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Dieci giorni dopo il Palio della Madonna di Provenzano, a Siena scoppia il caso del drappellone. O meglio, del suo autore: Giovanni Gasparro. Il pittore, scelto lo scorso anno dall’attuale giunta di centrodestra per realizzare l’opera, risulta infatti imputato a Bari per aver propagandato idee fondate sull’odio razziale antisemita. Accuse dalle quali il prossimo autunno dovrà difendersi in aula. A poco più di sei mesi da quando, era il dicembre 2023, il Comune, guidato dalla sindaca Nicoletta Fabio, gli aveva affidato la pittura del drappellone. Un incarico di grande prestigio.
I fatti per i quali dovrà rispondere Gasparro sono slegati dal Palio e risalgono al 2020. Era il 24 marzo. Quel giorno l’artista pubblicò sul suo profilo Facebook 21 foto di un’opera che aveva realizzato, intitolata “Martirio di San Simonino da Trento per omicidio rituale ebraico”. Nel dipinto, ricostruisce la Procura barese, si vede l’assassinio di un bambino, ferito al costato, circondato da membri di una comunità ebraica che raccolgono il suo sangue con una bacinella. « Un’opera – ritiene la magistratura che ha ottenuto il rinvio a giudizio – che immortala la credenza antisemita dell’accusa del sangue e degli omicidi rituali, secondo la quale gli ebrei si sarebbero resi autori di sacrifici di bambini cristiani » . Si tratta di un falso storico, come sancito anche dalla Chiesa durante il Concilio Vaticano II ormai quasi 60 anni fa, abolendo anche il culto del falso beato. A Gasparro viene contestato inoltre di aver pubblicato sotto quelle foto dei commenti che avrebbero ulteriormente divulgato idee basate sull’odio antisemita, «atte ad influenzare le opinioni di un più vasto pubblico – aggiunge il pm Larissa Catella, che segue il caso – scatenando e suscitando reazioni e commenti di cui vari dal chiaro contenuto antisemita di numerosi followers » . Il pittore scriveva ad esempio rispondendo a dei commenti: «Tutti siamo disgustati dall’orrore di Auschwitz ma cosa c’entra con gli omicidi rituali ebraici e le pasque di sangue compiute dagli ebrei ashkenaziti e safarditi?». Arrivarono così le denunce da parte della Comunità ebraica di Roma, con il rabbino capo Riccardo Di Segni, e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, con la presidente Noemi Di Segni. Entrambi, costituiti parti civili, ritengono appunto che la pubblicazione del dipinto online, assieme ai commenti, abbia finito per generare odio un antisemita.
A ottobre si svolgerà l’udienza processuale. Ma intanto rimane il dubbio se l’amministrazione comunale di Siena sapesse delle accuse mosse verso Gasparro quando 7 mesi fa lo ha ingaggiato per il drappellone (risultato poi particolarmente apprezzato). E in quel caso se abbia scelto volontariamente di ignorarle. Dopo la notizia, riportata ieri da Il Corriere di Siena, la sindaca Fabio, contattata da Repubblica, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.