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15 Luglio 2025Viale Sclavo: un’occasione perduta. Il Comune cancella l’interesse pubblico e regala una rendita privata
Il Palasport di viale Sclavo non è solo un impianto sportivo: è una parte della memoria collettiva della città, un luogo che ha ospitato generazioni di sportivi, cittadini e appassionati. La sua riqualificazione non può diventare una merce di scambio al ribasso tra interessi privati e inerzia pubblica.
Eppure è quello che rischia di accadere.
L’Amministrazione comunale di Siena si prepara a cancellare la prescrizione urbanistica che subordinava la trasformazione dell’area di viale Sclavo alla riqualificazione e all’adeguamento sismico del Palasport.
Una prescrizione che rappresentava il baricentro di un compromesso tra interesse pubblico e sviluppo privato: l’imponente operazione urbanistica — 8000 mq di studentato, 1000 mq di direzionale, 2100 mq di palestra, oltre a parcheggi e aree di servizio — era giustificata dall’onere di riqualificare il Palasport, allora proprietà privata.
Oggi che il Palasport è stato acquisito dal Comune per i prossimi 50 anni, la giunta comunale intende liberare il privato da ogni vincolo, mantenendo però intatta la potenzialità edificatoria prevista.
Il risultato è chiaro: un’operazione immobiliare che vale milioni di euro, da cui il privato trae un enorme vantaggio senza alcun obbligo di investimento sul bene collettivo. Al contrario, i costi del recupero del Palasport peseranno integralmente sulle casse pubbliche, ovvero su tutti i cittadini senesi.
In queste condizioni, l’Amministrazione comunale ha l’obbligo di agire con responsabilità e trasparenza, assumendo impegni chiari e vincolanti nei confronti della città:
- Rendere immediatamente pubblici i costi stimati, i tempi previsti e le fonti di finanziamento per la riqualificazione e l’adeguamento sismico del Palasport, così da chiarire su chi ricade l’onere di un intervento essenziale per il patrimonio sportivo cittadino. Siena non può più permettersi opacità o ambiguità su investimenti che peseranno sulle future generazioni.
- Rinegoziare in modo puntuale e rigoroso il dimensionamento e le destinazioni d’uso del Piano attuativo, riducendo le superfici edificabili o vincolando parte dei volumi a funzioni realmente pubbliche e sociali, coerenti con i bisogni della città. La semplice eliminazione di una prescrizione così rilevante senza una revisione delle previsioni urbanistiche rappresenterebbe un atto di complicità politica con la rendita.
- Vincolare ogni incremento di valore per il privato alla realizzazione di opere pubbliche e servizi di quartiere, tra cui verde attrezzato, percorsi pedonali e ciclabili, parcheggi pubblici efficienti e alloggi di tipo sociale o a canone calmierato. Ogni metro quadro che diventa profitto privato senza contropartita impoverisce la città.
- Garantire un percorso pubblico di confronto e trasparenza, coinvolgendo cittadini, quartieri e rappresentanze sociali nelle decisioni che riguardano la trasformazione di un’area strategica per il futuro di Siena. Ogni scelta che ridisegna pezzi di città deve passare per il confronto democratico.
Rinunciare a queste condizioni significherebbe favorire una speculazione urbanistica mascherata da riqualificazione, scaricando sui cittadini il costo di operazioni da cui solo pochi trarranno beneficio.
Il Comune di Siena ha il dovere di tutelare l’interesse generale. Non può permettersi di svendere il futuro della città per assecondare logiche di profitto privato. Su questo punto non può esserci alcuna ambiguità né alcuna indulgenza.