TEL AVIV — L’esercito israeliano è arrivato a poche centinaia di metri dal complesso ospedaliero Al Shifa, che in questi giorni di bombardamenti violenti e di invasione a terra ospita cinquantamila sfollati. Sotto l’ospedale, secondo l’esercito di Israele, ci sono i bunker sotterranei che fanno da centro di comando di Hamas e forse c’è anche il nascondiglio del suo capo, Yahya Sinwar, l’organizzatore degli attacchi del 7 ottobre. Come prova, hanno diffuso le immagini finali di un’operazione in corso da giorni con i carri armati per prendere il controllo di un gruppo di palazzi accanto ad Al Shifa, a circa trecento metri. In una battaglia urbana contro un gruppo di irriducibili come sono molti degli uomini di Hamas anche trecento metri sono una distanza difficile da coprire e possono costare molti morti, ma a questo punto il problema diventa politico: come svuotare il complesso di AlShifa senza far scappare eventuali leader di Hamas? Oppure: come tenerlo in funzione per i civili che ne hanno bisogno e dare la caccia allo stesso tempo a chi potrebbe essere ancora lì sotto? La voce che rimbalza per Gaza City dice che i leader di Hamas si sarebbero già dileguati grazie ai tunnel verso il settore Sud, quello dove per ora ci non ci sono soldati israeliani, ma è appunto una voce. Ieri il capo di stato maggiore, Herzi Halevi, si è fattofotografare assieme al direttore dell’intelligence interna (Shin Bet), Ronen Bar, mentre all’aperto su due sedie di plastica dentro alla Striscia di Gaza parlavano della situazione. Il messaggio della foto era: sparate ancora mortai e razzi ma siamo qui tranquilli, state perdendo il controllo del vostro territorio, ora siamo noi a calpestarlo.
A giudicare da un’altra fotografia arrivata ieri i carri armati israeliani che avanzano da Sud sul lungomare della città sono arrivati per la prima volta al porticciolo che in tempi normali offre riparo alle barche da pesca. Da lì manca un chilometro, lato mare, al complesso ospedaliero Al Shifa, che comincia a essere accerchiato. I bombardamenti israeliani sono devastanti, non c’è un palazzo che non sia danneggiato e ci sono cadaveri per le strade.
Ieri decine di migliaia di palestinesi si sono spostati verso il settore Sud in cerca di sicurezzasfruttando una pausa di quattro ore – circoscritta a una sola strada – annunciata dai soldati israeliani. Ormai succede ogni giorno, nelle ore centrali, e sempre più palestinesi lasciano il Nord della Striscia in aperta opposizione alla richiesta di Hamas, che vorrebbe restassero vicino alla linea dei combattimenti.
L’Amministrazione Biden ha detto che diventerà una pausa regolare e sarà confermata tutti i giorni con almeno tre ore di anticipo. La strada è la Salah al Din, che corre da Nord a Sud nell’entroterra e passa nel cuore di Gaza City. Ora c’è l’idea di fare la stessa cosa sulla litoranea ar Rashid, quella della foto con i carri armati già menzionata.
Al mattino la brigata israeliana Nahal ha dichiarato di avere conquistato una postazione importante di Hamas dentro al campo profughi di Jabalia, nord di Gaza City. Dieci giorni fa il campo era stato colpito da raid aerei israeliani pesantissimi, che avevano abbattuto decine di edifici e ucciso almeno cinquanta persone e poi si erano ripetuti nei giorni successivi. Hamas perde un altro pezzo nel settore nord in meno di due settimane, è lontana dall’essere sconfitta ma il livello di resistenza che oppone all’avanzata israeliana è meno forte di quanto si potesse pensare.