TEL AVIV — Nel suo ufficio, ubicato al centro di Kyria, il complesso dello stato maggiore di Tsahal a Tel-Aviv, davanti a una carta geografica del Medio Oriente ci ha ricevuto colui che, a 74 anni, ha appena superato il record di longevità alla testa della nazione israeliana appartenente finoraa Ben Gurion.
Primo ministro Netanyahu, cosa pensa del piano di Joe Biden per un cessate-il-fuoco a Gaza, ripreso in una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite?
«Abbiamo accettato un cessate il fuoco temporaneo, per liberare gli ostaggi. Hamas si rifiuta di accettarlo perché esige un cessate il fuoco permanente che lascerà quei terroristi padroni di Gaza, pronti a reiterare massacri come quello del 7 ottobre 2023. Nessun governo responsabile lo accetterebbe. Oggi tutti riconoscono che sono Sinwar e i dirigenti di Hamas a ostacolare un accordo. La guerra può finire domani se si arrendono senza condizioni e se rilasciano gli ostaggi».
Hamas deve lasciare Gaza e trasferirsi in Algeria o altrove?
«A tempo debito, si potrebbe pensare a una soluzione di questo tipo».
Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) ha chiesto chefosse spiccato un mandato di arresto contro di lei e il suo ministro della Difesa, accusandovi di affamare la popolazione palestinese. Qual è la sua reazione?
«La mia reazione è la stessa di numerosi dirigenti, in particolare del presidente degli Stati Uniti, che hanno detto che è scandaloso. La richiesta del procuratore è doppiamente sbagliata. Parte dal presupposto di una falsa simmetria tra i dirigenti di Israele, eletti democraticamente e che combattono una guerra giusta con mezzi legittimi, e Hamas, l’organizzazione terrorista e genocida. È come se la Cpi avesse portato sullo stesso banco degli imputati Churchill, de Gaulle e i gerarchi nazisti, o George W. Bush e Bin Laden. In secondo luogo, il procuratore accusa Israele di prendere di mira di proposito i civili.
Israele fa esattamente il contrario.
Tsahal ha preso provvedimenti che nessun esercito contemporaneo ha mai adottato nei combattimenti urbani per limitare le vittime collaterali: invia sms, lancia volantiniai civili nelle zone che saranno coinvolte per chiedere loro di abbandonarle, compromettendo l’effetto sorpresa. Grazie a tutto questo, il rapporto tra civili uccisi e combattenti – più o meno alla pari – è il più basso delle guerre contemporanee, mentre Hamas usa i civili come scudi umani».
E per quanto riguarda l’accusa di affamare deliberatamente la popolazione di Gaza?
«Si tratta di una calunnia. Dall’inizio della guerra abbiamo consentito l’ingresso nella Striscia di Gaza a 25.500 camion con mezzo milione di tonnellate di cibo e medicine.
Abbiamo asfaltato nuove strade e aperto ai camion nuovi valichi di frontiera. Abbiamo autorizzato lanci di aiuti umanitari con i paracadute e permesso la realizzazione di accessi marittimi. Grazie alla nostra politica, il prezzo delle derrate alimentari a Gaza è sceso dell’80%».
Ma il procuratore non ha tenuto conto di tutto questo?
«Se avesse fatto il suo lavoro di ricerca, venendo in visita di persona in Israele, avrebbe constatato tutto questo. Non ha neanche domandato a Israele di condurre una propria inchiesta, quando sa perfettamente che il nostro Paese ha un sistema giudiziario indipendente. Quando si tratta di un Paese con una giustizia indipendente, il principio di complementarità ostacola la competenza della Cpi. Oltretutto Israele, che non ha firmato lo Statuto di Roma, contesta la competenza della Cpi. Quest’ultima non ha più competenza sul territorio dellaGiudea e della Samaria (la Cisgiordania) e a Gaza, perché lo Stato palestinese non esiste.
Se i giudici della Cpi seguissero il procuratore e accusassero Israele di carestia e assassinio dei civili, tale calunnia alimenterebbe l’antisemitismo in tutto il mondo e danneggerebbe la reputazione della Cpi. Diventerebbe un pericoloso precedente giudiziario, in contrasto con il diritto delle democrazie di difendersi. Se si permette al terrorismo di conseguire successi da qualche parte, si diffonderà ovunque. Occorre che voi Occidentali capiate bene che questa è una guerra di civiltà. Israele è in prima linea. La sua vittoria contro il terrorismo sarà anche la vostra».
In Israele, in Cisgiordania e a Gaza vivono oggi sette milioni di ebrei e sette milioni di arabi. Come immagina la coabitazione nei prossimi cinquant’anni di queste due comunità?
«Gli israeliani vogliono vivere in pace con i loro vicini palestinesi.
Purtroppo, però, nel corso degli ultimi cento anni i palestinesi sono stati presi in ostaggio dai loro dirigenti nazionalisti, il cui unico obiettivo è sempre stato la scomparsa dello Stato ebraico».
Qual è la sua posizione sulla creazione di uno Stato palestinese?
«Lo Stato ebraico di Israele, con i suoi cittadini non ebrei aventi gli stessi diritti, continuerà a sopravvivere e a prosperare. Per quanto concerne i palestinesi che vivono nei territori controllati da loro, dovranno avere tutti i poteri per autogovernarsi, manessun potere di minacciarci. Questo significa che in un prossimo futuro Israele dovrà mantenere il controllo della sicurezza, dal Giordano al m are. Se abbandonassimo il controllo che abbiamo sulla Giudea e la Samaria, l’Iran se ne impossesserebbe subito, tramite Hamas o altri gruppi islamisti».
Avete intenzione di fare guerra al Nord, in territorio libanese?
«Quello che accade nella parte settentrionale di Israele non può andare avanti. Nessuna nazione accetterebbe che il suo territorio sia bombardato. Hezbollah, invece, bombarda tutti i giorni. Questa crisi può risolversi soltanto in due modi: con la diplomazia o con la guerra.
Non dico altro».
Crede veramente che l’Iran voglia la distruzione dello Stato ebraico?
«L’ayatollah Khamenei, non smette di ripeterlo. Il contenimento iraniano inizia da una vittoria a Gaza.
Dobbiamo fare tutto ciò che è possibile per impedire agli iraniani di entrare in possesso dell’atomica. Se l’ottenessero, stravolgerebbero il Medio Oriente e poi l’Europa.
Sviluppano infatti missili balistici per poter prendere di mira un giorno le capitali occidentali, Washington inclusa. Hanno già missili capaci di colpire Israele».
Cosa pensa che voglia l’Iran?
«Il regime ha un’ideologia precisa: sottomettere il mondo intero al suo Islam sciita estremista. Le sue prime vittime sono gli iraniani e le iraniane, persone di grande talento cresciute in una cultura antichissima. I mullah sfidano la nostra civiltà: basta guardare cosa fanno alle donne, agli omosessuali, ai diritti umani. A Parigi ho visto striscioni con queste scritte: “I gay stanno con Gaza” oppure “Le donne stanno con Gaza”. È assurdo, perché gli omosessuali a Gaza vengono impiccati, mentre le donne sono considerate da Hamas – movimento armato dall’Iran – come proprietà. La maggior parte dei cittadini in Occidente non aderisce a queste proteste perché ha capito che in gioco c’è la nostra civiltà, basata sulla libertà e sulla tolleranza».
Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto lo Stato palestinese.
«Lo Stato palestinese non esiste e quei tre Paesi hanno ricompensato Hamas per i massacri del 7 ottobre 2023. Ciò equivale a un fallimento morale e intellettuale dei governi di quei tre Paesi europei».
L’Arabia Saudita si è più o meno schierata con Israele per sventare il raid aereo iraniano del 13 aprile 2024 contro lo Stato ebraico. Come vede i rapporti di Israele con l’Arabia Saudita nei prossimi anni?
«Tra Israele e numerosi Paesi del Medio Oriente esiste un’alleanza naturale per fermare le minacce provenienti dall’Iran. Gli Stati arabi moderati hanno capito di essere, come Israele, oggetto dell’espansionismo iraniano».
(Traduzione di Anna Bissanti )