NEWS
30 Agosto 2024Putin e la legge della paura
30 Agosto 2024di Francesca Basso
Alcuni Paesi favorevoli a eliminare le restrizioni. L’ira di Budapest, il no italiano. Cade un F-16
BRUXELLES La richiesta di Kiev all’Europa è sempre la stessa: sistemi di difesa aerea e possibilità di usare le armi occidentali per colpire obiettivi militari «legittimi» sul territorio russo, in particolare aeroporti da dove partono i bombardieri. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba al suo arrivo al Consiglio Affari esteri informale a Bruxelles, spiegando che dopo le operazioni nel Kursk «ci troviamo in uno scenario nuovo». Kuleba ha perorato la causa, sostenuto dal capo della diplomazia Ue Josep Borrell per il quale «l’Ucraina deve poter usare le armi in pieno, altrimenti sono inutili».
Parole che hanno scatenato la reazione del ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó: «La pericolosa furia dell’Alto rappresentante deve essere fermata: non vogliamo altre armi in Ucraina, non vogliamo altri morti, non vogliamo un’escalation della guerra». Ma Borrell ha ammesso che «è una decisione nazionale, gli Stati membri vogliono mantenerla come tale, piuttosto che una decisione Ue» e «ognuno prenderà la decisione che riterrà appropriata». La discussione si è tenuta proprio nel giorno in cui è stata diffusa la notizia che lunedì un caccia F-16, consegnato all’Ucraina agli inizi del mese dopo un’attesa di oltre due anni, si è schiantato mentre respingeva un attacco missilistico russo.
I toni accesi di Budapest non stupiscono, sono la spia di una relazione difficile tra Ue e Ungheria. La riunione di fine agosto, che tradizionalmente viene ospitata dal Paese che ha la presidenza di turno dell’Ue, è stata spostata da Budapest a Bruxelles su decisione del capo della diplomazia europea «perché alcune delle posizioni espresse dal governo ungherese vanno direttamente contro la politica estera comune», ha spiegato Borrell. Già il 15 luglio, dopo che il premier Orbán ha visitato Mosca e Pechino — senza mandato da parte dei Paesi Ue — pochi giorni dopo avere assunto la presidenza di turno, la presidente von der Leyen aveva annunciato che la Commissione sarebbe stata rappresentata a livello di alti funzionari durante le riunioni informali del Consiglio e che la visita del Collegio a Budapest non avrebbe avuto luogo. La scelta di Borrell non è stata condivisa dall’Italia, come ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Io ero contrario, la presidenza è ungherese, non di un singolo partito».
La restrizione sull’uso delle armi consegnate all’Ucraina, che sarà discussa anche oggi dai ministri della Difesa, continua a dividere i Paesi. «È stato uno dei Consigli esteri più intensi degli ultimi cinque anni», ha ammesso Borrell. Francia, Olanda, Lettonia e Polonia sono a favore dell’eliminazione dei limiti. E la ministra finlandese Elina Valtonen ha spiegato che Helsinki non ha posto limitazioni «in linea con quanto previsto dal diritto internazionale e dalla Carta delle Nazioni Unite». L’Italia resta contraria. Il ministro Tajani ha ricordato che «noi abbiamo inviato soprattutto armi difensive, adesso stiamo per inviare la nuova batteria Samp-T che è difensiva quindi non può essere utilizzata in territorio russo». In una nota Forza Italia ha sottolineato che «l’Italia è per la pace e difende l’integrità territoriale dell’Ucraina nel pieno rispetto delle regole».
Borrell ha presentato al Consiglio anche l’ipotesi di sanzioni ad alcuni ministri israeliani che incitano ai crimini di guerra a Gaza e in Cisgiordania ma non c’è l’unanimità, tuttavia «la proposta andrà avanti e i ministri Ue dovranno discuterla».