Toccati i picchi dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza Si soffre al Nord Emergenza minori
ROMA — Povertà assoluta al record storico in Italia: oltre 2 milioni e 234 mila famiglie, per un totale di 5 milioni e 752 mila persone nel 2023, l’anno dell’abolizione parziale del Reddito di cittadinanza, completato in questi mesi del 2024 dal governo Meloni. In percentuale: l’8,5 delle famiglie (da 8,3 del 2022) e il 9,8% degli italiani (dal 9,7 del 2022) non riescono ad assicurarsi un paniere minimo di beni essenziali. Nel 2014, nove anni prima, eravamo a 6,2 e 6,9%.
Non è l’unico, triste record. Rivela l’Istat, nel report pubblicato ieri, che l’anno scorso l’Italia ha toccato il picco storico di minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta: 14% equivalente a 1,3 milioni di under 18. L’altro picco mai osservato è tra le famiglie giovani, con la “persona di riferimento” (l’ex capofamiglia) tra 18 e 44 anni: l’11,7% è in povertà assoluta.
Si allarga poi la povertà tra chi lavora: da 7,7 a 8,2% tra 2022 e 2023, pari a 1,1 milioni di famiglie con un occupato, anche qui un record. Tra queste peggiorano le famiglie con un lavoratore dipendente, considerato a torto più tutelante: da 8,3 a 9,1%, oltre 944 mila. Il lavoro povero, malpagato e con poche ore, si conferma snodo cruciale e irrisolto del problema povertà in Italia.
A soffrire l’anno scorso è stato soprattutto il Nord, con un’inflazione che ha picchiato più duro e mangiato molto potere d’acquisto dei meno abbienti. Il Sud è al top per famiglie in povertà assoluta: 10,3% pari a 866 mila. Ma a crescere nel 2023 è stato il disagio al Nord: un milione di famiglie in difficoltà, pari a 2,4 milioni di persone, 136 mila in più sul 2022 e 300 mila in più sul 2021.
Dice l’Istat che l’incidenza della povertà negli ultimi 9 anni ha registrato «una flessione significativa » solo nel 2019, quando è stato introdotto il Reddito di cittadinanza. All’epoca le famiglie in povertà assoluta erano il 6,7% contro l’8,5% di oggi. E gli italiani poveri erano il 7,6 contro quasi il 10% di oggi. Già con il Rei, introdotto dal governo Gentiloni nel 2017, la situazione sembrava migliorare.
Poi la pandemia e l’alta inflazione hanno attutito il beneficio del sussidio. Ma senza il Reddito nel 2020, lo dice sempre Istat, l’Italia avrebbe avuto un milione di poveri in più. Vedremo cosa succederà quest’anno, iniziato con l’abolizione del Reddito, rimpiazzato dall’Assegno di inclusione. Le famiglie assistite si sono dimezzate: da un milione di luglio a 550 mila di febbraio. Lo stesso target del governo a 737 mila nuclei è largamente disatteso.
Significa che persino famiglie con minori, disabili e anziani non stanno ricevendo l’aiuto, nonostante le promesse della premier Meloni. «Il lavoro povero è ai massimi storici, per questo continueremo a batterci per salario minimo, rinnovi contrattuali e contrasto a precarietà», dice Maria Cecilia Guerra (Pd). «Dati drammatici », per la Cgil. La prova del «totale fallimento delle politiche di questo governo, dal carrello tricolore alla carta acquisti», per Valentina Barzotti (M5S).