SINTRA — Quanto sia obbligata la strada della lotta all’inflazione lo dimostra il parterre de roi schierato al simposio della Bce di Sintra. Quattro tra i banchieri centrali più potenti al mondo – Stati Uniti, Eurozona, Regno Unito e Giappone – ragionano su come raffreddare i prezzi. Il meno angustiato è Kazuo Ueda – l’inflazione è ancora sotto al 2% ma sta salendo anche in Giappone. Ma la presidente della Bce Christine Lagarde, il governatore della Fed Jerome Powell e il numero uno della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, insistono: i rialzi dei tassi non sono finiti. In barba alle proteste dei governi – a quello italiano si sono aggiunti ieri lo spagnolo e il portoghese – i guardiani delle monete tirano dritto.
«Abbiamo fatto molto ma molto resta ancora da fare», ha ribadito Lagarde, ricordando che non ci sono «prove tangibili» che l’inflazione di fondo stia scendendo, né che i prezzi si stiano stabilizzando per poi calare. È una fase di enorme instabilità, aggravata dagli sviluppi inquietanti interni alla Russia, e non c’è motivo di abbassare la guardia. A luglio, come la Bce aveva annunciato già il 15 giugno, ci sarà un’altra stretta. Quanto a settembre, l’ex direttrice del Fmi ha ribadito che «dipenderà dai dati». E pazienza se ci saranno ripercussioni sul Pil: sia Lagarde sia Powell ritengono l’economia dell’area euro e quella americana “resilienti” e dunque un cielo meno nuvoloso all’orizzonte.
«Il nostro scenario di base noninclude una recessione, ma il rischio c’è sempre», sottolinea la presidente della Bce.
Nell’ultima riunione del Fomc, anche la Fed è stata esplicita. Ribadendo che entro l’anno saranno necessari almeno altri due rialzi dei tassi: la strada per raffreddare l’inflazione all’obiettivo del 2% è “ancora lunga”. Negli Usa, ha aggiunto, il mercato del lavoro ancora robusto e continua a stimolare i consumi. Tanto che molti nel board della Fed spingono per altri due rialzi dei tassi, ha precisato. «Siamo in territorio restrittivo ma non restrittivo abbastanza e riteniamo cheserva proseguire», Powell è tornato a citare il peccato originale. I tassi sono stati bassi per troppo tempo, sia gli americani sia gli europei, questo il sottotesto, hanno riconosciuto troppo tardi che l’aumento dei prezzi al consumo non era affatto “temporaneo”.
Una traiettoria condivisa dalla Bank of England: il governatore Andrew Bailey ha aumentato a sorpresa i tassi più del previsto nella riunione della scorsa settimana. E ieri si è allineato con i colleghi. Ma se i banchieri centrali si muovono come un sol uomo, i governi cominciano a storcere il naso. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti parlando del rischio recessione in Italia ha commentato: «In Germania è già arrivata». Dello stesso tenore i commenti del ministro delle Finanze portoghese, Fernando Medina, e della collega spagnola, Nadia Calvino: basta con i rialzi che danneggiano le famiglie, hanno protestato.