Convegno | Dietro la facciata. Quali realtà, quali scelte, quali professionisti per i musei degli enti locali
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1 Novembre 2023
Beirut, parla Ghazi Hamad: abbiamo creato un grande choc per riprenderci il pallino
Due anni fa Hamas diffuse una foto del suo nuovo Consiglio politico: venti persone tra cui due donne. Ultimo a sinistra è Ghazi Hamad. La tv israeliana sta usando quella stessa immagine per tenere il conto dei membri del Consiglio che il Mossad riesce ad eliminare. Per ora ci sono 4 circoli rossi: due del 10 ottobre, uno del 16 e uno su una donna del 19. Sono rimasti vivi in 16: sono la «testa del serpente» della strage del 7 ottobre. L’incontro è in un appartamento provvisorio, pochi minuti e via, Ghazi Hamad è nel mirino.
Voi di Hamas avete ideato il massacro di 1.400 civili israeliani per fermare il riconoscimento di Israele da parte dell’Arabia Saudita?
«Sciocchezze. Questa è una guerra in corso da anni. Ricordo almeno sei grossi scontri dal 2009. Nella maggior parte dei casi è stato Israele a scegliere il momento, mentre ora l’iniziativa è nostra. Perché? Per le violazioni dei diritti dei palestinesi in Cisgiordania e Gaza, per i civili molestati ai check point, uccisi a Jenin, Nablus, Gerusalemme, per l’inerzia dei vari mediatori (egiziani, qatarini, Onu). Abbiamo dovuto prendere il pallino in mano».
Già 8mila morti dal vostro lato, per lei è avere il pallino?
«Non sono i primi massacri che commette Israele. Dagli anni ’40 del secolo scorso ne conto decine».
Le giro la domanda: è ancora favorevole all’attacco?
«Senta, qui ci sono due sole strade: la pace o la violenza. Abu Abbas (il presidente palestinese rivale di Hamas, ndr) è un uomo di pace, è sempre lì a parlare e dopo 30 anni di parole cos’ha ottenuto? Meno di zero. Sono aumentati i coloni israeliani, le confische di terre palestinesi, i settori della Cisgiordania isolati. Non è solo la politica del governo estremista di Netanyahu. Non c’è mai stato un momento buono per concedere qualcosa ai palestinesi, ma solo per allargare il controllo israeliano. Non ci hanno lasciato altra opzione se non la violenza. Israele ha l’arroganza di chi ha dietro gli americani e se ne infischia del diritto internazionale. Pensa: perché ascoltare Hamas se possiamo sconfiggerla. Beh, si sono sbagliati, l’operazione Al Aqsa sta cambiando il Medio Oriente».
Lei sa qual è l’obiezione alla sua tesi: Israele non può negoziare con chi come Hamas ha nella sua carta fondativa l’idea di distruggerlo.
«Noi siamo le vittime dell’occupazione. Secondo il diritto internazionale, siamo pienamente legittimati a combattere gli invasori».
Non ad attaccare dentro i suoi stessi confini, però. Finire l’occupazione non significa eliminare Israele.
«L’abbiamo chiesto a tutto il mondo, per favore, fate finire l’occupazione».
Non sta rispondendo alla mia domanda: perché non accettate che Israele esiste e partite da lì?
«Cosa dice a chi occupa casa sua? Resta pure?».
Così la violenza non finirà mai.
«Cosa avete fatto con gli occupanti tedeschi? Avete lottato fino ad eliminarli».
Senza negare l’esistenza della Germania in sé.
«Mi ascolti. Israele non è uno Stato pacifico. Ha bombardato il Libano, la Siria, Iraq, l’Arabia Saudita, l’Iran…».
E massacrando 1.400 civili si costruisce la pace?
«Abbiamo provocato un grande choc e adesso tutti si attivano per evitare che il problema si allarghi oltre questa nostra striscia lunga 365 chilometri. Bene, non siamo più gli unici a soffrire e a preoccuparci».
Quindi è soddisfatto di quel che sta accadendo?
«Stiamo pagando un grande prezzo di sangue, ma era necessario».
Nessuno però corre in supporto di Gaza.
«Sono anni che lottiamo soli. Ma il 7 ottobre è una vittoria: abbiamo distrutto il mito di Israele come superpotenza militare. Ci sono Paesi disposti a stringere patti di sicurezza con Israele perché convinti che saprà affrontare l’Iran o altre minacce. Invece Hamas ha dimostrato che Israele è battibile. Non potevamo farlo gratis, ma siamo pronti a pagare ancora».