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Firenze, alla fine del 2023, ci porta una novità: la Fiorentina è entrata in campo con una indicazione di voto alle amministrative, in un ruolo del tutto inedito nella «partita politica» già in corso. Il calcio è sempre stato oggetto di interesse da parte dei partiti e dei loro leader, come riserva di consenso: mai si era presentato come soggetto politico. La Fiorentina, al di là delle prevedibili smentite, l’ha fatto e perché l’ha fatto? Per la debolezza della classe dirigente (quella che ha governato Firenze fino a oggi), così come si è rivelata nell’anno passato. Mentre andiamo incontro a due appuntamenti decisivi per la politica fiorentina e toscana, con le Amministrative e le Europee del prossimo giugno, e le Regionali del 2025, risaltano come non mai le criticità che Firenze ha vissuto fin qui. Crisi del Maggio? Andava bene prima, andrà bene dopo: ma intanto c’è un commissario. La città è sottoposta a un deterioramento della sicurezza che i cittadini avvertono pesantemente, ma da una parte (politica) e dall’altra si fa la corsa allo scaricabarile. C’è una costante crisi abitativa per le famiglie e per gli studenti che vengono da fuori, ma si è dato il via libera a vari costosi studentati che per chiarezza potrebbero essere chiamati alberghi e così sia. Solo alcuni esempi, su cui oltre ai bilanci servirebbe un’autocritica.
Certo, Firenze non si esaurisce nella politica e nelle vicende che l’accompagnano: il suo passato è tale da mantenerne un profilo universale indiscutibile.
Ma è proprio rispetto a questo che la situazione della città mostra tutte le sue difficoltà e chiama a risponderne chi l’ha governata e chi la governerà dopo il voto.
Non si può consegnare una storia fatta sì di arte e cultura, ma legata alla vita, allo scambio di valori materiali e spirituali, non si può lasciarla andare a una deriva di solo sfruttamento turistico, come sta avvenendo.
Di fronte a questo e alla necessità di pensare a un cambiamento possibile, a uno sviluppo economico e sociale che impedisca la desertificazione della parte antica, con conseguenze anche per il resto della città, la legislatura si conclude nel silenzio di tutti.
La candidata del Pd, Sara Funaro, che programma ha presentato per essere scelta senza il bagno di opinioni diverse delle primarie?
Non si sa, non si sa granché neanche per quello che riguarda la Del Re, mentre niente è dato avvertire dal centrodestra, se non la ricerca di un nome più significativo rispetto al passato, come quello di Eike Schmidt. Per quest’ultimo bisogna dire che non solo non se ne conosce alcun programma, ma neppure si sa se si candiderà o no.
Il silenzio non è solo della politica: in altri periodi del passato era forte il ruolo delle istituzioni culturali, prima di tutto l’Università, nel dibattito sulla città e nel contributo di proposte: oggi non si saprebbe cosa segnalare.
L’ingresso della Fiorentina nell’agone politico spingerà a risolvere le contraddizioni che Firenze ha di fronte?
C’è da dubitarne, anche se il partito di Renzi ci si è buttato a pesce, in nome di che non si capisce, ma tutto può servire per un gioco politico come sempre spregiudicato.
L’augurio che si può fare è che con l’anno nuovo le classi dirigenti di maggioranza o di opposizione trovino la forza d cambiare, in una città e in una regione che vivono le tragedie del mondo di questi tempi e che devono fare i conti con l’incerto destino che le attende.
Franco Camarlinghi
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