Il Punto 11/11/2022
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12 Novembre 2022ROMA — Il tetto dei fringe benefit esentasse, alzato da 600 a 3 mila euro dal decreto Aiuti quater, per pagare anche le bollette di acqua, luce e gas in un periodo di così alta inflazione beneficerà sulla carta meno di un lavoratore su cinque. Ovvero tre milioni di dipendenti, il 17% dei 18 milioni totali.
E questa stima di 3 milioni — inserita dalla Ragioneria nel decreto Aiuti bis di Draghi che aveva alzato il tetto da 258 a 600 euro per quest’anno, dopo due rialzi per il 2020 e 2021 a 516 euro — viene considerata piuttosto generosa dagli addetti ai lavori che propendono per 2 o 2,5 milioni. Anche perché tra i dipendenti pubblici i voucher sono poco diffusi. E nel privato la parte del leone la fanno 1,5 milioni di metalmeccanici che li hanno abbinati al loro contratto nazionale.
Difficile poi che la platea possa ampliarsi, visto che il nuovo tetto a 3 mila euro deve essere usufruito entro il 31 dicembre. C’è poco tempo per predisporre le piattaforme per chi non ce l’ha. E anche per chi le usa, tutto dipende dalla generosità delle aziende. Non a caso il presidente di ConfindustriaCarlo Bonomi, all’annuncio della misura, ha dichiarato che così «si sposta la palla nel campo delle imprese mettendole in difficoltà, senza affrontare il problema del taglio del costo del lavoro».
Perplessità che ieri però, all’incontro a Palazzo Chigi della premier Giorgia Meloni con 24 sigle di associazioni imprenditoriali, sembrava solo adombrata. Per Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, «è comunque un segnale, anche se non basta». Per Cristian Camisa, presidente di Confapi: «Tutto ciò che va nell’ottica di aumentare il reddito dei lavoratori va visto con favore, anche se nella piccola e media impresa i fringebenefit non sono molto diffusi».
Il nodo non è secondario. In Italia gli stipendi sono bassi e decrescono: siamo gli unici tra i Paesi Ocse. Il costo del lavoro è invece alto. E ora ci si mette pure l’inflazione al 12%, il massimo da quarant’anni, a mangiarsi pezzi di salario. Oltre la metà dei lavoratori dipendenti del settore privato — più di 6 milioni di persone — attende il rinnovo del contratto. Il Cnel conta più di 500 contratti nazionali scaduti. Alcuni da molti anni, come quello dei vigilanti pagati 4 euro all’ora. Anche quelli rinnovati da poco prevedono rialzi ben al di sotto dell’inflazione. L’indice Ipca, usato per i rinnovi, è stato fissato da Istat al 4,7%, tre volte più basso della febbre da bolletta e da carrello della spesa. E mentre le pensioni saranno rivalutate in automatico del 7,3% nel 2023, i salari non avranno nulla.
«Va benissimo aiutare chi non ce la fa con le bollette, ma a parte il fatto che la platea dei lavoratori a cui si rivolge la misura è limitata, attenzione a mettere questo sostegno, così alto poi, nei fringe benefit perché si rischia di snaturare il valore sociale del welfare aziendale, ovvero aiutare il lavoratore coprendo le spese per l’asilo nido e la scuola, il dentista, l’abbonamento del bus, l’assistenza ai malati in casa», dice Emanuele Massagli, presidente di Aiwa, associazione italiana per il welfare aziendale.
Se infatti la misura viene presentata dalla premier Meloni come «una sorta di tredicesima detassata per aiutare a pagare le bollette », in realtà con 3 mila euro di fringe benefit si può fare anche altro, dal supermercato allo shopping sui siti. Al punto che qualcuno già la ribattezza «strenna natalizia » o peggio «voucher Amazon».