Alla Festa dell’Unità di Napoli si era fatto approntare il collegamento per poter dichiarare in diretta social: «Il Pd non è un partito ma un pollaio» per poi apostrofare i dirigenti dem con «maleducati, imbecilli, pinguini». Chi? Il governatore campano democrat Vincenzo De Luca. La replica dall’altro lato della barricata Pd fu «si è messo fuori dal partito» ma De Luca non ci pensa proprio ad andarsene né vuole correre per la carica di segretario nazionale («Ho tanti guai da risolvere a Napoli e in Campania, mi prendo anche i guai del Pd?»). Resta nei dem e bombarda il Nazareno per i prossimi due anni, obiettivo il terzo mandato in regione.

IN LIBRERIA da oggi il suo nuovo libro Nonostante il Pd (Piemme), presentato ieri a Roma. Non una dichiarazione d’amore: «Al Pd parlo con il linguaggio mio, non con le parole figlie del parassitismo, delle cooptazioni, e delle miserie personali, non essendo io debitore di nulla a nessuno; anzi, avendo fatto quello che ho fatto, non grazie al partito ma nonostante il partito». Il libro spiega la sua idea di politica: «Sento frasi come ‘campo largo’ – ha detto in Tv da Fabio Fazio -. Se dici campo largo agli italiani, il 50% crede che parli del cimitero. Spesso mi chiedo questi giovanotti del Pd che iperspazio frequentano? Il Pd non è adeguato a essere una forza-governo credibile».

ALLA SEGRETARIA Elly Schlein, che gli blocca il passo, replica con i numeri: la seconda elezione con il 69,5% dei consensi e 14 liste (che hanno finito per cannibalizzare pure il Pd). Fa quello che fanno i governatori in Italia, incluso i dem, ma è l’unico additato come «cacicco». Il Partito democratico di De Luca è quello degli amministratori, guarda alle imprese e pesca nel centrodestra per rimanere al comando. E bacchetta Schlein perché non parla alle associazioni datoriali e insegue i 5S. Il governatore è già in campagna elettorale e il tour del libro tiene alta l’attenzione, rendendo difficile che si creino le condizioni perché si faccia avanti un competitor nel campo del centrosinistra disposto a incrociare le lame.

LE ALTRE DUE ANIME DEM, il gruppo che ha votato Schlein e quello dei consiglieri regionali, si sono disposte ad affrontare la lunga traversata. Ieri il commissario regionale del partito Antonio Misiani, i parlamentari Marco Sarracino (di fede schleiniana) e Valeria Valente (bonacciniana) hanno incontrato il presidente dell’Unione industriali di Napoli Jannotti Pecci, il presidente Acen Angelo Lancellotti, il segretario Claai Campania Alessandro Limatola e il presidente Confcommercio Campania Pasquale Russo, oggetto «Decreto Sud: un’occasione persa?». Dal lato Nazareno, è una risposta a De Luca che accusa pure la dirigenza di non parlare di Mezzogiorno: «Il Pd vuole essere il partito del lavoro – ha detto Sarracino – che significa quindi parlare con i lavoratori per recuperare un rapporto con quei mondi che ci hanno voltato le spalle. Ma bisogna anche parlare con chi produce ricchezza. Purtroppo il governo sta mettendo in campo politiche anti meridionali». Valente: «Credo che De Luca sia un ottimo governatore ma non apprezzo un certo linguaggio». E Misiani: «Sono per un partito inclusivo. Gli insulti non servono, serve invece tanta politica».

LO STESSO MISIANI a settembre aveva offerto il ramoscello d’ulivo proponendo il congresso del partito casertano e regionale a inizio 2024 (come più volte chiesto dal governatore) ma gli attacchi di De Luca hanno rimesso tutto in gioco. La lettura di una parte dei consiglieri regionali è stata: il governatore ha sabotato il voto per impedire una saldatura che lo avrebbe escluso. Ma il sospetto è che ci sia stato «un radicale cambio di piano» con l’avvio di una lunga campagna elettorale. Se dovessero proseguire i toni battaglieri il congresso verrebbe rimandato a data da destinarsi. E il terzo mandato? Il punto fermo dal lato Schlein è l’accordo con i 5S, un punto che coinvolge anche il sindaco di Napoli Manfredi che governa con i pentastellati. Su questo perno si cerca di erodere la candidatura De Luca per costruirne un’altra. «Alla fine verranno tutti su questa posizione – è il commento off the record – solo che c’è chi ha la libertà di poterlo dire già oggi».