fabrizio goria
roma
Dopo gli extraprofitti delle compagnie energetiche, ora a intimorire sono quelli di manifattura e servizi. A sottolineare che la persistenza dell’inflazione può essere alimentata da questi due ultimi settori è il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Che ha esposto il problema durante la presentazione del suo ultimo volume, “Inflazione e politica monetaria” (Laterza). «Sui margini di profitto noi abbiamo analisi che si fermano a fine 2022. Io sono preoccupato dai profitti prospettici. Ora che i prezzi dell’energia sono bassi, dovrebbe esserci un calo dei costi della produzione», ha spiegato. Non ci fossero, i rincari potrebbero continuare. È anche per questo che bisogna attendersi nuovi rialzi dei tassi, ha evidenziato ieri con un manzoniano mantra: «Adelante con juicio». Gradualità, dunque, e non colpi di testa.
Quando l’inflazione ha rialzato la testa nell’area euro, pochi giorni fa, una nota del fondo hedge Bridgewater di fine 2022 ha fatto riflettere più di un analista. Perché si parlava di un possibile mutamento delle aspettative dell’inflazione dell’area euro. Da importata sarebbe potuta diventare domestica. In altre parole, invece che derivante dai rincari dei beni energetici sarebbe potuta derivare da industria e servizi. È questo il timore che ha anche il governatore Visco: una spirale di trasmissione dei rincari tale da perdurare più a lungo delle stime e in grado di intaccare l’economia reale. «I costi di produzione stanno calando sull’onda dei minori prezzi dell’energia», rimarca Visco. Ma se questi non si trasmettono sugli scaffali, allora ci potrebbe essere uno squilibrio tale da erodere reddito prima e ricchezza poi. Visco si domanda: «Che cosa si farà di questi profitti? C’è rischio, anche in questo caso, di effetti di secondo livello». I margini commerciali, evidenzia, vanno monitorati. «C’è speculazione? Non lo so. Ma dobbiamo stare attenti e agire sulla concorrenza. Perché proprio in alcuni segmenti dei servizi la concorrenza può giocare un ruolo in questa fase. C’è una grande concentrazione di redditi in pochissime persone», afferma Visco. Uno scenario che, con l’estate alle porte, potrebbe portare a un tasso d’inflazione più duraturo di quanto previsto.
La questione dei margini di profitto di manifattura e servizi è centrale anche a Francoforte. «C’è un marcato rischio che ci possa volere più tempo per osservare una parabola discendente in questi due settori», spiega una fonte interna della Bce. Del resto, anche la presidente Christine Lagarde ha fatto notare che si tratta di un tema sotto stretto monitoraggio del Consiglio direttivo. Il quale farà il punto anche su questo capitolo nella verifica generale del pacchetto di contrasto ai rincari iniziato nel luglio 2022 per aumenti complessivi al costo del denaro per 375 punti base.
Il quadro è di complicata lettura, secondo il banchiere centrale italiano. Da un lato, i salari in Italia «sono troppo bassi e devono salire con la crescita. Le riforme strutturali possono dare una mano». Dall’altro, la significativa incertezza – termine utilizzato molto dal governatore ieri – impedisce di fornire un quadro di medio termine definito. È per questo che Visco ha sottolineato che si continuerà sul percorso tratteggiato in questi mesi. Vale a dire che oltre al rialzo da 25 punti base dei tassi di giovedì scorso, altri ne arriveranno. E saranno tutti basati sui dati che a mano a mano arriveranno.
La priorità di oggi, e Visco concorda in toto con Lagarde, è l’inflazione. «Il picco dei rialzi non è lontano», sottolinea, ma bisogna andare avanti con il viaggio intrapreso. Per farlo, comprendere le corrette dinamiche sarà cruciale per ridurre le incognite che aleggiano sull’area euro. «È chiaro che l’espansione degli utili ha svolto un ruolo più importante nella formazione dell’inflazione europea negli ultimi sei mesi circa», ha di recente evidenziato Paul Donovan, capoeconomista di Ubs. Il problema, come sottolineato da Visco, è capire quanto sia significativo questo ruolo. In modo da evitare un rimbalzo dell’inflazione.