Uno sviluppo economico sostenibile in formato urbano, anzi lagunare, costruito (anche) attraverso bond legati a progetti specifici, chiamati a nascere nei settori del futuro: idrogeno, transizione, università, valore della residenzialità, turismo sostenibile, innovazione, inclusione sociale, legalità, cultura. È la scommessa della Fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità/Venice sustainability foundation (Fvcms). Che immagina per la città un meccanismo virtuoso capace di spingere sul motore economico e sociale per rispondere alle sfide complesse che minacciano la sua stessa sopravvivenza: sovraffollamento turistico, spopolamento, salvaguardia ambientale, difesa dalle maree, perdita occupazionale artigianale e industriale, conservazione del patrimonio storico-culturale. Un programma maturato ben prima che l’Unesco raccomandasse di inserire Venezia tra i patrimoni dell’umanità in pericolo (decisione che dovrà essere votata a settembre).
Costituita il 14 marzo del 2022, con presidente Renato Brunetta e vicepresidenti il governatore della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, la Fondazione raccoglie oggi 41 soci, tra cui – oltre alle istituzioni cittadine, del territorio e della formazione universitaria – aziende come Generali, Enel, Eni, Snam, Edison, Terna, Amazon, Leonardo, Microsoft, Tim, Poste, Ferrovie. Alilaguna, Cnr, Fincantieri, Unicredit e Unioncamere si sono inoltre candidate a entrare.
Investimenti sostenibili
Attraverso le proprie attività, la Fondazione vuole preparare Venezia ad attirare investimenti sostenibili. Concretamente. La strada dei bond è già sulla carta, con un protocollo operativo da maggio. «Realizzato grazie al Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari Venezia e al suo spin-off KnowShape, prevede che, in aggiunta ai Kpi di matrice regolamentare, i soggetti promotori del progetto finanziabile adottino su base volontaria un set addizionale di obiettivi di sostenibilità concepiti per massimizzare l’impatto sul territorio metropolitano dell’iniziativa oggetto di finanziamento», spiega il direttore della Fondazione, Alessandro Costa. Al momento questo strumento ha suscitato l’attenzione di tre diversi soggetti – di cui due afferenti al partenariato della Fondazione – con i quali si sta approfondendo l’applicabilità.
Pronto il roadshow
Per la presentazione a una platea di potenziali investitori la Fvcms sta attuando un roadshow tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo: Amsterdam, Bruxelles, Dubai, Ginevra. L’obiettivo non è solo vendere l’operazione Venezia, ma presentarla come modello replicabile nel mondo, per attivare sinergie. Onu, Commissione Europea, International Renewable Energy Agency, World Energy Council, World Economic Forum, Banca europea per gli investimenti: gli interlocutori non hanno confini. Come il pubblico della Biennale della Sostenibilità 2023, tra le prime iniziative della Fondazione, che è partita mettendo a fuoco il sistema del Mose, per guardare oltre: «Ricerca e innovazione per l’economia blu sostenibile: il paradigma di Venezia e le prospettive europee» sarà il prossimo incontro, il 19 settembre.
«Quella di Venezia è una storia di resilienza millenaria», ha spiegato il presidente della Fondazione, Renato Brunetta: «Abbiamo la convinzione che questo possa trasformare Venezia nella più antica città del futuro, la città-mondo di braudeliana memoria, modello planetario per la qualità della vita urbana». «Il suo posizionamento, speciale e unico, favorisce l’incontro di discipline e culture diverse. Venezia è la culla di un sapere transdisciplinare, ancora in formazione, ma dal quale dipenderà il nostro futuro», gli ha fatto eco Pierpaolo Campostrini, direttore del Corila, il Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia, e curatore della Biennale della Sostenibilità.
Si comincia dall’Università
Si comincia proprio dalla ricerca. Il progetto Venezia Città Campus, il primo dei cantieri della Fvcms, lanciato nel marzo scorso, punta a raddoppiare il polo universitario, per attrarre nuovi studenti e portarli da 25mila a 55 mila, con 100 nuovi corsi da attivare da qui a cinque anni e una riqualificazione di 5 milioni di mq tra l’area portuale di Santa Marta-Marittima, Marghera e Mestre. Si parlava di un investimento da 4 miliardi, ma questo prima della riscrittura del Pnrr di luglio. La via dei fondi privati invece va incasellata in una cornice di attrattività. «Si parte da un progetto, come può essere la rigenerazione di un’area, la Fondazione certifica la sua sostenibilità, si cercano risorse per finanziarlo, guardando oltre il Pnrr. In un contesto di competenze, di capitale umano, garantito dall’università. Questa è la sfida. Un’idea così non è ancora stata realizzata. Noi ci proviamo, le premesse ci sono tutte», conclude Brunetta.
La prima stazione di servizio per il rifornimento di idrogeno per la mobilità in ambito urbano è stata inaugurata da Eni nel giugno 2022 a Mestre, in via Orlanda. E ad aprile è stato annunciato il progetto Mare voluto da Frank Gotthardt, presidente e fondatore di CompuGroup Medical, dopo l’accettazione dell’offerta vincolante per l’acquisto dell’Ex Ospedale al Mare del Lido di Venezia da parte di Cdp Real Asset Sgr. L’idea è farne un parco tecnologico dedicato alle applicazioni innovative e di intelligenza artificiale nel settore medico, in un’area di 48mila mq, con un campus che dovrebbe ospitare mille ricercatori.