Per un momento ho sperato che…
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Il Parco Scientifico di Siena nasce dall’idea di diminuire la pressione produttiva esistente nella sede storica della Sclavo in via Fiorentina, grazie al progressivo trasferimento dell’attività a Rosia, sostituendola con una cittadella della scienza in cui alloggiare attività di ricerca e sperimentazione.
Di qui l’approvazione di uno specifico PCI (piano complesso d’intervento), governato dal DPV1 del RU allora vigente.
Con questo piano attuativo, approvato e convenzionato, vennero previsti incrementi notevolissimi di capacità edificatoria (+ 43.500 mq. SUL), quasi un raddoppio della capacità esistente.
La proprietà si impegnò anche a realizzare a proprie spese tutte le opere previste dal PCI, salvo opere ai margini dell’intervento, quale ad es. la riqualificazione di via Fiorentina, che sarebbero state realizzate direttamente dal Comune. Particolare non banale è che le opere sarebbero state finanziate dagli oneri di urbanizzazione, pagati al 100% dalla proprietà in occasione di ogni intervento edilizio.
In sintesi la proprietà avrebbe realizzato la gran parte delle opere di urbanizzazione e in più avrebbe pagato anche gli oneri di urbanizzazione, il tutto in cambio dell’incremento di capacità edificatoria.
La convenzione urbanistica a suo tempo firmata, sta per scadere e sembra che l’amministrazione intenda procedere con altra convenzione con il privato.
La domanda a questo proposito riguarda i motivi di questo orientamento: davvero vi è bisogno di procedere in modo diverso? E perché?
Di norma i piani attuativi rimangono ultrattivi anche dopo la loro scadenza, in base all’art. 17 della legge urbanistica nazionale (legge 1150/1942), e alle numerose sentenze sull’argomento.
Dopo la scadenza del piano attuativo la capacità prevista può essere completata con le medesime regole, e valgono pure i medesimi impegni assunti da entrambe le parti, con la sola eccezione di eventuali espropri per pubblica utilità.
In pratica, quanto previsto in termini di capacità edificatoria non viene meno, e così pure gli impegni che il privato si è assunto.
Nel caso specifico l’obbligo di cedere gratuitamente un ‘area a verde per circa 2.500 mq (art. 4 e 14 della convenzione urbanistica), e l’obbligo a realizzare a proprie spese tutte le opere di urbanizzazioni (art. 13).
L’art. 13 citato, per la parte relativa alle opere di urbanizzazione, parla esplicitamente di “obbligo ultrattivo”.
Posto che sarebbe opportuno conoscere quanta parte del PCI è stata realizzata, e quali impegni sono stati nel frattempo assunti dal privato, quali possono essere i motivi per ricontrattare un piano che è ultrattivo, e che stabilisce due paletti importanti: l’obbligo a realizzare solo direzionale di ricerca, cioè un’attiva pregiata e particolarmente interessante per le sorti economiche di Siena, e l’obbligo a realizzare opere di urbanizzazione a cura e/o spese del privato.
Il tema della ricerca, sopratutto in campo farmaceutico e bio-medico, è troppo importante per essere gestito in silenzio; i cittadini hanno il diritto a conoscere cosa è successo, e cosa intende fare l’amministrazione comunale, sopratutto se una ricontrattazione modifica quanto già ottenuto.
Difficile immaginare che il Comune conceda ulteriori vantaggi senza un aumento parallelo e simmetrico dell’interesse pubblico.
Vi è poi un’altra domanda da porsi: il parco tecnologico nacque da una richiesta della Chiron, che intendeva mantenere un presidio in via Fiorentina ed aprirsi a soggetti terzi, per dare vita ad un polo scientifico capace di attrarre risorse e competenze in grado di sviluppare una nuova idea di sviluppo economico del territorio.
Tra il PS e il RU la proprietà passò a Novartis, e questa idea, nonostante il procedere del piano urbanistico, venne meno, trasformandosi nella possibilità di incrementare le volumetrie esistenti, sia pure per attività di ricerca e sperimentazione.
Quali sono le idee e gli obiettivi dell’attuale proprietà per la collina della ex Sclavo? Ma sopratutto quali sono le idee e gli obiettivi dell’amministrazione in questo campo?
N.B. Queste considerazioni nascono dalla conoscenza di atti pubblici, ma non abbiamo la convezione ufficiale e firmata dalle parti interessate.