La sindrome del colibrì e le strade
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25 Gennaio 2024“Per il secondo anno accogliamo in Palazzo Vecchio una lectio del cardinale Betori e ne siamo felici e onorati. – ha detto Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento – Come nella precedente occasione, la sua riflessione teologica ed evangelica nasce a partire dalla piccola mostra natalizia, quest’anno dedicata ai Divini Bambini. In questa sua lectio mons. Betori ci guiderà alla comprensione del tema dell’incarnazione del Verbo, uno spartiacque nella storia umana perfino inintelligibile alla nostra ragione; eppure proprio la storia ci offre delle risposte quando andiamo ad affrontare la contingenza, perché pensare questo Dio incarnato, che si piega all’esistente e rinuncia alla sua onnipotenza e piena infinita sussistenza, è veramente qualcosa di sconvolgente, soprattutto ad una mente pervasa dalla sola obbedienza ad un Dio inconoscibile e invisibile. Nelle parole del Vangelo di Giovanni – a cui fa riferimento il cardinale nella sua lectio – è Dio che assume la fragile corporeità umana e si fa una sola cosa con la nostra carne, vivendone e subendone la sofferenza, perfino l’angoscia prima della morte. Ci pare di intendere nella scelta tematica di sua Eminenza una riflessione adatta ai tempi che viviamo.
L’esperienza rivelatrice del Verbo incarnato ci spinge alla imitazione di un Dio d’amore e di fratellanza diametralmente diverso e opposto al Dio guerriero, giudice severo e inflessibile del Vecchio Testamento.
Con i Vangeli, e con le parole di Giovanni, ci viene svelato che il verbo Essere si declina nella parola Amore, la parola più rivoluzionaria pronunciata dal figlio di Maria che predica e incarna un amore senza misura perché capace di porgere l’altra guancia fino al sacrificio. Un Dio uomo non vendicativo, non patriarcale, non armato. Quell’ Unigenito che, nato in una umile culla, ha aperto le sue braccia in croce per amore di tutti senza fare differenza.
Un Dio incarnato, un Dio di pace e di giusta libertà e fratellanza tra i popoli e le persone. Ecco il senso contingente e storico che mi piace interpretare nel titolo ‘Verbum caro factum est’”.