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Diritto di asilo a rischio in Europa e in Italia. Lo dimostra tra l’altro la sospensione dell’esame delle procedure d’asilo dei siriani, prima nazionalità tra chi cerca rifugio nell’Ue e seconda di provenienza di chi sbarca dalla rotta mediterranea.
L’allarme è stato lanciato dalla Fondazione Migrantes ieri alla presentazione dell’ottava edizione del report sul diritto d’asilo curato da Cristina Molfetta e Chiara Marchetti, “Popoli in cammino… senza diritto d’asilo” (Editrice Tau 2024, pp. 424, euro 20).
Lo studio rilancia i dati Unhcr secondo i quali un abitante del mondo su 67 ha dovuto lasciare la propria casa e la propria terra forzatamente per fuggire da guerre, persecuzioni fame, mutamenti climatici. Nel 2013 questo rapporto era di uno su 142. E il 31 dicembre, alla fine di un anno drammatico per guerre, conflitti, mutamenti climatici e secondo l’agenzia Onu per i rifugiati, saranno oltre 130 milioni le persone sradicate a forza nel globo. In Europa per contro calano domande di asilo e arrivi per respingimenti, intercettazioni in mare e blocchi delle rotte. Secondo il report il futuro è cupo, il “nuovo” Patto europeo su migrazione e asilo, infatti, è «un compromesso al ribasso che prelude a un ulteriore impoverimento dei diritti di richiedenti asilo e rifugiati». Si alzano i muri, calano i flussi in entrata. Nell’Ue allargata ( i 27 più Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) nei primi otto mesi del 2024 sono in netta diminuzione – 39% rispetto allo stesso periodo del 2023 – rifugiati e migranti “irregolari” ai confini esterni . E nei primi sei mesi del 2024 i richiedenti asilo nella Ue per la prima volta sono stati circa 449mila, contro i 475mila dello stesso periodo del 2023 , un calo del 5% .
Mediterraneo centrale. Sono crollati gli arrivi dal Mediterraneo di rifugiati e migranti: fra gennaio e metà ottobre si contano 54mila sbarcati, il 61% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma il prezzo in costi umani è altissimo. Alla fine di agosto 2024 la stima dei rifugiati e migranti morti o dispersi nel Mediterraneo aveva raggiunto le 1.342 unità secondo Migrantes. La traversata del Mediterraneo centrale, dove ci sono state 1.053 vittime, resta la più pericolosa. Oggi il rischio di perdere la vita sulla rotta è pari a un caso ogni 40 arrivi. Era di uno ogni 63 nel 2023. Aumentato anche il numero di migranti e rifugiati intercettati dalla cosiddetta Guardia costiera libica e deportati in «un sistema organizzato di miseria, arbitrio, vessazioni, taglieggiamenti e violenze». Da gennaio ad agosto 2024 ne erano già stati fermati in mare 16.220 contro i 17.190 di tutto il 2023. Peraltro dal 1° gennaio al 31 luglio 2024, meno di un quinto di tutti i rifugiati e migranti sbarcati in Italia è arrivato grazie a navi delle Ong.
Cambiano i Paesi di provenienza. Il Bangladesh è al primo posto (quasi 10.800 arrivi) fra le persone sbarcate, seguito dalla Siria (10 mila circa) in terza posizione la Tunisia. Nel 2023 le prime cittadinanze d’origine erano la guineana, la tunisina e l’ivoriana.
Rotte di terra.
Anche alle frontiere con Slovenia, Austria, Svizzera e Francia sono calati gli “irregolari” rintracciati, “riammessi” oltre frontiera o in Italia e respinti al confine francese. Questi ultimi nei primi sette mesi del 2024 si sono ridotti a un decimo rispetto ai medesimi periodi del ’23 per una sentenza della Corte di giustizia Ue e una del Consiglio di Stato transalpino. Sono 1.241, invece, i respingimenti alla frontiera effettuati dall’Italia verso la Slovenia nei primi sette mesi del 2024 dopo il ripristino dei controlli alla frontiera con il Paese balcanico.
Corridoi umanitari. L’impegno di diverse realtà associative e religiose e i protocolli sottoscritti in vari Stati ha permesso di raggiungere l’Europa in sicurezza in dieci anni a 7.831 persone, di cui 6.807 in Italia.
Rifugiati in Italia. Al 1° gennaio 2024 erano poco meno di 414mila i cittadini non comunitari con permesso di soggiorno per motivi di protezione e asilo, lo 0,7% di tutta la popolazione. In Europa siamo al quarto posto come paese per richiedenti registrati nel 2023 dietro Germania (329mila, + 51%), Spagna e Francia. Secondo i dati Eurostat, nei primi otto mesi del 2024 hanno chiesto protezione in Italia circa 109 mila persone, un terzo in più rispetto allo stesso periodo del 2023. A giugno i richiedenti registrati erano già 85mila.
Dinieghi. Nel primo semestre 2024 le Commissioni territoriali per l’asilo hanno esaminato le domande di circa 37.400 richiedenti, riconoscendo a circa 3mila persone lo status di rifugiato, a 5mila le protezioni sussidiarie e a 6mila la “protezione complementare”, ma pronunciando 23.400 dinieghi, pari al 62% di tutte le domande esaminate in Italia. Un dato cresciuto negli ultimi anni Accolti. Il report – che ha analizzato i decreti approvati nel 2023 – definisce come «frammentato, grossolano e iniquo» l’attuale sistema di accoglienza. A fine ottobre 2024 nel circuito italiano si contavano circa 138mila fra richiedenti asilo, rifugiati e migranti. Ben 100mila, il 73% del totale (percentuale poco più bassa dell’anno precedente), continuano ad essere ospitati nel circuito dei centri di prima accoglienza e nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria. A livello nazionale, solo il 27% degli ospiti si trova nella rete di Comuni del Sai.
Minori soli. Sono in calo dell’11% anche i minori stranieri non accompagnati, che erano 20.039 alla fine di agosto 2024, 17.608 ragazzi e bambini (88%) e 2.431 ragazze e bambine (12%). Il 21,5% si trovava in strutture di prima accoglienza, il 58% circa in strutture di seconda e il restante 20% presso famiglie. Ma restano 3.525, troppi, quelli allontanatisi dall’accoglienza nel primo semestre 2024. In prevalenza sono tunisini, guineani ed egiziani, quasi tutti maschi e per tre quarti con più di 16 anni. Non tutti raggiungono i parenti in Europa, spesso restano impigliati nelle reti del crimine.