Infatti alla Kermesse mancava anche il progetto
28 Novembre 2022News
28 Novembre 2022di Pierluigi Piccini
Giovedì sera Per Siena presso la sede di Pluriversum ha organizzato un dibattito sulla produzione culturale e i modelli di città che ne possono derivare. Relatori due persone che hanno avuto un ruolo importante nelle vicende intellettuali di Siena negli ultimi venti, trenta anni, Donatella Capresi e Sergio Risaliti. La dottoressa Capresi ci ha ricordato gli inizi di un gruppo di laureandi che seguendo le indicazioni del loro professore Giovanni Previtali in una facoltà di storia dell’arte costituita da pochi anni, si faceva le ossa nell’organizzazione di mostre che avevano come obiettivo, lo studio, il restauro l’esposizione di un ricchissimo patrimonio artistico. Lavoro che fu favorito dall’acquisizione che nel frattempo il Monte dei Paschi aveva portato a compimento della collezione del Conte Chigi che confluirà successivamente nella Fondazione Musicale Chigiana. Un lavoro artigianale, fatto di spirito pionieristico con la voglia di capire che iniziò con il Sassetta per continuare con la bellissima mostra sulla scultura dipinta per arrivare al grande lavoro su Duccio. Tutto quello che è venuto dopo ha cercato di riproporre lo schema vincente già collaudato ma non sempre con il medesimo risultato. Lo stesso spirito pionieristico che per altre situazioni aveva informato di se l’apertura del Palazzo delle Papesse. Apertura avvenuta in pochi mesi, con dei costi risibili rispetto alle altre operazioni, poche, che erano partite in Italia come quella del Castello di Rivoli. Risaliti nel raccontarci quegli anni ci ha sottolineato l’importanza di tale operazione che rappresentava una novità generazionale assoluta e una rottura rispetto a sistema artistico e museale italiano consolidato i cui attori principali erano curatori con Germano Celant e Bonito Oliva con tutto quello che rappresentavano. Insomma l’apertura di un mondo di giovani artisti italiani e non che è durato ininterrottamente per cinque anni. Un’impresa di aggiornamento e apertura internazionale che aveva portato a conoscenza e alla ribalta generazioni di artisti poco considerati. Si era generato uno scambio tra nuovi attori e reti nazionali e internazionale. Si confrontavano e completavano due città diverse, la prima compatta, interna che valorizzava il suo patrimonio e nel valorizzarlo diventava internazionale. L’altra una città che iniziava a confrontarsi con un mondo contemporaneo e con una città che grazie anche al lavoro del gruppo degli storici dell’arte dell’Università diventava sempre più conosciuta e meta di un turismo colto. Il periodo d’oro di Siena, legato a molte altre presenze di eccellenza cittadine. Una su tutte il lavoro degli archeologi guidati da Francovich dentro e fuori il Santa Maria della Scala. L’obiettivo principale era rivolto ai cittadini senesi, ai giovani e all’identità comunitaria, poi i turisti. E qui la domanda che dai partecipanti alla riunione è venuta in maniera quasi unanime, perché questa situazione di eccellenza è venuta meno? E perché sostanzialmente le due esperienze sopra ricordate finiscono nei primi anni del 2000? Eppure la valanga di denaro proveniente dalla Fondazione Monte dei Paschi inizia a circolare dal 2004. Obiettivi diversi? Ricerca del consenso mirato al singolo elettore o nella sua forma associativa? Scarsa attenzione a questi argomenti determinato da una non particolare preparazione in materia? Incapacità a comprendere i cambiamenti in atto per una forma di autoreferenzialità? Alcune risposte sono in queste domande ma non tutte probabilmente, una forse potrebbe essere certa: i politici erano impegnati a pensare ad altro con scarsa preparazione. E il futuro? Di questo parleremo in un altro intervento perché di proposte di lavoro ne sono venute molte e diverse interessanti.
1 – continua