Il vice di Trump debutta davanti ai vertici del Continente: “C’è un nuovo sceriffo in città” Incontra la leader di Afd Weidel e affonda il colpo: “Nella Ue la libertà di parola è in ritirata”
Tonia Mastrobuoni
MONACO – A un certo punto, il socialdemocratico Boris Pistorius, che per una settimana ancora farà il ministro della Difesa tedesca e che in un futuro governo di Grande coalizione potrebbe passare agli Esteri, non è riuscito a mantenere il suo nordico aplomb ed è sbottato: «Questo è inaccettabile!». Poco prima il vicepresidente americano J.D. Vance era salito sul palco della Conferenza per la sicurezza di Monaco con aria di sfida e aveva esordito: «C’è un nuovo sceriffo in città». È andato avanti per mezz’ora picconando le fondamenta del consenso europeo e dei rapporti transatlantici. «La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non viene dalla Russia o dalla Cina; ciò che mi preoccupa è la minaccia interna, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti».
In un’edizione che dopo la telefonata Putin-Trump nei conciliaboli viene accostata cupamente alla Conferenza di Monaco del 1938 dell’appeasement verso Hitler che segnò la fine della pace in Europa, Vance, a sorpresa, ha evitato quasi di parlare di Ucraina. Il vicepresidente Usa ha citato invece le elezioni in Romania, annullate perché falsate da una pesantissima campagna sui social orchestrata da Mosca per far eleggere un candidato prono a Vladimir Putin, e ha rovesciato la realtà: «Se la vostra società democratica può essere distrutta da 200 mila dollari di pubblicità, dovreste riflettere su quanto sia forte la vostra presa». Falso, ovviamente. Ma negare la realtà è la specialità dei trumpiani, e il vicepresidente ha scandito davanti a un’atterrita platea di capi di Stato, di esperti militari e di ministri che gli hanno a malapena tributato tre applausi, che «la libertà di parola, in Europa, sta battendo in ritirata».
Citando «Bruxelles», Vance è anche andato all’attacco di un continente che continua a difendere i diritti dei consumatori, la loro privacy e la concorrenza leale come nessun altro al mondo: «Non si può imporre l’innovazione e la creatività, così come non si possono forzare le persone su cosa sentire o cosa credere». Il vice di Trump sembra in missione per conto di Elon Musk, che teme che Bruxelles possa imporgli algoritmi e regole più trasparenti e protettive dei diritti fondamentali dei cittadini. E infatti Musk ha postato su X il discorso di Vance con lo slogan: «Make Europe great again!. Mega, Mega, Mega». Seguito da Trump: «Ha ragione, l’Europa sta perdendo la libertà di parola».
Su un solo punto, sull’ossessiva richiesta di investire di più nella Difesa, sono invece in molti in platea a dar ragione agli americani. A Repubblica il ministro della Difesa norvegese, Tore Sandvik, pur ammettendo di vedere ancora un po’ di «confusione » nella traiettoria della nuova amministrazione Trump, rivela che «l’incontro Nato dei giorni scorsi è andato bene e le garanzie per la sicurezza sono ancora in essere. Ma l’Europa deve impegnarsi di più sul fronte della spesa per la difesa. Dobbiamo smettere di parlare e agire, dimostrare che facciamo sul serio, nell’impegno militare». A maggior ragione dopo che ieri il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha detto che la presenza americana nel Continente «non durerà per sempre». Ma non tutti sono ottimisti come i norvegesi. E dietro le quinte, un genio degli scacchi come Gary Kasparov, che in passato ha sfidato Putin, gira per la Conferenza dispensando consigli su Trump ai politici europei: «Gli autocrati funzionano così: dovete capire dove gli fate male. E colpirli lì».
Ma sin dall’intervista apparsa ieri mattina sul Wall Street Journal, sono soprattutto le carezze di Vance all’Afd, che hanno messo molti di pessimo umore. E dal palco della Conferenza Vance ha ribadito il concetto, attaccando «dieci anni» di politiche migratorie fallimentari ed esortando i tedeschi a cancellare la linea rossa che divide da sempre i partiti democratici dalla destra estremista. Proprio sull’alleanza di governo con l’ultradestra, il vicepresidente Usa sta aumentando la pressione sul candidato della Cdu/Csu e probabile prossimo cancelliere Friedrich Merz, che ha visto a margine della Conferenza (snobbando il cancelliere in carica, Olaf Scholz). Poi in serata Vance ha voluto dare l’ultimo schiaffo all’Europa incontrando in un albergo proprio la leader dell’Afd, Alice Weidel.
Come sintetizza, intercettato daRepubblica, il presidente di Eurasia Ian Bremmer: «La sostanza del discorso di Vance agli europei è: non mi piacete. Non è mai stato e non sarà mai un atlantista. Il suo è un discorso a uso interno, per l’elettorato trumpiano che non ama l’Europa. Ma anche di forte sostegno all’Afd e alle forze anti establishment». E per il politologo americano, l’Europa deve svegliarsi: «Deve capire che stiamo tornando alla legge della giungla».