ROMA — Piomba a Roma, come promesso, e si prende la scena. Guida la rivolta degli amministratori, ne porta in strada settecento. Poi innesca un frontale (per fortuna solo verbale) con le forze dell’ordine che sbarrano la strada.
Guai a chiamarlo Masaniello. Certo è che il governatore della Campania Vincenzo De Luca indossa sempre più i panni e segue le movenze del paladino del Sud, vessato dalle politiche del governo delle destre. Fino a lasciarsi andare, varcare la soglia del politicamente corretto. Come gli accade spesso, stavolta un po’ di più. Alla premier Giorgia Meloni che dalla Calabria lo ha invitato ad andare a lavorare, ha risposto con un inequivocabile: «Str…».
L’invettiva mentre riprende fiato all’interno di Montecitorio. Unico palazzo del “potere”, con la prefettura, che si aprirà al governatore e alla schiera dei sindaci campani portati a manifestare nella Capitale. Tensione verbale con la presidente del Consiglio ma anche in via del Corso dove parte del corteo partito da piazza dei Santi Apostoli dietro al “condottiero” De Luca è stato bloccato dalla polizia. Una scena che ha scatenato il presidente della Regione: è tornato indietro e si è scagliato con veemenza protestando contro le forze dell’ordine: «Chiedete che qualcuno venga qui a parlare, sennò dovete caricarci, è chiaro? Ci dovete uccidere », ha urlato tra gli applausi e i cori dei fan. Nella marcia degli oltre 700 tra sindaci e amministratori della Campania che ha paralizzato il centro della Capitale, De Luca ha fatto tappa al ministero per le Politiche di coesione e Pnrr, a largo Chigi. Ed è rimasto in attesa per un’ora che qualcuno lo ricevesse, ma la porta è rimasta chiusa a lui e alla delegazione dei sindaci con al collo la fascia tricolore presenti alla manifestazione a cui ha aderito anche l’Anci. Surreale la scena di De Luca che bussa a un citofono come se si trovasse in un condominio e riceve come risposta solo un comunicato del ministro Raffaele Fitto sui fondi Fsc che esaspera ancora di più l’ex sindaco. Ne fa le spese un poliziotto, reo di non farlo entrare, che si è beccato «sei un pinguino» da De Luca. Poi il corteo ha virato verso piazza Colonna con il tentativo di arrivare sotto Palazzo Chigi. Tensione altissima con le forze dell’ordine che hanno spintonato con decisione i manifestanti che avevano intonato Bella ciao a cui hanno aggiunto il carico di “Fascisti e squadristi”. È stato il prologo al botta e risposta con Meloni che parlando dalla Calabria dei Fondi dei coesione ha detto: «Devo ringraziare i presidenti di Regione. Tutti hanno capito il senso di quello chestiamo facendo, tutti sono collaborativi salvo uno. Rispetto per carità, neanche mi stupisce troppo, se si va a guardare il ciclo di programmazione 2014-2020 risulta speso il 24 per cento della spesa, se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più». Un’accusa che ha fatto sbottare De Luca: «Meloni? Senza soldi non si lavora. Str…, lavori lei». Un insulto che spinge anche chi era accanto al governatore a dissociarsi, come fa subito Clemente Mastella sindaco di Benevento: «È venuto meno il rispetto, solidarietà a Meloni». Rischiano così di passare in secondo piano i temi alla base della sentita protesta. De Luca poco prima, da piazza Santi Apostoli, aveva affrontato con decisione la questione dei Fondi di sviluppo e coesione: 5,6 miliardi per la Campania fermi a Roma: «Problema didemocrazia. Chi governa non può prendere le risorse come se fossero un bottino di famiglia. La democrazia vive se vengono rispettati i diritti di tutti. La dignità del Sud non è in vendita, la Meloni chieda scusa perché sta bloccando risorse essenziali per creare lavoro». E sulla riforma delle Zone speciali partono accuse di clientelismo: «Chi fa questo io lo chiamo imbecille, o no? Qual è la malizia di questi giovanotti? Che l’imprenditore vada a Roma a genuflettersi. Questo è il peggio del clientelismo. Si vergogni Meloni, non io». Bordate anche sulla riforma dell’Autonomia differenziata: «È una legge truffa». Argomento su cui si è soffermata Meloni replicando all’intervista su Repubblica di Elly Schelin: «A chi mi accusa di dividere l’Italia vorrei dire che l’Italia è stata divisa da chi credeva che ci fossero cittadini di serie A e di serie B». Polemico con i manifestanti il ministro Matteo Piantedosi che in serata ha accusato gli amministratori arrivati a Roma «di gravi provocazioni e di violazioni di prescrizioni preventivamente condivise».