manuel follis
Mps «ha un grande potenziale e sono convinto questo potenziale sarà riconosciuto dal mercato man mano che noi continuiamo a raggiungere risultati che siano visibili e quindi apprezzati» ha commentato ieri Luigi Lovaglio, amministratore delegato della banca senese intervistato da Class Cnbc. I risultati del gruppo in effetti si stanno vedendo, il problema è che negli ultimi giorni il mercato si sta concentrando su altro, ossia sul fatto che il principale azionista dell’istituto di credito, il Ministero dell’Economia e delle Finanze con il 64,2%, è pronto a mettere sul mercato una partecipazione tra l’8% e il 12% della società.
La politica industriale può essere efficace quanto si vuole, ma quando gli investitori subodorano la cessione di una quota così rilevante prendono posizione e iniziano a vendere, convinti di potersi ricomprare successivamente le azioni a prezzi inferiori. E così Mps è stato il peggior titolo del listino, con un calo del 6,6% a 2,39 euro, che equivale ad aver bruciato più di 200 milioni di capitalizzazione in un solo giorno. Una flessione che se si considerano le ultime due sedute supera l’11%. Da adesso e per i prossimi mesi sarà tutta una questione di timing: che quota esattamente finirà su mercato e con che tempi? Le performance delle azioni saranno legate a queste scelte.
Non a caso ieri è stato il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti a specificare che il governo «non ha necessità di fare cassa», come a dire che per eventuali cessioni saranno attesi modi e soprattutto tempi giusti, cercando di evitare il più possibile speculazioni da parte degli investitori. L’obiettivo del governo, ha spiegato Giorgetti, «è fare politica industriale. Mps può diventare una leva per costruire un polo forte bancario, non abbiamo necessità di fare cassa subito», quindi le valutazioni che farà il ministero dell’Economia «saranno nell’interesse della banca e dei suoi azionisti, in particolare quelli che hanno partecipato a questa grande operazione di successo italiano». Al di là dei tempi, l’alleggerimento della partecipazione in sé ha senso, a maggior ragione visto che, come ha sottolineato anche Lovaglio, dall’ultimo aumento di capitale il Mef ha guadagnato «come ci stanno guadagnando tutti gli azionisti che hanno partecipato alla ricapitalizzazione». Il ceo ha in qualche modo puntellato le perole del ministro Giorgetti spiegando che la banca «è avanti sia per quanto riguarda le azioni che i risultati rispetto al piano». Oggi Mps è una banca normale, ha aggiunto, «siamo redditizi, abbiamo raggiunto un livello di efficienza molto buono, abbiamo un’ottima qualità degli asset e un capitale che ci porta ai vertici del sistema».
L’amministratore delegato di Mps ha poi affrontato il tema del consolidamento del settore. «La dimensione è importante perché ti consente di sviluppare nuovo business», ha spiegato Lovaglio, e «io credo che un processo di consolidamento sia un qualcosa che il mercato deve aspettarsi». Parole pronunciate poche ore prima dell’annuncio di Unipol, che ha avviato le operazioni per arrivare al 20% di Popolare Sondrio, una mossa che inevitabilmente sarà letta all’interno di uno scenario di risiko del comparto bancario.