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5 Aprile 2024Le due annunciate mostre e la sorprendente sorpresa
5 Aprile 2024Celebrazioni Da maggio a febbraio 2025 musei, biblioteche e archivi in connessione per i 450 anni dalla morte. Dieci mostre (e non solo) in una mappa ideale di rarità. E il gran ritorno della Chimera
di Salvatore Mannino
Benvenuti a Vasari City. Sì, per dieci mesi, da maggio a febbraio 2025, Arezzo si trasforma nel nome di uno dei suoi cittadini più illustri, Giorgio Vasari appunto, e diventa, in occasione del 450° anniversario della morte, una quinta dietro la quale il protagonista, pittore, architetto, fondatore della storia dell’arte con le Vite , emergerà a tutto tondo in una mappa che comprende l’intero centro storico. Cuore pulsante la grande mostra delle opere del maestro in piazza San Francesco, ma il percorso si irradierà poi alla Piazza Grande del Loggiato da lui disegnato, alla via XX Settembre del palazzo che lui volle, progettò ed affrescò come la sua «casa della vita», ai due grandi edifici di origine medioevale che ospitano la biblioteca e l’archivio di stato e a quattro musei: il Medioevale della Cena per le nozze di Ester e Assuero , dipinto gigantesco e intrasportabile, l’Archeologico dei Vasi Corallini, il Diocesano e Casa Bruschi. Al centro della mappa la Chimera, lo splendido bronzo etrusco del Museo Archeologico di Firenze che Arezzo da sempre rivendica e che qui fu riscoperto, fuori Porta San Lorentino, in uno scavo del 1553. Non è un caso: fu proprio il grande Giorgio a suggerire al granduca Cosimo I di rivendicare la scultura quale simbolo, nel pieno della contesa fra la Toscana e il Papa, delle radici antichissime della dinastia dei Medici e del suo Stato, che quindi non derivava dal Pontefice per la propria sovranità. Un consiglio da vero «ministro della cultura», come Vasari è stato definito ieri nel corso della conferenza stampa di presentazione di «Arezzo città del Vasari», che si snoderà lungo tutto il 2024 e oltre. C’erano il sindaco Alessandro Ghinelli (il Comune organizza tutto insieme alla Fondazione Cr Firenze, rappresentata da Maria Oliva Scaramuzzi), lo storico dell’arte Carlo Sisi, responsabile del comitato scientifico, e Lorenzo Cinatti, direttore della fondazione Guido d’Arezzo, braccio culturale del Comune. Non è la prima volta che la Chimera torna ad Arezzo, ma per la prima volta viene inquadrata in un percorso filologico ben definito, uno dei richiami della mostra, curata da Cristina Acidini, che sarà il principale evento di questo anno vasariano, da ottobre a febbraio nella Galleria comunale di arte contemporanea, già sede dell’Hotel Chiavi d’oro che ospitò i viaggiatori del Grand Tour, da Nathaniel Hawthorne a Henry James. Le altre opere, sotto il segno dell’allegoria, sono ancora da definire, da sicuro, come ha annunciato il sindaco, arriveranno i disegni vasariani dal Metropolitan, in cambio dell’invio a New York del Polittico di Pietro Lorenzetti in Pieve, uno dei gioielli della mostra dell’arte senese in programma da ottobre.
Vasari visse gran parte della sua esistenza lontano dalla città che gli aveva dato i natali nel 1511, artista di corte dei Medici o impegnato nelle altre capitali dell’Italia rinascimentale, ma ad Arezzo rimase sempre legato e qui ha lasciato un’impronta profonda. Ecco dunque la mappa lungo la quale si sviluppano le dieci mostre e gli eventi del 450esimo: a cominciare dal colonnato di Piazza Grande (denominata da sempre anche come piazza Vasari) noto come le Logge Vasari, lungo la via Vasari. E basta a dire del rapporto fra la città e il grande Giorgio. Bene, da giugno a febbraio un itinerario ideale collegherà le Logge all’antistante Palazzo di Fraternita, il culmine del quale, col campanile, è anch’esso progetto vasariano.
Nella Casa Vasari di via XX Settembre si svolgerà invece da settembre una esposizione dei disegni e dei progetti architettonici di questo gigante rinascimentale, che lasciò anche un archivio, fra i più importanti del ‘500, testimone delle sue relazioni con granduchi, papi, sovrani e grandi del suo tempo. È stato fino all’esproprio di pochi anni fa al centro di una mega-battaglia giudiziaria sul suo possesso (un oligarca russo arrivò ad offrire 150 milioni per averlo) ma è sempre rimasto chiuso dentro un armadio di ferro, appunto a Casa Vasari. In quest’occasione, alcuni documenti sulla sua famiglia e sulle relazioni con Cosimo I saranno esposti in un’altra mostra aperta, ancora da settembre, all’Archivio di Stato del Palazzo Albergotti. Nel Museo Archeologico, poi, l’esposizione dei vasi corallini, ricordando che il nome Vasari viene proprio dal mestiere di vasai dei suoi antenati. Al Medioevale, infine, insieme alla gigantesca tela della «Cena», i disegni preparatori. Come a dire che Vasari, la cui famiglia si estinse nel ‘600, è vivo e lotta insieme ai suoi eredi aretini.
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