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Questa è l’ennesima dimostrazione dell’inadeguatezza di questa amministrazione. Siena dal punto di vista degli impianti sportivi merita molto di più e sicuramente merita di avere almeno una struttura, dove appassionati, professionisti, studenti e atleti di tutte le età possano fare attività sportiva. Oggi si parla di atletica leggera ma lo stesso discorso vale per il nuoto e tutti gli altri sport che al momento, non dispongono di strutture adeguate. Fa sorridere (amaramente) come l’assessore Benini avesse annunciato di voler fare del campo scuola ‘una struttura di livello internazionale’ ed è finito con il perdere una delle campionesse del mondo del salto in alto. La mia solidarietà e un in bocca al lupo per la preparazione in vista delle olimpiadi vanno a Elena Vallortigara e al suo preparatore Stefano Giardi che, come annunciato oggi, non si alleneranno più a Siena.
Entrando nel merito dell’internazionalizzazione del campo scuola è doveroso sottolineare che solo il progetto, così come pensato, è fallimentare. Avere un impianto sportivo dalle grandi ispirazioni e attrattivo per gli atleti professionisti, comporta una serie di operazioni da eseguire. Intanto, la foresteria, o meglio, una piccola stanza pensata per gli atleti professionisti, all’interno della quale avrebbero dovuto dormire, cucinare e vivere, non è idonea a persone che si stanno preparando a grandi competizioni.
𝗟𝗮 𝗹𝗼𝗴𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗶𝗺𝗽𝗶𝗮𝗻𝘁𝗼. A partire del progetto, l’amministrazione avrebbe dovuto tenere conto delle tempistiche di alcune operazioni da eseguire già da subito: la stesura della nuova pista, per esempio, comporta una serie di stratificazioni che, con l’arrivo delle stagioni fredde, diventano complicate e ingestibili. I lavori del nuovo campo scuola sarebbero dovuti partire prima, preventivando anche eventuali disagi logistici e problemi vari, inevitabili ogni volta che si esegue lavori di grandi dimensioni. Se Elena Vallortigara fosse rimasta a Siena avrebbe dovuto allenarsi nell’impianto di Colle Val d’Elsa, tornare a Siena per completare gli esercizi in palestra e successivamente trovare in altre città una struttura indoor dove continuare gli allenamenti anche nei mesi invernali, una situazione impensabile per un’atleta che si sta preparando alle Olimpiadi. Tornando al ‘progetto di internazionalizzazione’, infine, sarebbe stata necessaria la realizzazione di una struttura indoor al posto della foresteria.




