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17 Ottobre 2022MARCO BRESOLIN
Dopo le resistenze delle scorse settimane, e nonostante i dubbi di Berlino, Ursula von der Leyen ha deciso di fare uno scatto per andare incontro alle richieste del governo italiano. Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, la Commissione domani proporrà l’introduzione di un tetto al prezzo del gas “dinamico”, un meccanismo di fatto simile a quello suggerito dal ministro Roberto Cingolani e dai suoi colleghi di Belgio, Grecia e Polonia. Per la Commissione si tratta di una vera e propria svolta che arriva in tempo per l’ultimo Consiglio europeo di Mario Draghi. Per entrare in vigore, il “price cap” dovrà essere approvato dai governi: la Commissione ha deciso di utilizzare come strumento giuridico l’articolo 122 del trattato, il che vuol dire che per il via libera basterà la maggioranza qualificata. Niente unanimità e dunque niente veti.
La decisione è arrivata ieri durante una riunione in videoconferenza dei commissari, convocata da von der Leyen per fare il punto della situazione: «Abbiamo fatto buoni progressi» ha assicurato al termine del vertice. E l’intesa sul “price cap dinamico” è confermata dalla bozza della comunicazione che sarà approvata ufficialmente domani e di cui “La Stampa” ha preso visione. Secondo il documento, nel pacchetto ci saranno anche altre misure, tra cui l’obbligo di acquisti congiunti di gas per almeno il 15% del volume degli stoccaggi, soglie più alte per gli aiuti di Stato e la possibilità di utilizzare per l’emergenza energetica fino al 10% dei fondi di coesione del bilancio Ue.
Ma il capitolo della comunicazione che più interessa all’Italia è il secondo, quello intitolato “Affrontare gli elevati prezzi dell’energia”. La Commissione riconosce che i prezzi alla Borsa di Amsterdam (Ttf) hanno raggiunto «livelli senza precedenti e sono molto volatili» e per questo proporrà di sviluppare un parametro di riferimento alternativo per il gas naturale liquefatto. Il nuovo indice, però, sarà pronto solo all’inizio del 2023: per questo, nel frattempo, ci sarà «un meccanismo per limitare i prezzi tramite il Ttf, da attivare in caso di necessità».
Secondo la Commissione, «il meccanismo di correzione del prezzo stabilirebbe, su base temporanea, un limite di prezzo dinamico per le operazioni sul Ttf. Ciò contribuirà a evitare un’estrema volatilità e l’aumento dei prezzi, nonché speculazioni che potrebbero portare a difficoltà nella fornitura di gas ad alcuni Stati». Ci sarà inoltre un ulteriore intervento sul Ttf «per limitare la volatilità infragiornaliera» attraverso l’introduzione di un massimale infragiornaliero «per prevenire picchi estremi di prezzo», il cosiddetto «interruttore» anti-speculazione.
È stata invece bocciata la proposta di estendere a livello europeo il modello iberico, vale a dire il prezzo amministrato per il gas utilizzato nella produzione di energia elettrica. Una misura che secondo la Commissione «comporta alcuni rischi se introdotta in tutta l’Ue». L’Italia era parsa subito scettica, anche perché la misura richiederebbe un intervento pubblico per compensare la differenza di prezzo agli importatori. I dubbi di Roma, aggiunti alla riluttanza di Berlino e L’Aia, hanno convinto Ursula von der Leyen a fare un passo indietro.
L’altra grande svolta riguarda l’utilizzo della piattaforma per gli acquisti congiunti di gas che servirà soprattutto per coordinare gli stoccaggi. La Commissione spiega che per i prossimi inverni, fino al 2025, in caso di stop totale di gas dalla Russia ci sarà da colmare un gap di 100 miliardi di metri cubi l’anno. L’esecutivo Ue propone dunque di rendere obbligatoria la partecipazione degli Stati «all’aggregazione della domanda per almeno il 15% del volume di riempimento degli stoccaggi» e di creare un consorzio europeo di acquisto del gas formato dalle varie aziende energetiche. Bruxelles è inoltre «pronta a far scattare l’allerta Ue» per rendere obbligatoria, se necessario, la riduzione del 15% dei consumi di gas e non esclude di aumentare la percentuale.
Sul fronte economico, verranno concessi «più margini di manovra agli Stati per sostenere le proprie imprese», per esempio aumentando a 4 miliardi di euro la soglia di compensazione per le controparti non finanziarie. Ci sarà infine più flessibilità per l’uso dei fondi di coesione, che potranno essere dirottati per aiutare le famiglie e le piccole e medie imprese ad affrontare il caro-bollette: gli Stati potranno usare fino al 10% dei fondi di coesione del periodo 2014-2020 (con un massimale di 5 miliardi per l’intera Ue nel 2023).