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19 Novembre 2022Seeking director
19 Novembre 2022Gaetano Azzariti Docente a La Sapienza
Alla prima accelerazione di Roberto Calderoli sulle autonomie regionali, si sono sollevati gli strali delle forze di opposizione, di sindaci e governatori, soprattutto del Sud. Uno scontro culminato con la massima accusa: «Il testo di Calderoli è incostituzionale». In effetti, rileva Gaetano Azzariti, professore di Diritto costituzionale all’Università La Sapienza di Roma, questo scontro nasce «tutto da un problema di equilibri costituzionali», perché questa bozza di riforma «mette a rischio alcuni princìpi della nostra Carta».
Quali principi sarebbero a rischio?
«Iniziamo col dire che la Costituzione promuove le autonomie locali, è vero, ma lo fa a condizione dell’unità e dell’indivisibilità della Repubblica. L’autonomia differenziata ha essenzialmente questo problema: può portare a uno squilibrio tra Regioni, facendo venire a mancare, di fatto, l’unità. È quella che viene chiamata “la secessione dei ricchi”. Così, non rispetterebbe più il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3, e non garantirebbe quei diritti individuali delle persone di cui parla l’articolo 2 della Costituzione».
Le opposizioni individuano anche un problema di metodo: il Parlamento non può limitarsi a ratificare un accordo stretto tra il governo e le Regioni, ma deve poter intervenire. Hanno ragione?
«C’è in effetti un problema enorme che riguarda il ruolo del Parlamento. Il tema è delicatissimo. Dare la possibilità allo Stato di cedere alle Regioni fino a 23 delle sue funzioni equivale a una sorta di cambiamento della forma Stato. Questa trasformazione non può essere trattata alla stregua di un mero trattato internazionale. Si deve dare un ruolo decisivo al Parlamento, mentre nella bozza di Calderoli c’è una tendenza contraria, di emarginazione delle Camere».
Calderoli vorrebbe correre. Tanto da rimandare l’introduzione dei “Livelli essenziali delle prestazioni” e intanto andare avanti con la spesa storica. C’è un rilievo di costituzionalità anche qui?
«C’è ed è rilevantissimo. È la nostra Costituzione a imporre che su tutto il territorio nazionale si garantiscano i Lep. Li aspettiamo dal 2001. Prima andrebbero fatti i Lep, poi le Autonomie».
Calderoli dice che arriveranno l’anno successivo all’entrata in vigore della riforma.
«E chi può garantire che non salti? Non c’è nessun vincolo giuridico. Tutti ci auguriamo che questa legge si faccia, ma così si mettono il carro davanti ai buoi. E su questa promessa, su un auspicio, si creerebbe una spaccatura tra regioni del Sud e del Nord. Non giudico la volontà politica di correre di Calderoli, ma nessuno può assicurarci che riuscirà ad approvare i Lep. Se il ministro ha intenzione di arrivare all’autonomia differenziata, è bene che si proceda con ordine. Non si gioca con l’attuazione costituzionale». FED. CAP.