Bettina Bush
Attrazione sublime nel tempo. Qualcosa che va oltre il limite delle normali emozioni. Per il celebre pittore, scrittore e critico d’arte inglese John Ruskin, autore tra il 1843 e il 1860 del monumentale Modern Painters, era «sublime tutto ciò che eleva la mente e l’elevazione della mente è prodotta dalla contemplazione della grandezza di qualsiasi tipo». Qualcosa che attira e destabilizza, come si scopre bene nei duemila metri quadrati del Grimaldi Forum di Monaco, dedicati alla mostra Turner, l’eredità del Sublime. Da visitare fino al primo settembre in collaborazione con la Tate di Londra e curata da Elisabeth Brooke, analizza come la categoria estetica che ha caratterizzato il romanticismo inglese sia ancora oggi più che mai attuale.
Un percorso che parte dagli ultimi anni del Settecento con una ottantina di opere di Joseph Mallord William Turner ( 1775- 1851), molte giunte proprio dalla Tate, per arrivare fino al Ventesimo secolo, con Mark Rothko, e a i giorninostri con importanti nomi del contemporaneo, tra cui John Akomfrah, Ólafur Elíasson, Richard Long, Cornelia Parker, Peter Doig, Katie Paterson, Jessica Warboys. Ci sono dipinti ad olio e opere su carta, con tempeste in mare, valanghe di neve, notti di luna piena, tramonti che diventano uno spettacolo imprevedibile, come Morning amongst the Coniston Fells, Cumberland ( 1798) oThe fall of an Avalanche in the Grisons
( 1810). C’è Venezia, evanescente nella sua bellezza, mentre The Blue Rigi, Sunrise ( 1842) colpisce per aver fermato l’attimo fuggente, quando il giorno lascia il posto alla notte e le forme perdono i contorni in un’atmosfera rarefatta, simile a una visione. « Turner realizzò un numero enorme di acquerelli » , spiega la curatrice Elizabeth Brook, « opere estremamente delicate che possono essere mostrate al pubblico solo per alcuni mesi, perché poi devono riposare almeno una decina di anni prima di tornare visibili al pubblico » .
Non a caso Turner è stato definito il pittore della luce e il maestrodel sublime, innamorato della natura indagata con un occhio interessato alle emozioni più che a una visione realistica.
Fin da bambino aveva rivelato una predisposizione precoce per il disegno, a 14 anni era entrato nella prestigiosa Royal Academy of Arts di Londra, a 15 aveva presentato il suo primo acquarello, facendosi presto notare per la sua pennellata libera, lontana dal disegno topografico. Decisamente in anticipo sul suo tempo alle critiche rispondeva: « Dipingo quello che vedo, non quello che so » . Si racconta che Turner prima di far entrare gli ospiti nella sua galleria di Londra fosse solito farli sostare brevemente in una stanza buia, per valorizzare la percezione dei suoi lavori. Sapeva che anche il buio è fatto di colori. Anche la mostra del Grimaldi Forum comincia dall’oscurità, con una serie di spettacolari opere notturne, e continua con un salto di oltre due secoli, con Katie Paterson e la suaTotality del 2016 sull’eclissi solare: un’installazione composta da una grande sfera che ruota e brilla come la luna, formata da oltre diecimila immagini di eclissi, partendo da un disegno del 1778 per proseguire con quelle degli attuali telescopi, prese dal web. Un legame tra scienza e arte, uno studio sugli effetti della luce e del buio che interessava anche Turner, come si scopre dai suoi disegni del 1804. Le simmetrie tra l’artista romantico inglese e il contemporaneo continuano con Slate Circle di Richard Long del 1979, ispirato dalle lunghe camminate nel Galles per un’immersione totale nella natura. Le affinità si scoprono anche con Olafur Eliasson, presente in mostra con la sua serie di lavori sul ritiro dei ghiacciaiThe Glacier Melt, 30 fotografie dal1999 al 2019, che per l’artista danese rappresentano il legame tra l’uomo e la natura a cui non possiamo sottrarci, un messaggio che si ritrova nelle opere dell’artista inglese.
Peter Doig racconta la montagna come stato d’animo, con gli stessi colori amati da Turner. Nell’ultima sala, che ricorda una cattedrale, sorprende vedere Mark Rothko accanto a Turner, Three Seascape del maestro inglese del 1827 eUntitled (1869) dell’americano, opere estremamente simili, e si intuisce che ilfield painting di Rothko oltrepassa la ragione per aprire anche questa volta la strada al sublime, rendendolo attuale.