benvenuti alla Tascabile numero 345.
La settimana de Il Tascabile si apre con Giorgia Tolfo che legge Wifedom: Mrs. Orwell’s Invisible Life della scrittrice e giornalista australiana Anna Funder e Traces of Enayat della poeta e accademica egiziana Iman Mersal, saggi entrambi su due scrittrici dimenticate, “mogli di”: Eileen Maud O’Shaughnessy e Enayat al-Zayyat. “Wifedome Traces of Enayat sono due libri eccezionali per chi si interessi di letteratura, ricerca d’archivio e in particolare delle nuove modalità di scrittura che forzano i limiti di genere tra ricostruzione storiografica, scrittura confessionale, critica socio-culturale e narrativa (ma non solo). Sono eccezionali perché entrambi riflettono sul rapporto tra verità storica, ricostruzione immaginaria, posizionamento personale e sul modo in cui la tensione tra questi tre poli si possa tradurre in scrittura attraverso scelte di stile, struttura, punto di vista e voce. Entrambe le opere sono esempi perfetti di una modalità del raccontare e del ricercare che si sta imponendo all’attenzione critica da oltre due decenni, che ha trovato la sua articolazione teorica più lucida nei saggi e nelle opere della scrittrice e accademica americana Sadiya Hartman e che va sotto il nome di ‘fabulazione critica’. La nozione di fabulazione critica (o critical fabulation) è apparsa originariamente in un articolo ormai classico di Hartman del 2008, ‘Venus in Two Acts’, che si interroga sulla mancanza di rappresentazione delle donne negli archivi relativi al periodo della tratta atlantica degli schiavi e sull’uso del tropo di Venere per descrivere questi soggetti ai limiti tra terrore e seduzione erotica, privandoli di voce”. |
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Demented Burrocacao conversa con Valentino Catricalà e Marco Contini, rispettivamente curatore (assieme a Maria Campitelli) ed editore di Zombie e Cyborg, il postumanesimo di Stelarc, il primo volume in italiano dedicato all’artista del “body-artifact”. “Stelarc porta la body art alle estreme conseguenze, fino a superarla. Negli anni Sessanta la body art usava il corpo come tavola di sperimentazione, dalle cose più estreme come Rudolf Schwarzkogler, che si è ammazzato, o Chris Burden che si sparava: Stelarc si ispira a questi lavorando invece sul corpo, portando alle estreme conseguenze la sperimentazione, ma poi inizia a introdurre degli elementi tecnologici, perché è affascinato dall’idea di spingere il proprio corpo non solo nel sentire oltre, ma di spingere oltre le possibilità del corpo stesso. C’era la diatriba transumano/postumano: e Stelarc è spesso stato frainteso come un transumanista. Invece è completamente errato: il transumanesimo era quella disciplina che riteneva che il corpo umano fosse oramai vecchio, inutile e la tecnologia potesse aiutarlo. Quindi corpo umano = schifezza; tecnologia = perfezione: che è una visione quasi nazista, tremenda. Invece Stelarc non voleva potenziare il corpo, non era interessato a questo: voleva sperimentare il corpo con la tecnologia per un nuovo senso estetico”. |
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Giacomo Croci analizza invece il saggio Soffro dunque siamo di Marco Rovelli per riflettere sul legame tra organizzazione sociale e disagio psichico. “Per quasi l’intera estensione del testo, Rovelli ripete volentieri la tesi che gli individui umani sono fatti dalle relazioni che intrattengono con altri individui e con la società. Il suo obiettivo polemico è l’idea secondo cui, al contrario, ogni individuo umano è innanzitutto qualcosa di isolato, con delle proprietà o qualità diciamo intrinseche, cioè che non dipendono in modo essenziale dalle relazioni che intrattiene. La tesi relazionale di Rovelli è accompagnata da un certo tono personalistico, che si può definire come quel pensiero che attribuisce alla vita della persona umana un valore irriducibile. C’è qualcosa di essenzialmente valido nell’essere una persona, qualcosa da difendere e preservare; e, allo stesso tempo, essere una persona significa essenzialmente intrattenere delle relazioni intersoggettive e sociali. Il disagio psichico è legato all’intreccio sia episodico, cioè dovuto a un lasso di tempo relativamente ristretto, sia biografico, cioè legato se non all’intera almeno alla più ampia vita della persona, di relazioni fra individui (relazioni familiari, affettive, sul luogo di lavoro) e delle istituzioni sociali (culturali ed economiche) che regolano, organizzano e stabilizzano la vita delle persone in una determinata comunità”. |
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E poi: quando un teorema incomincia a svincolarsi dal contesto creativo per entrare ufficialmente nel pantheon delle verità matematiche? È la domanda cui cerca di rispondere Nicola Pinzani, a partire da Il Teorema di Pitagora di Paolo Zellini. “Non è facile accontentare lettori bulimici di dati, storie e fatti; i teoremi non se ne nutrono e non ne vengono nutriti: più simili a un solco, a un epigramma inciso nel flusso del divenire, non hanno origine né sono fonti, e raramente diventano argomento esplicito di discussione. Queste ambigue pietre miliari del pensiero non si possono comprendere esclusivamente nella loro veste formale, ma devono essere inserite e interpretate all’interno di canoni che appartengono all’arcaicità, a dimensioni che in virtù della loro estraneità temporale coinvolgono l’intera forma del pensiero. Zellini riconosce il ruolo del teorema di Pitagora nel sogno cartesiano di fondere, in una disciplina di carattere analitico, la tradizione computazionale di origine babilonese e quella geometrica di stampo greco. Il teorema rivela una connessione analogica fra algebra e geometria che ci avvicina alla sua quidditas, lasciandoci ancora troppo distanti. Zellini va oltre e per comprendere il teorema penetra nelle profondità del rapporto fra numero e forma”.
Infine: una riflessione di Siria Moschella sull’impossibilità di amarsi nel patriarcato a partire da Comunione. La ricerca femminile dell’amore di bell hooks. “È un libro che parla d’amore, specialmente dell’amore che vorremmo ci fosse e invece non c’è, di quello che desideriamo e che abbiamo la responsabilità politica di inventare. Fa male come il sale su una piaga, perché parla di un dolore silenziato. Parla ai nostri corpi laceri e raccomanda loro di urlare forte. Pensavamo di essere al sicuro, prima che arrivasse bell hooks a raccontare quanto siamo vulnerabili. Prima che ci dicesse che il dolore che siamo invitati a lenire con un vuoto incoraggiamento a ‘bastarci’, proprio quel dolore, non può essere lenito se non ammettendo che non ci bastiamo affatto, con tutta la scomodità del caso. Siamo ossessionati dalla ‘positivity’, sessuale ed estetica, da messaggi di accettazione di sé, da incoraggiamenti alla reciproca cura: eppure dichiararsi desiderosi d’amore è imbarazzante, è una cosa per disperati. Anche i discorsi femministi non sempre riescono a mettere a fuoco l’urgenza del tema: il sostegno all’empowerment delle donne non si sposa necessariamente con l’attenzione ai loro bisogni affettivi. Il femminismo ha insistito e insiste sui diritti riproduttivi, sul diritto ad un’eguale remunerazione lavorativa, sul diritto a contrastare la violenza di genere e, nel farlo, ha compiuto passi enormi”.
LA PAROLA DELLA SETTIMANA
guarentìgia (ant. guarantìgia o quarantìgia) s. f. [der. di guarentire](pl. -gie o -ge). – Garanzia, sicurezza data o confermata con documento o pegno; in senso generico è ormai ant. o raro: dare, concedere, offrire, presentare le dovute g.; prestare una sicura, una solida g. (e così in senso fig.: oggetto che dà sufficienti g. di solidità). Più comune con riferimento a materia politica o giuridica: g. costituzionali, quelle poste dalla costituzione di uno stato a tutela della libertà del cittadino; g. della magistratura, quelle che si concretano nella inamovibilità dei giudici, posta a garanzia di un ordinato e indipendente esercizio delle funzioni giurisdizionali; g. processuali; provvedimenti disposti a g. dei diritti del cittadino; porsi sotto la g. dell’immunità parlamentare; e in usi fig., ormai rari: essere guarentigia di libertà, di democrazia, di progresso sociale. Come locuz. storica, legge delle guarentigie, legge emanata dal governo italiano (1871), ma non accettata dalla S. Sede, intesa ad assicurare al papa un insieme di condizioni che gli garantissero il libero esercizio del suo potere spirituale (per es., l’inviolabilità, l’immunità dei luoghi in cui risiedeva, e altri diritti). |
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Il Tascabile ha ormai sette anni. Per ricordare la strada percorsa, vi riproponiamo un articolo scelto dall’archivio della rivista: le nostre lunghe interviste, indagini nelle neuroscienze, riflessioni sulla post-verità. Le ritroverete in questa sezione.
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“Una delle frasi-chiave del discorso di insediamento di Donald Trump, quella che più di tutte le altre gli è valsa il paragone con Bane, il cattivo della saga di Batman, è questa: ‘Toglieremo il potere a Washington e lo restituiremo a voi, la gente’. A pochi giorni dal suo insediamento, Trump ha già firmato un ordine esecutivo che impedisce l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di diversi paesi a maggioranza musulmana, bloccato tutti i fondi che finanziano le organizzazioni internazionali che si occupano di fornire alle donne un accesso sicuro all’aborto, intende far riprendere i lavori per la Dakota Access pipeline, l’oleodotto che i nativi americani delle tribù di Standing Rock hanno ostacolato con ogni mezzo, accampandosi sul terreno destinato alla costruzione nel gelo assoluto del North Dakota, e nel momento in cui scrivo si mormora che voglia abolire i provvedimenti anti-discriminatori nei confronti delle persone LGBTQ. Pochi giorni per capire chi non sono le persone a cui Trump vuole restituire il potere: nativi americani e donne, per cominciare, ma a giudicare dai cambiamenti apportati al sito della Casa Bianca il dubbio ‘privilegio’ si estenderà anche ad ambientalisti, attivisti di Black Lives Matter e persone non etero o cisgender. Con il tempo si chiarirà che le uniche persone a cui Trump intende restituire il potere sono quelle che di potere ne avevano già molto”. L’articolo continua qui.
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Cinque giorni intensivi di teoria e pratica, in presenza a Roma oppure online in live streaming, sotto la guida della redazione de Il Tascabile: vi mostreremo concretamente come nasce ogni giorno la rivista, scriveremo ed editeremo assieme gli articoli, impareremo facendo.
Le candidature sono aperte, potete trovare il programma e le modalità di iscrizione nel sito di Treccani Accademia.
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