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16 Aprile 2025«Anche Siena cambia, ma accoglieLe contrade trasmettano valori»
Mocenni, rettore del Magistrato e priore della Selva, dopo l’allarme sicurezza
Aldo Tani
Siena
Le forze dell’ordine in presidio permanente tra piazza Matteotti e piazza Gramsci, Siena non le aveva mai viste. Le risse della scorsa settimana sono state due forti scosse. I tempi cambiano e anche quella che per certi versi è considerata ancora un’isola felice deve fare i conti con i mutamenti all’interno della proprio comunità. Contrade comprese. Non a caso lunedì alla riunione del Magistrato delle Contrade è intervenuto il questore Ugo Angeloni, che aveva espresso questo desiderio al rettore Benedetta Mocenni, priore della Selva.
Rettore, come è andato l’incontro?
«È stato positivo, perché abbiamo potuto conoscere i fatti (relativi alle risse, ndr ) in maniera diretta. Finora avevamo sentito solo dei racconti. Ci è stata ribadita la volontà di presidiare la città. Abbiamo fatto presente che andiamo incontro alla stagione estiva in cui le nostre attività aumentano e quindi anche i momenti di aggregazione. Questo dialogo per noi è fonte di serenità».
Vi siete lasciati con qualche impegno?
«Il questore è disponibile ad aprire un canale diretto, ha dato ai singoli priori il suo numero di telefono: ci ha detto di chiamarlo per qualsiasi preoccupazione. Vuole conoscenza e consapevolezza di ciò che succede».
Anche il cardinale Lojudice ha rivolto un appello alle contrade. Che ne pensa?
«Preferirei non entrare nel merito di certe affermazioni».
Anche Siena cambia. Le contrade cosa possono fare?
«Certo non si possono sostituire alle forze dell’ordine. Il nostro obiettivo è permettere alle persone di vivere il rione in maniera serena, divertendosi e con un occhio alla finalità sociale. Quello che ci preme è la libertà del rapporto con il territorio, inteso come spazi esterni. Lì ci sono le nostre radici».
Come si traduce tutto ciò in azioni concrete?
«Possiamo fare da veicolo ai nostri popoli, spiegando la situazione e provando a trasmettere quel senso di tranquillità che ci hanno fatto percepire le istituzioni preposte al controllo del territorio».
Vede una Siena diversa da quella in cui è cresciuta?
«È cambiata la città come l’intera società. Ma questo non ha un’accezione negativa, perché come amo dire le contrade sopravvivono anche perché cambiano, si modernizzano e si allineano ai tempi. In questo mutamento complessivo rientra anche l’interazione con altre etnie, con i pro e i contro. Siena è una città accogliente, lo era prima e lo è adesso».
Lei come si rapporta con i «suoi» giovani?
«È una delle nostre priorità, anche se oggi questi ragazzi hanno tante opportunità, quindi per certi versi sono più difficili da raggiungere. Però, vedo in loro anche grande disponibilità ad accogliere suggerimenti. Sono diversi da come eravamo noi: una volta c’era più strada, meno gruppi o categorie. L’importante è insistere nel trasmettere determinati valori che noi abbiamo ereditato e che loro porteranno in dote a chi verrà dopo. Perché il principio di fondo che devono comprendere, e che noi dobbiamo fare capire, è che il futuro dei rioni è in mano loro. E magari riusciranno a lasciare la contrada meglio di come l’hanno trovata».
Il concetto di «bolla» è sbagliato quindi?
«Dietro di me vedo secoli di storia e davanti spero altrettanti. Non siamo circoli chiusi, chi sta dentro le contrade si nutre di passato ma sempre con lo sguardo al futuro».
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