Gli spalti del Colosseo ed il circo mediatico
9 Dicembre 2023Qualcuno sa dirci qualcosa su questo progetto?
9 Dicembre 2023Ieri tra le mille cose da fare mi sono imbattuta in una notizia dell’Università di Siena: Convegno “L’apertura di un centro per uomini autori di violenza e la formazione degli attori della rete di sostegno”
Nella giornata commemorativa diventano tutti più buoni. Se hai picchiato ti penti e “noi” ti perdoniamo. Se violenti oppure uccidi “noi” ti curiamo, ti accogliamo: del resto loro sono i malati, “noi” i soccorritori, i caritatevoli di una società che pretende, così facendo di essere “sana”. Così facendo si escogitano delle strutture per la fragilità; che per esserci impiegano risorse per uomini che devono “disintossicarsi” dalla crudeltà e dalla violenza. Il malato fa sostanzialmente comodo è “utile” non estende il contagio, è lui il singolo, l’abbandonato spesso disconosciuto dalla stessa famiglia di appartenenza. La mela marcia, ma solo quella, che lascia le cose esattamente come le trova. Gli unici ad essere interessati, per diversi motivi, diventano i legali che dispensano consigli per avere uno sconto di pena: fai il bravo! I soliti stanchi riti a cui siamo abituati da anni e anni.
Nel mentre le donne che subiscono relazioni tossiche o violente nella stragrande maggioranza dei casi non hanno i mezzi sufficienti per emanciparsi, per essere autonome, per vivere del proprio lavoro con i propri figli. La questione allora diventa di natura diversa e chiama in causa altri attori. Domanda: perché non potenziare le forme di protezione sociale ed economica per queste donne? Ha senso spendere denaro pubblico per curare la psicopatologia dei loro compagni? E si ritorna, di nuovo, ad una lettura tutta maschile del problema. Leggo così la vulgata oggi imperante del richiamo ai maschi, ai padri. La questione, a mio avviso, è un’altra e molto diversa dal patriarcato: come rendere indipendenti le donne. Ma siamo sicuri che lo si voglia veramente? Insomma alla fine restano i maschi alfa che poverini, ogni tanto sbroccano, perdono la pazienza e ti ammazzano di botte. Ma poi per fortuna “noi” li salviamo anche se tu che dentro sei già morta mille volte per ogni schiaffone, per ogni offesa subita, poi muori davvero.
E così via fino alla prossima giornata commemorativa.
(riceviamo e pubblichiamo)