Nelle città alloggi introvabili e prezzi alle stelle “È una corsa all’oro che lascia a terra i giovani”
ROMA — Una volta era così: San Lorenzo quartiere universitario. Ora è così: San Lorenzo quartiere dormitorio. Tra l’uno e l’altro, qui accanto alla Sapienza di Roma, c’è passato il dimezzamento degli affitti a lungo termine, il contagio dei b&b cresciuti in dieci anni da 100 a 500 solo in questa zona, l’esplosione dei prezzi delle stanze che superano i 500 euro a singola e la fuga fuori quartiere degli studenti (e delle famiglie). Una storia come tante, come ovunque. A Venezia, seduta su una sedia accanto al letto, di là una cucina che sembra un campeggio, Marta, 23 anni, racconta: «Per trovare questa piccola stanza ci ho messo sei mesi. Prima del Covid era una casa per turisti e tornerà a esserlo: i proprietari ci buttano fuori, guadagnano di più».
Eccolo qui, studenti contro turisti (o viceversa), il conflitto strisciante e sempre più rovente. La parte emersa sono le scritte lasciate sui muri: “Tourist go home”. E poi le inferriate strapiene di keylocks e i Russo, gli Esposito, i Galli che sui citofoni lasciano il posto ai Vatican apartments e le House for rent. La parte sommersa è una forza centrifuga che espelle studenti, lavoratori, residenti. Ci sono sempre meno case e sono sempre più care. Una ricerca di Cgil, Sunia e Udu ha raccolto la grande difficoltà del 62% dei fuorisede a trovare casa. Colpa, dicono gli analisti, di una domanda ormai fuori controllo — +27% — dei ragazzi (e di qualche lavoratore) alle porte del nuovo anno accademico. Colpa, aggiungono universitari e ricercatori, della mancanza di politiche abitative pubbliche difronte al dilagare di Airbnb.
«Studiare e abitare nella stessa città sta diventando un lusso», accusa Alessandro Bruscella, neo coordinatore dell’Unione degli universitari. E ha ragione se i costi delle stanze sono lievitati di un altro 7% a livello nazionale e la corsa non è ancora finita. Una singola costa 461 euro al mese, una doppia 266 euro. In media. Milano per esempio non è mai stata così cara: per un letto in zona universitaria servono 637 euro, ci sono annunci che arrivano a 750 euro. E come si fa? Fa, come dice l’Udu, chi può permetterselo. Perché i fuorisede sono 830mila, gli studentati pubblici hanno 50mila posti, nei campus privati una camera più servizi (palestra, terrazza) va da 800 a 1200 euro solo a Bologna. Con il Pnrr si faranno altri 60mila posti, avanti a tartaruga. Resta il libero mercato. Dove affittare ai turisti conviene due volte perché arrivano, pagano di più e se ne vanno senza che i padroni di casa abbiano incubi di morosità. Raccontano i proprietari di secondecase a Genova che il guadagno è tre o quattro volte superiore. E uno studio del 2023 del think tank Tortuga mostra come a un aumento dell’1% di annunci di Airbnb si lega un aumento del 5,7% degli affitti.
Sulle mappe i puntini che indicano le stanze da una notte sono diventati galassie. In Italia gli affitti brevi sono 620mila, erano 89mila dieci anni fa. Molto pochi rispetto ai 10 milioni di case sfitte contate dall’Istat, sostiene l’Associazione italiana gestori affitti brevi che afferma pure ci sia pochissima sovrapposizione tra il circuito studentesco di case e quello turistico. «Non è così», dicono gli universitari romani, «gli affitti brevi ci rubano le case». A Napoli ogni buco, persino i “bassi”, sono diventati letti da turisti, mentre il prezzo di una singola per studenti è cresciuto del 16%, come solo a Firenze. Nell’ex Palazzo Motta di via Toledo sono rimaste dieci famiglie, i b&b sono 23. Una corsa all’oro che lascia indietro i giovani. A Palermo ci sono stanze a 300 euro, senza lavatrice né riscaldamenti, con pozzi luce affacciati sui tubi. Antonino Muscarella, 23 anni, per un anno ha «viaggiato tutti i giorni tra Caccamo e Palermo per frequentare le lezioni a Matematica. Un incubo, non avevo altra scelta».
Airbnb si difende: «Gli studenti sono una residenzialità specifica, la loro aspettativa è avere affitti a prezzi sussidiati, ma il libero mercato non può arrivare alla soluzione, non si può chiedere a un proprietario di affittare sottocosto», spiegava mesi fa il responsabile italiano Giacomo Trovato. Intanto si scappa. «Il boom delle località del Sud, più economiche, e di quelle limitrofe ai grandi centri mostra come la domanda si stia spostando verso poli più sostenibili», spiega Antonio Intini di Immobiliare. it che ha studiato l’andamento dei prezzi. Pure Ilaria Lamera, la ragazza simbolo delle tende contro il caro affitti, ha lasciato Milano per tornare nella sua Alzano Lombardo: 600 euro risparmiate al mese. Chi resta dice: «Siamo disperati, pronti ad accettare qualunque annuncio, truffe incluse», si racconta a Firenze. Anche così si spiega l’impennata di richieste (+60%) nella vicina Siena. È giusto, è normale? «Non chiediamo molto — dice ancora Alessandro dell’Udu — Vogliamo dormire e studiare nella stessa città».