Il libro che ora riceviamo nelle mani è un gradito ritorno. Si tratta di Rivisitando Carlo Scarpa e Castelvecchio di Richard Murphy, appena uscito quest’anno nell’edizione italiana, ma già pubblicato in inglese nel 2017 dalla stessa casa editrice. Non è solo la comparsa in lingua italiana a rendercelo familiare, perché il libro è una versione rivista e sontuosamente ampliata di quello che l’architetto scozzese – lo stesso Murphy – aveva dato alle stampe all’inizio degli anni 90 con il titolo: Carlo Scarpa & Castelvecchio, edito in Italia da Arsenale Editrice (1991).
Quello del Museo di Castelvecchio a Verona è un progetto portato sulla complessità dell’opera architettonica. Se infatti pensiamo alla sua lunga storia, alle trasformazioni, ai numerosi cambi di destinazione e di uso, nonché ai tentativi di restauro in stile dei primi decenni del secolo scorso, salta come evidenza necessaria una qualità che oggi viene sempre meno: la capacità di lettura e di comprensione di un contesto storicamente stratificato; e quindi la capacità di riversare nel progetto i risultati di quella lettura, che Scarpa ha poi saputo unire a uno studio della forma che ha fatto del museo, inaugurato il 19 dicembre del 1964, uno spazio che tutt’oggi stupisce per il senso di modernità che riesce a trasmettere; e questo in forza della capacità d’invenzione che egli ha saputo dispiegare in ogni dettaglio.
Il libro di Murphy, quindi, rappresenta il naturale strumento d’indagine per chiunque voglia approfondire un progetto estremamente articolato, portato avanti, seppure non in modo continuativo, dal 1957 al 1975.
Il formato è decisamente importante; il libro conta quasi 400 pagine e un ricco apparato iconografico, per cui non può essere portato con sé ma va affrontato prima dell’inevitabile visita, visto che un’opera di Scarpa non può essere semplicemente vista in fotografia ma deve essere toccata con le proprie mani, perché la sua è da sempre un’architettura interattiva, che rifugge un approccio passivo e che chiede anzi per la sua comprensione una partecipazione attiva della persona.
L’organizzazione del libro riprende quella della versione precedente: una serie di scritti in apertura, che sono stati integrati ed ampliati e poi la seconda parte, decisamente più golosa, che passa in rassegna le sezioni che compongono l’intero complesso e che unisce a un testo introduttivo una selezione di fotografie anche d’epoca, e di disegni: è la parte del libro che più ha giovato della revisione, perché le fotografie rendono conto di tutte le parti descritte nei testi, lavorando in piena sintonia con i disegni presentati, per cui viene puntualmente mostrato ciò che aveva immaginato l’architetto e ciò che è stato realizzato.
In precedenza, era necessaria una conoscenza diretta del museo per potersi orientare tra gli innumerevoli dettagli realizzati, e quindi descritti. Ora, invece, grazie alle piante e all’apparato descrittivo, non è più indispensabile.
Allo stesso modo, ha tratto grande giovamento dalla nuova pubblicazione tutta la serie dei disegni, maggiori in numero ma soprattutto riprodotti a colori e non in bianco e nero, e con una resa di stampa, aldilà della differenza cromatica, nettamente migliore. E questo risultato è dovuto anche al lavoro di catalogazione, scansione e pubblicizzazione dei disegni fatto dal Museo di Castelvecchio e che è stato portato avanti in tempi più recenti rispetto alla prima pubblicazione del 1991.
Sempre quest’anno – anno dunque felice per il museo – è stato realizzato un profondo rinnovamento del sito web, tanto da permettere la visione ad alta definizione dei disegni conservati, a tutto vantaggio degli studiosi o anche solo di chi abbia maturato un interesse per l’opera di Carlo Scarpa (archiviocarloscarpa.it).
In precedenza, nel 2006, era stato pubblicato su impulso del museo e a cura di Alba Di Lieto, un volume, I disegni di Carlo Scarpa per Castelvecchio (Marsilio Editore) che li riporta integralmente.
In questo modo, il pubblico si trova ad avere tra le mani tre strumenti straordinari per approfondire le proprie conoscenze su questo progetto scarpiano: il già citato sito web, il volume dei disegni e, naturalmente, il libro di Murphy nella sua versione rinnovata.
Il contributo di quest’ultimo però non si esaurisce nella scrittura dei testi e nella selezione delle fotografie e dei disegni di Scarpa, ma è impreziosito dalla riproposizione dei disegni del rilievo fatto negli anni 80 insieme ad alcuni suoi studenti di Edimburgo. In questa versione rivista, anch’essi giovano di una resa grafica migliore e di dimensioni più generose.
È quindi un piacere immergersi nella lettura di questi ausili grafici, che aiutano il lettore a cogliere meglio non solo le dimensioni e le proporzioni dei vari apparati architettonici, ma anche le loro articolazioni.
L’unico appunto va alla difficoltà di seguire tutti i rimandi alle immagini – fotografie e disegni – presenti nella prima parte e che costringono a un continuo sfogliare il libro, già non maneggevole di suo, a cui verosimilmente rinuncerà la maggior parte della gente. Sarebbe stato forse più indicato riversare le immagini su un supporto digitale da consultare parallelamente al testo.
Questo limite però nulla toglie all’importanza che ha questo testo rinnovato ed ampliato che, nella circolarità del tempo – ben più di trent’anni dividono i due libri –, rinverdisce la curiosità e l’interesse per un’opera in cui Scarpa ha dispensato a piene mani intelligenza, creatività ed espressività.
Richard Murphy
Rivisitando Carlo Scarpa e Castelvecchio
Breakfast Mission Publishing, pagg. 384, € 95