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A Carrara
Giorgio Bernardini
CARRARA «Questa scelta deve far riflettere, lavorerò con Simone Caffaz per farlo vincere: Carrara è divenuta oggi un laboratorio che va oltre questa città, che deve far cessare l’arroganza del Pd e suggerire alla destra di spogliarsi del populismo per guardare al centro e al civismo». Con queste parole Italia Viva mette i suoi voti a disposizione della coalizione di centrodestra. E la decisione del deputato di Cosimo Ferri — candidato sindaco dei renziani che ha raccolto il 15% al primo turno con la sua lista civica — mette esplicitamente in discussione gli equilibri della coalizione di governo in Toscana, dove Iv siede accanto al Pd.
La decisione di Ferri di apparentarsi con Simone Caffaz (già Forza Italia ora Lega, 18,9 per cento al primo turno) contro la candidata del Pd Serena Arrighi (29,9 per cento) rende in primo luogo la città contendibile. Anche in considerazione del fatto che la coalizione di centrodestra può contare sul sostegno formale — altro apparentamento — del candidato di FdI e Forza Italia Andrea Vannucci (17 per cento al primo turno). «Sarà una lotta all’ultimo voto», si sente ripetere in città da qualche ora in riferimento al ballottaggio di domenica. Sul Pd si è infine abbattuta la scure del sostegno formale del Partito Socialista, che in dissenso dall’ex sindaco Angelo Zubbani ha avallato la scelta del centro di appoggiare la coalizione guidata da Caffaz.
Per interrogarsi su cosa comporti la scelta inedita del partito di Matteo Renzi è necessario comprendere come sia maturata. «Alla luce del mio risultato — racconta Ferri ripercorrendo le motivazioni dello strappo con il centrosinistra — mi sono confrontato subito con la candidata del Pd Arrighi. Sono venuti anche la segretaria regionale del Partito democratico Simona Bonafè e quello provinciale. Alla mia richiesta precisa sull’apparentamento, il modo più trasparente e l’unico riconosciuto dalla legge per allearsi, hanno preso un giorno di tempo. Poi non mi hanno mai risposto. Ho letto invece il post su Facebook della candidata in cui diceva che avrebbero corso da soli. In quella riunione mi parlarono anche di piano B, ma non specificarono mai quale: questo è il metodo che usano» conclude Ferri.
Oltre che per Carrara, il Pd è ora molto preoccupato del riflesso che questo «esperimento» potrebbe avere su altri territori, compreso il livello regionale, dove Iv governa con il centrosinistra. «Questa mossa — spiega il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Vincenzo Ceccarelli — crea disappunto visto che Iv è un partner di maggioranza. Queste sbandate lasciano politicamente perplessi, noi ora però dobbiamo concentrarci su Arrighi. Io credo comunque che la scelta di Iv non sarà compresa dall’elettorato di Carrara: forse non si rendono conto che stanno cambiando Dna».
L’apparentamento negato dal Pd è stato invece accordato ai renziani dalla coalizione guidata da Caffaz, che ora può puntare al ribaltone. «Noi non stiamo certo fermi», spiega laconico il coordinatore regionale di Iv Nicola Danti. Per ora in Palazzo Strozzi Sacrati nulla pare in procinto di cambiare. Ma i rapporti sono tesissimi e a taccuini chiusi quasi tutti ammettono che la prosecuzione delle alleanze, anche ai massimi livelli, dipende dall’esito dei ballottaggi. Con il «laboratorio Carrara» osservato speciale.