Dal 2014 la cifra è stata raggiunta grazie al credito di imposta per le erogazioni a favore dei beni culturali I beneficiati: Maggio, Uffizi e Pergola. Ma c’è chi resta a quota zero
diFulvio Paloscia
Nancy cercava un regalo speciale per il marito, Mauro Pelatti. L’occasione valeva la sorpresa: l’ottantesimo compleanno dell’imprenditore fiorentino. Così la signora, di origine americana, ha pensato a un dono speciale anche alla città: il restauro del tabernacolo di via del Porcellana, affrescato da Taddeo Gaddi. Costo dell’operazione: quasi 9 mila euro. Il generoso gesto è una delle tante storie belle legate all’Art Bonus con cui, nel 2014, lo Stato ha introdotto il credito d’imposta pari al 65 per cento dell’importo donato da privati a sostegno della cultura e dello spettacolo. Per legge, sul sito artbonus. gov. it le istituzioni che chiedono le elargizioni devono aggiornare ogni mese lo stato delle raccolte fondi ancora aperte, rendendo noti anche i nomi dei mecenati. La Toscana si dimostra virtuosa ( grazie anche alla presenza dell’Art Bonus voluto della Regione, che porta un ulteriore credito d’imposta del 40 per cento per progetti che non godono dell’agevolazione nazionale, altrimenti del 20 per cento): 1.093 gli interventi pubblicati dal 2014 ad oggi, di cui 134 a Firenze; 3.673 le erogazioni ricevute ( le persone fisiche donano soprattutto agli enti di spettacolo), quelle fiorentine sono 1.738 per un totale di 63 milioni di euro, 107 invece i milioni raccolti in tutta la regione. Con Fondazione CR Firenze, Intesa San Paolo s.p.a, Salvatore Ferragamo s. p. a., Publiacqua s. p. a., Kuehne + Nagel s. r. l e Star Hotels s.p.a, in prima linea.
Rimangono però interventi a elargizione zero. Se volano alti il Maggio, la Pergola, gli Uffizi ( anche se per la digitalizzazione della collezione di incisioni del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, per un costo previsto di 300 mila euro, non sono arrivate offerte), tante richieste restano a bocca asciutta. E riguardano anche luoghi noti e amati: ben 13 gli interventi in Palazzo Vecchio in attesa di un minimo cenno dalla generosità privata ( tra gli altri il ripristinoapprofondito del bugnato imbrattato da Ultima Generazione, i restauri della terrazza di Saturno e della Sala delle Carte geografiche, il totale ammonta a 3.014.321,92 euro), ma c’è anche la restituzione a nuova vita delle vasche al terzo livello delle Rampe del Poggi ( 790 mila euro), la pulitura e il restauro di Porta Romana, Porta San Frediano e Porta alla Croce (2 milioni di euro), l’incremento dei depositi del Museo Novecento in piazza Santa Maria Novella, il cui costo ammonta a 1.837.000 euro. Tutti a elargizioni zero. E che dire della tardo cinquecentesca Cappella Salviati, nella Basilica di San Marco? Realizzata su progetto del Giambologna, fu decorata da Alessandro Allori. E proprio le decorazioni ( comprese quelle scultoree) rischiano il degrado, anche per le infiltrazioni d’acqua piovana ( 655 mila euro). Ma nessun privato si è fatto avanti, così come accade per il restauro conservativo dell’altare maggiore della Basilica di Santo Spirito( 255.470 euro), per il risanamento della Chiesa di Santa Maria dell’Umiltà nell’ex ospedale di San Giovanni di Dio in Borgognissanti ( 673.340 euro) e delle opere nello spettacolare atrio d’ingresso (98.000 euro).
È evidente che la legge da sola non basta. È necessario un capillare lavoro sul territorio per far conoscere la ricaduta vantaggiosa dell’Art Bonus attraverso strategie di comunicazione che, però, realtà di nicchia non possono permettersi. È il caso del Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, « per quanto riguarda la formazione, l’archeologia sociale o le pubblicazioni, godiamo di finanziamenti ministeriali mentre l’attività espositiva — spiega il presidente Fabio Martini — è la Cenerentola delle nostre mansioni. Per l’intervento di adeguamento alle più moderne strategie di allestimento abbiamo approfittato dell’Art Bonus ( il costo è 65 mila euro) ma dai privati è silenzio. Avevamo pensato a una campagna seria di comunicazione, ma costa. E poi bisogna vedere se funziona. Avremmo dovuto rinunciare ad almeno due pubblicazioni, che però hanno rilevanza nel punteggio relativo ai finanziamenti ministeriali » . Giovanni Pucciarmati, direttore del Conservatorio Cherubini, cercherà di dare una spinta all’intervento ( per ora andato deserto) che punta alla riqualificazione della Sala del Buonumore, vitale per l’attività concertistica ma inadeguata ( il costo previsto ammonta a 400 mila euro): «a settembre presenteremo un’associazione costituita apposta per una maggiore apertura ai privati».
Insomma, i ricchi e i poveri dell’Art Bonus. «Se si osserva in controluce — conclude Roberto Ferrari, direttore del Museo Galileo che ha ottenuto elargizioni ma non per il restauro di opere del XVII secolo inerenti gli strumenti di misura e navigazione, in affidamento dall’Università, nonostante il costo complessivo sia di 2.785 euro — le donazioni si concentrano là dove già è presente la spesa pubblica, che per il mecenate è segno di solidità e visibilità».