Hamas sotto pressione sull’ipotesi di tregua. E strage di civili a Rafah
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30 Aprile 2024LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
Se i mandati di cattura internazionali per i capi militari di Hamas vengono dati come imminenti, altrettanto potrebbe presto accadere per esponenti israeliani accusati di aver reiteratamente violato il principio di «distinzione, precauzione e proporzionalità» nella reazione su Gaza. A quanto risulta ad Avvenire, l’inchiesta della Corte penale internazionale verte anche sulle operazioni di Israele in Cisgiordania, dove le occupazioni illegali dei coloni sono incentivate e protette dalle forze armate israeliane e da esponenti di governo.
La procura presso il tribunale internazionale attende l’esame dei giudici della Corte, chiamati a valutare le richieste di arresto che dovranno essere convalidate prima della loro emissione in campo internazionale. È anche per questa ragione che i media israeliani riportano la preoccupazione che sale fino ai piani alti, nel timore che tra gli indagati possa esserci perfino il primo ministro Netanyahu oltre al ministro della Difesa Gallant e al comandante dell’esercito Halevi. Dal poco che filtra, la procura internazionale dell’Aja sta lavorando su una lista di nomi su entrambi i fronti. Dai capi militari di Hamas nella Striscia, tra cui l’imprendibile Yahya Sinwar, ritenuti responsabili dei crimini commessi il 7 ottobre contro civili in Israele, e che senza alcun dubbio si occupano della gestione degli ostaggi ancora nelle loro mani. Ma resta il nodo Israele, per la smodata reazione su Gaza e aver ostacolato l’arrivo di aiuti via terra, testimoniato dai lanci aerei a cui sono stati costretti la Giordania
e gli stessi Usa. Era stato il procuratore capo Karim Khan a chiarirlo durante la sua missione in Israele e Palestina. «Per quanto riguarda Gaza, e nonostante le continue violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di Hamas e di altri gruppi armati nella Striscia di Gaza, il modo in cui Israele risponde a questi attacchi – avvertiva il procuratore capo il 5 dicembre – è soggetto a chiari parametri legali che regolano i conflitti armati». A cominciare dalla protezione degli ospedali colpiti dai raid di Tel Aviv nonostante all’interno vi fossero dei civili in cura. Ed è proprio questo uno dei capi di imputazione su cui gli investigatori internazionali stanno lavorando. «Scuole, ospedali, chiese e moschee, abitazioni sono protette dal diritto e non devono essere bombardate», aveva aggiunto il procuratore che aveva personalmente avvertito Israele: «Ho chiarito cosa dice la legge nei termini del principio di distinzione, precauzione e proporzionalità ». Non solo: «Ho anche chiarito abbondantemente che la legge aveva insistito il procuratore capo – non può essere interpretata in un modo che la privi di significato», quando invece occorre far rispettare la Convenzione di Ginevra, «ovvero proteggere i più vulnerabili della società, neonati e bambini, anziani e infermi, uomini e donne civili».
L’indagine non ha nulla a che vedere con quella promossa davanti alla Corte internazionale di giustizia dal Sudafrica, che accusa Israele di «genocidio contro la popolazione palestinese di Gaza». Nel 2021 la Corte penale internazionale ha stabilito che la sua giurisdizione penale si estende ai territori di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est, e aveva aperto un’indagine formale sulla violenza endemica nella regione a partire dal 2014. Per effetto di questa decisione, la procura è legittimata
a indagare sui crimini commessi sia in Palestina da parte di Israele, sia dai palestinesi in territorio israeliano. Anche se Israele non è uno Stato parte della Corte, la procura ha l’obbligo di investigare, se a commettere crimini internazionali sono esponenti dei Paesi membri e se all’interno dei confini degli Stati aderenti vengono commessi crimini.
Ma questa volta c’è una novità. Gli Stati Uniti non riconoscono la Corte dell’Aja. Ma l’atteggiamento di Netanyahu ha irritato Washington, che pur non collaborando direttamente con l’Aja e avendo detto ufficialmente di «non supportare» l’indagine della Corte penale contro Israele, non starebbe ostacolando il lavoro di acquisizione di materiali da parte della procura, che ha necessità di rivolgersi a organizzazioni internazionali, tra cui la Nato, per incamerare informazioni. L’Unione Europea, a parole convinta sostenitrice della Corte, non ha nascosto l’imbarazzo. Cinque stati in particolare (Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria e Lituania), hanno criticato la giurisdizione della corte sulla Palestina. Altri, come il Belgio, hanno invece assicurato un finanziamento aggiuntivo di 5 milioni di euro solo per le indagini sul conflitto Israele-Hamas.