Crepet, una legge che vieti i social agli under 16 sarebbe quindi inutile?
Sì. Dobbiamo avere il coraggio di dire che il mondo è cambiato e ci dobbiamo adeguare. Escono, vanno in vacanza da soli e fanno serata da quattro anni: quello va bene e la Ferragni no? Non ha senso.
È una iniziativa di facciata?
Pour épater la bourgeoisie. È un modo per sollazzare la borghesia. Non si può ragionare solo di social network. E se lo si vuol fare, allora bisogna andare oltre.
Cioè?
Se è pericoloso per i ragazzi, lo è anche per la mamma e il papà che vi si rincoglioniscono allo stesso modo. È ormai evidente. Sono pratiche che hanno ricadute dal punto di vista cognitivo e relazionale disastrose. Certo, dietro a queste proposte c’è una preoccupazione. Ma di che tipo? Facciamo gli ingenui di proposito. I social sono nati con intenti opposti, per esporre le fidanzate in mutande e poi ricattarle. Non servono per leggere Leopardi. Non facciamo i puritani.
C’è però uno spazio di libertà…
Se la gente segue in milioni gli influencer, vuol dire che questa cultura nostra è diventata conservatrice, a destra come a sinistra. Se qualcuno mi dice di che colore devo mettere una maglietta e io lo faccio, in pratica sposo un certo tipo di indirizzo. Ed è stupefacente che ci sia chi crede di essere innovativo e rivoluzionario.
Però allora un freno serve, no?
Vietare non serve mai. I divieti sono fatti per far godere quelli che pensano che chi va contro un divieto sia rivoluzionario. Giordano Bruno non voleva andare contro un divieto, voleva affermare la propria libertà. In Svezia e in Gran Bretagna hanno vietato in classe la parte digitale. Non è un divieto cosmopolita bensì un modo per passare il tempo in maniera diversa. Poi se un bambino crescendo volesse usare Google in modo sano e con intelligenza, ben venga. Certo, nel frattempo Google sarà morto a vantaggio dell’Ai. Ci pensi: alla prossima maturità non sapremo chi ha scritto il tema, se il ragazzo o l’Intelligenza Artificiale. Queste tecnologie non si possono arginare.
Insomma, qual è il suo lascito sulla questione?
Che le culture non si fanno con le leggi ma con gli esempi. Non servono editti o obblighi, ma che ci siano genitori e docenti che chiudano il telefono.