DAVOS — Visto da Davos, l’ottimismo con cui i mercati hanno approcciato questo 2024 appare fuorviante. Sarà il gelo delle Alpi svizzere, fino a meno 16 questa settimana, che raffredda gli entusiasmi. O più probabilmente la prospettiva più larga con cui i 2800 leader politici, manager ed economisti che da ieri sono arrivati al World Economic Forum si sforzano di guardare alle cose. Vero: lo scenario base racconta che il mondo dovrebbe superare lo choc inflattivo senza recessioni, il cosiddetto “atterraggio morbido”, con le Banche centrali che a un certo punto dell’anno invertiranno la loro stretta monetaria. Ma dietro l’emergenza prezzi, più in profondità, il globo precipita nell’incertezza di una crescente frammentazione geopolitica, che sette capi economisti su dieci, nel tradizionale sondaggio che introduce i lavori del Forum, vedono aumentare: guerre calde in Ucraina e Medio Oriente, quella fredda tra Stati Uniti e Cina, tensioni che impattano su una crescita già anemica e minacciano anche di arrestare il percorso di rientro dell’inflazione.
Il tema di questo Forum è “Ricostruire la fiducia”, ma sembra più un auspicio che un progetto, specie in un anno di elezioni polarizzanti che proiettano “disinformazione” e “spaccature sociali” al vertice della lista dei rischi. Dietro a questo giudizio si intravede soprattutto lo spettro di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il grande elefante nel Centro congressi di Davos con lasua agenda isolazionista fatta di dazi e picconate alle organizzazioni internazionali. Ma il rischio è anche quello dell’avanzata delle destre sovraniste nelle elezioni europee. E proprio l’Europa sembra il grande vaso di coccio, in mezzo alla sfida tra superpotenze che investono miliardi per il primato industriale e tecnologico. «Fragile», come ripetuto da Mario Draghi nelle ultime uscite. I capi economisti, qui, condividono: se la crescita globale rallenta, quella europea si inchioda, tre esperti su quattro la indicano come “debole” o“molto debole” per il 2024, sotto a tutte le altre geografie.
Molto dipenderà dalle scelte delle Banche centrali: quando inizieranno ad abbassare i tassi? Philipp Hildebrand, ex governatore della Banca centrale svizzera e vicepresidente del fondo Blackrock, avverte che le aspettative dei mercati sono troppo rosee: «Scontano l’inflazione come un problema superato, ma a un certo punto ci accorgeremo che non sarà facile stabilizzarla all’obiettivo del 2%», anche perché la divisione del mondo in blocchi alza i costi inmaniera strutturale. Senza contare i possibili choc generati da un’estensione del conflitto in Medio Oriente. Il blocco della rotta del Mar Rosso, che ha già fatto impennare i prezzi dei trasporti, minaccia di allargarsi al settore degli idrocarburi: ieri il Qatar, tra i principali fornitori di gas liquefatto dell’Europa, ha bloccato il passaggio delle sue navi. E i “falchi” presenti a Davos non si sono fatti pregare: il governatore tedesco Nagel ha detto che è «presto» per parlare di tagli dei tassi e quello austriaco Holzmann addirittura che non scatterannonel 2024. Il pessimismo va preso con le pinze, il summit all’ombra della Montagna incantata di Thomas Mann ha spesso prodotto previsioni sbagliate. L’anno scorso tre quarti degli economisti qui vedevano una recessione, che non si è mai materializzata.
Né bisogna dimenticare che sulla crescita ci sono anche dei rischi al rialzo, primo fra tutti l’impatto dell’Intelligenza artificiale, vera grande protagonista del Forum a giudicare dal numero di volte che le lettere “AI” compaiono sulle vetrine della Promenade di Davos, trasformata in questi giorni nel quartier generale delle grandi aziende presenti. Gli economisti si aspettano che nei prossimi anni l’AI generativa rilancerà una produttività che stagna da tempo. Ma il suo effetto complessivo, per l’occupazione e la tenuta sociale, li divide tra ottimisti e pessimisti. Secondo un report del Fondo monetario impatterà sul 60% dei posti di lavoro e, se non governata, incrementerà le diseguaglianze. Ma chi la debba, o possa governare, è un grande punto di domanda.