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25 Novembre 2023IL CASO AD AGRIGENTO
Una sala completamente deserta per la serata inaugurale del Festival “Paladino d’oro” dedicato al cinema sportivo e, l’indomani mattina, feroci critiche sui giornali, accese polemiche, accuse e sfottò sui social. Sono circolate persino vignette satiriche sull’autore del presunto flop della manifestazione in programma nel prestigioso Teatro Pirandello di Agrigento dove l’altra sera nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno una tra le autorità locali invitate, si è presentato all’appuntamento, che per i cittadini era a ingresso gratuito. Per questo uno degli organizzatori, l’imprenditore Alberto Re, 78 anni, giovedì mattina, nella sua abitazione dove si trovava da solo, senza che nessun familiare potesse fermarlo, in preda alla più profonda disperazione si è sparato un colpo di pistola in testa e dopo 24 ore di agonia in ospedale è morto. Non ha retto alla «campagna denigratoria » che, come ha sottolineato il prefetto della città siciliana, Filippo Romano, «ha travalicato i limiti dell’umanità». Travolto dall’odio, Re ha lasciato una lettera in cui spiega le ragioni del gesto: il documento, in cui l’uomo esprime gratitudine agli agrigentini ma anche amarezza per il grave «sciacallaggio mediatico» subito, è ora al vaglio della locale Squadra Mobile mentre la procura ha aperto un’inchiesta.
Resta anche da vedere perché la platea del teatro è rimasta vuota.
Dopo la tragedia, la città è sotto choc e riflette su quello che è accaduto. « Alberto voleva contribuire a elevare il dibattito culturale della sua amata Agrigento, non gli è stato concesso, sui social media viaggiano sentenze di condanna senza nemmeno il capo di imputazione – ha scritto la famiglia dell’imprenditore in una nota diffusa alla stampa –. Si apra adesso una riflessione su quello che è accaduto, lo si deve ad Alberto, perché mai più ci si possa trovare di fronte alla tempesta senza vestiti. Perché mai più ci si scaraventi contro un uomo con tale veemenza». Il Festival, giunto alla sua 43esima edizione, è costato al Comune 35mila euro e il fatto che non ci fosse nessuno all’inaugurazione, nonostante i successi ottenuti negli anni precedenti, ha suscitato polemiche nella cittadinanza. Ma il dovere di critica stavolta è andato davvero aldilà del lecito trasformandosi in un vero e proprio linciaggio morale che ha portato a conseguenze irreparabili spingendo l’imprenditore al suicidio. È successo altre volte che commenti su Facebook e sulle svariate reti sociali del web abbiano agito come delle lame taglienti nei confronti di utenti presi di mira in modo esagerato e offensivo. Ma si può far male, si può persino uccidere così, con parole e giudizi capaci di distruggere la persona, di agire come «un’onta che sale e scalfisce, che non arretra di fronte a niente», hanno commentato i parenti di Alberto Re, persona onesta e stimata da tutti anche fuori Agrigento.