Edoardo Bennato – “Un giorno credi”
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«Sarà vero oppure no? Lo scozzese la raccontò ». Sarà il caldo, il cambiamento climatico o chissà che altro, nel leggere dei nuovi intendimenti politici di Matteo Renzi, a chi scrive è venuto in mente il ritornello di una vecchia canzone che tanti cantavano negli anni ormai lontani della Prima repubblica. Parliamo della folgorazione che invece che sulla via di Damasco lo ha colpito su un campo di calcio per una partita amatoriale e di beneficenza: tanto amatoriale da essere sfociata in un’evangelizzazione politica non si sa se del Renzi o della segretaria del Pd. Per chi è di Firenze è più diretta che altrove la conoscenza della ormai lunga avventura pubblica di Matteo Renzi ed è più facile farsi frullare in testa il ritornello della canzonetta che abbiamo ricordato all’inizio. È vero che le affermazioni in politica possono essere come la carta dei giornali che il giorno dopo serviva per incartare il pesce, ma se soltanto uno fa un ripasso di quello che Renzi ha fatto e detto nei riguardi del Pd, per non parlare di Conte o dei sinistri/sinistri alla Fratoianni e compagni, qualche dubbio può venire. Ancora più vicina è l’esperienza dell’ultima campagna elettorale sulle sponde dell’Arno, con toni di critica non solo decisa, ma talora anche violenta, nei riguardi dell’amministrazione guidata da Dario Nardella, a suo tempo amato e devoto discepolo.
Il passato è passato e dunque non ne parliamo più? Sembrerebbe così dalle prime avvisaglie dei voti di Italia viva nel nuovo Consiglio comunale di Firenze. È un poco dura, però, far finta che sia tutto naturale e che invece il rinnovato pensiero di Renzi non derivi da una riduzione al lumicino della sua presenza elettorale, perfino nella roccaforte del suo partito e di lui stesso, cioè Firenze.
Certo: primum vivere, deinde philosophari , per cui salvare il salvabile può valere la pena di dire e fare il contrario di quello che si è detto e fatto prima.
Per il Pd di Elly Schlein va tutto bene, nella prospettiva di un calderone da far invidia al secondo Prodi, ma che possa servire a rendere utili anche quei voti marginali che in un collegio elettorale possono sempre essere decisivi, e poi… Poi si vedrà, se il talento da tutti riconosciuto a Renzi, gli possa servire per mantenere un qualche ruolo o se invece sarà grassa se lo lasceranno sopravvivere politicamente. Chi può confidare, con il suo inguaribile ottimismo, di trarre vantaggio dalla svolta di Renzi anche in Toscana è Eugenio Giani, alla ricerca di un secondo mandato. A dire la verità la sua preoccupazione dovrebbe essere prima di tutto nel prendere le misure di una sfida che sarà difficile, non solo per i progressi fatti dal centrodestra in molte città, ma per l’ingresso in campo di un concorrente come il sindaco di Pistoia: non improvvisato, forte di un’esperienza apprezzata anche a sinistra e capace di parlare a un elettorato più vasto di quello di destra. È vero, però, che Giani si avvalse del sostegno di Renzi e della sua area nel 2020 e oggi può pensare che il ritorno al dialogo e all’alleanza con il Pd gli possa portare vantaggio per conquistare la candidatura il prossimo anno. Già, ma allora l’area renziana era un’altra cosa in Toscana e a Firenze e non è detto che i giochi si facciano così tranquillamente nel Pd di questi tempi e del prossimo futuro.
E non è neanche detto che Renzi non ne inventi altre e diverse di qui alle elezioni regionali.
A Giani converrà mantenere il suo panglossiano ottimismo, ma ogni tanto riascoltare il Quartetto Cetra non gli farebbe male. Lo Scozzese ne ha di fantasia: meglio stare all’erta, non si sa mai.
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