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2 Novembre 2023Il politologo Chiaramonte:«Il centrodestra compatto può cogliere l’occasione di un centrosinistra variabile. Che rischia anche a Firenze»
Gi.Be.
«La destra vede uno spiraglio dove non c’era mai stato. Persino a Firenze, il cui risultato avrà di certo una valenza nazionale». Il politologo Alessandro Chiaramonte, docente all’Università di Firenze, membro del Centro italiano di studi elettorali, tratteggia le caratteristiche delle sfide amministrative del 9 giugno in Toscana.
Professor Chiaramonte, questa volta i fortini del centrosinistra toscano sono davvero contendibili?
«Nelle scorse elezioni politiche anche in Toscana abbiamo già visto il sorpasso, nei numeri, del centrodestra sul centrosinistra, una prima indicazione di conseguenza al livello nazionale. E abbiamo avuto la conquista progressiva dei capoluoghi, sette su dieci, dove peraltro spesso i sindaci di centrodestra sono stati riconfermati, un particolare non da poco. Rimangono al centrosinistra Firenze, Prato e Livorno, oltre che Empoli. Simbolicamente Comuni molto importanti, e non è più scontato che rimangano dello stesso colore».
È cambiato l’elettorato toscano o è il centrosinistra a non convincere più anche nelle città che lei ha citato?
«Siamo, lo ricordo, in un clima caratterizzato da grandissima volatilità: gli elettori cambiano come mai era accaduto prima la loro adesione ai partiti e la loro volontà di partecipazione. Che questa volta può tornare a crescere in ragione dell’election day con le elezioni europee. Insomma oggi non si può dar più nulla per scontato, anche nelle città che storicamente hanno dato il massimo di consensi alla sinistra toscana».
Quali saranno i fattori determinanti nella sfida delle amministrative?
«La qualità delle candidature, la qualità dei temi prevalenti in discussione, la divisione o l’unità delle coalizioni. Non si può non tener conto del fatto che il centrodestra andrà unito alla battaglia, mentre il centrosinistra avrà coalizioni variabili: il peso di piccoli partiti come Azione e Italia viva, della sinistra radicale e del M5S può fare in alcuni casi la differenza».
A Prato finisce l’era di Matteo Biffoni.
«È la sfida dove il centrodestra può avere aspirazioni più elevate. Anche volendo considerare il centrosinistra in coalizione con il Iv e Azione, lì la destra ha più consensi che altrove, adesioni che ha già saputo valorizzare nel recente passato. C’è poi per quella coalizione il vantaggio di non sfidare un sindaco uscente. Dipenderà ora molto dalle candidature».
A Livorno invece il sindaco uscente, Luca Salvetti, si ricandiderà per il secondo mandato. Ci sono più chance per il centrosinistra?
«Assolutamente sì: Livorno si colloca tra quei Comuni dove è probabile che la ricandidatura abbia un forte ascendente sul percorso elettorale. È storicamente una città di sinistra e la forte divisione che c’è negli ambienti fuori dalla coalizione di governo paradossalmente lo rafforza».
Lei diceva prima che quella di Firenze è una partita nazionale. In che modo?
«Lo è per forza: se il Pd perdesse lì sarebbe una clamorosa battuta d’arresto per la segreteria di Elly Schlein. È vero che Renzi non è più un esponente del Pd, però tanto più se dovesse appoggiare il candidato di quel partito, se dovesse andare male sarebbe una batosta difficile da assorbire».
E se il partito di Renzi, Iv, corresse da solo?
«Potrebbe determinare un ballottaggio. Bisogna capire quanto frammentato sarà il quadro al di fuori del centrodestra».
Perché il centrodestra a Firenze non è mai sembrato davvero capace di incidere?
«Direi che nel passato ha spesso sbagliato i candidati, sia nel Comune sia in Regione. Ha proposto sempre persone particolarmente poco attraenti per la grande area degli incerti, che a Firenze è molto estesa».
Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt potrebbe rompere questo trend?
«Si tratta di una figura con caratura decisamente superiore a quelle del passato, ma al tempo stesso un non politico per eccellenza: amministrare una città di 350 mila abitanti non è uno scherzo. Tuttavia, in una combinazione perfetta di condizioni…».
Quale combinazione?
«Un candidato attraente per la destra e una campagna caratterizzata dalla discussione sulla sicurezza sarebbero un buon inizio. A cui si potrebbero aggiungere due fattori: il secondo mandato di Dario Nardella che non fornisce un viatico di successo e la scelta di un candidato debole del centrosinistra».
Un candidato è debole se…?
«Se per esempio viene scelto tardi. E mi pare che a Firenze si vada in questa direzione. Se si scegliessero le primarie sarebbe il caso di farle molto in fretta, altrimenti le forti divisioni a ridosso del voto potrebbero avere un riverbero significativo».
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