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14 Novembre 2024SMdS e Performance.
Alla fine vincerà chi farà più rumore?
Atene, 405 a.c., tra le più spassose commedie dell’antichità è famosa la scena tratta dalle Rane, quella della traversata dell’Acheronte, durante la catabasi di Dioniso, dio protettore delle opere teatrali. Di performance in fondo si trattava anche allora. L’avventura comica raggiunge l’apice durante l’attraversamento della palude stiglia nella quale il gracidio delle rane-cigni, che danno il titolo all’opera, diviene talmente assordante da spingere Dioniso a misurarsi in una frenetica gara sonora. E allora un crescendo di battute comiche lascia argutamente il posto ad una riflessione politica e letteraria.
RANE:
Non ci vinci nemmen per sogno!
DIONISO:
Né voi me: da mattina a sera
strillerò, se ce n’è bisogno,
Brechechechè, coà, coà!
sinché non v’abbia fatto smettere quel coà!
Brechechechè, coà, coà,
brechechechè, coà, coà!
Il verso delle rane-cigno, sostantivo ossimoro che raffigura fastidioso gracchiare contrapposto al melodioso canto, rappresenta metaforicamente anche il conflitto tra note libere e salvifiche dell’alta cultura indipendente ed il vacuo virtuosismo dell’ordinaria rappresentazione contemporanea. Dioniso infatti scende nell’Ade per recuperare l’alto patrimonio culturale con buoni propositi ed esempi da seguire. All’altezza non ce n’erano più.
Per Aristofane, il conservatore, in una città in declino, la funzione dell’arte deve restare senza dubbio educativa. Per questa ragione alla fine della commedia il dio del teatro resusciterà Eschilo, custode del più alto valore di arte, cultura, lirica e poesia.
Il commediografo greco ricorda che la politica culturale, per recuperare un ruolo politico di primo piano, deve evitare la mediocrità evitando la palude del declino e della decadenza.
Veniamo a Xenos dunque, presentato e organizzato dal Santa Maria della Scala. La commedia è nella fase della parabasi, la scena è ferma, la storia non va avanti, il coro sfila davanti al pubblico e parla, si confessa ad alta voce. Troppo alta.
Pare di essere in procinto di assistere alla gara sonora in cui il rumore, il volume del canto, ossessivo, tenace, eccessivo, ingombrante ha la pretesa di mettere a tacere le richieste di solido contenuto culturale, declamate dalla città da anni ormai, a viva voce. Così il Presidente del SMdS crede, come un novello Dioniso, nella sua sfida, di aver messo a tacere le rane della città; in verità non si accorge che la sua barca è ormai giunta in una secca ed è troppo lontana per sentirle ancora gracchiare nella palude. Come Dioniso “Da mattina a sera strillerà se c’è n’è bisogno”, con i suoi cartelloni, i suoi festival e i talent show e ancora una volta come il Dioniso di Aristofane, alla fine, remando invano senza una rotta, rischierà di risultare piccino e sempre più risibile.
Curioso ma le commedie ad Atene erano rappresentate soprattutto nelle Lenee, quando il mare era difficile da navigare e nella città erano pochi gli stranieri – xenoi – ironia della sorte etimologica. Lo spettacolo restava chiuso e destinato essenzialmente alla città. Oggi diremmo provinciale.
C’è un passaggio nelle Rane di Aristofane estremamente attuale; durante la disputa tra Eschilo ed Euripide che declamano versi, Aristofane introduce l’espediente della pesatura delle parole attraverso una gigantesca bilancia.
Forse servirebbe anche a noi per pesare la consistenza delle tante parole, iniziative e rappresentazioni vuote che hanno riempito la storia del vecchio spedale, essendo vendute come arte o cultura.
(riceviamo e pubblichiamo)