lavoro o, meglio, non ci sono adeguate prospettive di occupazione per le competenze dei neo laureati. Poi i giovani senesi, quali e non tutti preferiscono andare a studiare all’estero, e nella stragrande maggioranza ci rimangono. Il sistema Paese italiano attrae poco come quello locale, perfino per i lavoratori senza particolari titoli di studio. Siena per alcune attività diventa il luogo della professionalizzazione per essere poi abbandonata, uno dei motivi il costo della vita e dell’abitare elevati. E così la giacenza media in banca si restringe, attestandosi a 21.558 euro. Probabilmente su questo pesa anche il periodo del Covid, ma anche da quel lento e inesorabile impoverimento dovuto ad un restringimento delle fonti di reddito che hanno caratterizzato per lungo tempo Siena. Basterebbe solo fare una verifica di quanti posti di lavoro sono venuti meno in questi anni e con quanti e con quali sono stati sostituiti. Può il turismo da solo, con ciò che economicamente rappresenta, sostituire le mancanze reddituali e occupazionali che la città sta registrando? Direi di no. Deficit urbano che apparentemente non sembra essere presente in buona parte della provincia, più produttiva e dinamica del capoluogo, con numerose aziende di eccellenza dall’agricoltura, all’artigianato. Siena invece è in fase di ripiegamento, non solo di un sistema produttivo, ma anche economico e culturale: la città bancaria e universitaria, la città della ricerca e dell’arte si è fortemente indebolita: le rendite di posizione sono sempre più numerose (la sostituzione degli affittacamere con i b&b, ad esempio) e portatrici, in alcuni casi, di valori marginali sempre più esigui. Questa situazione disegna un mercato del lavoro di medio, basso livello che richiede, quando l’offerta riesce a soddisfare la domanda, una manodopera non sempre specializzata e non sempre locale. Il tutto definisce una trasformazione sociale profonda che ridisegna anche lo spazio urbano tra centro e periferia e tra i ceti sociali, con nuove divisioni che solo in parte ricalcano quelle che abbiamo conosciuto nel passato. Una analisi dettagliata, in questo senso, degli studenti delle scuole senesi ci permetterebbe meglio di capire ciò che di fatto sta avvenendo o potrebbe avvenire nel prossimo futuro. Paradossalmente Siena si trova, da tempo, in una situazione che sta trasformando molte altre città. Il problema è che non riesce a comprendere, fino in fondo, il momento in cui si trova e ad adeguare e finalizzare gli interventi necessari. La mancata comprensione e il non adeguamento, di fatto, la sta marginalizzando. L’economia è esplosa sul territorio. Questo tipo di economia, per essere forte e vincente, ha bisogno di essere sostenuta da una visione strategica generale, dal superamento della frammentazione dei singoli soggetti impegnati (siano essi pubblici o privati), da una progettazione non episodica (il Pnrr dello svuotamento dei polverosi cassetti non serve a nulla), ma complessiva; ad esempio: un progetto globale di riqualificazione urbana che ridefinisca la stessa configurazione sociale, un uso della ricerca applicata ai processi economici e una cultura dell’innovazione nei vari settori (cultura, pubblica amministrazione, gestione del territorio (Ztl), sanità, ecc.) che ammoderni strutturalmente il sistema. C’è, comunque, una condizione di fondo; che la volontà e le capacità superino la pigrizia dell’abitudine.